2007-01-12 14:10:31

I vescovi campani dal Papa. Intervista al card. Sepe, arcivescovo di Napoli


(12 gennaio 2007 - RV) Sono riprese dopo la pausa natalizia le visite ad Limina dei vescovi delle varie regioni italiane. Stamani, il Papa ha ricevuto i presuli della Campania, guidati dal loro presidente, il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli. Con 25 circoscrizioni ecclesiastiche, la Campania vanta il record della conferenza episcopale regionale più numerosa d’Italia. I suoi 6 milioni di abitanti sono affidati alla cura pastorale di 2293 sacerdoti e 1392 religiosi (dati Annuario 2006). Ben 1829 le parrocchie distribuite sul territorio campano. Nel 61, quando San Paolo sbarcò a Pozzuoli, trovò in terra campana alcuni “fratelli”, segno che il cristianesimo era già approdato in questa parte dell'Italia meridionale. La religiosità del popolo della Campania è testimoniata, nel tempo, dalla nascita di confraternite e opere di carità, di abbazie, di chiese e santuari. Oggi, la gente campana deve spesso confrontarsi con sfide urgenti poste dal grave disagio sociale in cui vive la regione: povertà, disoccupazione e diffusa criminalità. Cosa, dunque, in questi giorni, i vescovi porteranno della loro esperienza al Papa? Francesca Sabatinelli lo ha chiesto al cardinale Crescenzio Sepe: RealAudioMP3


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R. – Abbiamo la speranza che questo incontro con il Santo Padre dia nuova energia, nuovo vigore e nuova fiducia a noi vescovi, perché la possiamo poi trasmettere ai nostri sacerdoti, e che la visita ad Limina sia l’occasione per un maggiore impegno, maggiore volontà di dedicarci completamente a Cristo e al Suo Regno, per il bene della Chiesa, per il bene della società. Al Santo Padre rendiamo il nostro omaggio: la nostra devozione molto sentita in tutte le nostre diocesi; e poi, la nostra preoccupazione è anche quella di presentare al Papa le luci e le ombre che fanno parte di tutto il dinamismo pastorale che la Chiesa in Campania sta affrontando, soprattutto in questi ultimi tempi.


D. – Eminenza, lei parla di luci ed ombre. Dunque la Chiesa campana in questo momento si trova di fronte a molte sfide?


R. – Sì, certamente. Innanzitutto, parliamo di luci: esiste una realtà molto forte, molto dinamica a livello dei vescovi, naturalmente, ma anche dei sacerdoti e di tutti i membri della Chiesa. Esistono delle iniziative molto radicate nel territorio: tutta la pastorale familiare, la pastorale giovanile e in modo particolare una profonda spiritualità comunionale che contraddistingue i sacerdoti; l’espressione di quella carità sociale che spesso è stata sottolineata dai Sommi Pontefici, trova qui un’applicazione molto concreta e molto vivace, a cominciare dai bambini, ai giovani, alle famiglie, agli anziani, ai disoccupati, alle varie emergenze del territorio che sono esplose soprattutto in questi ultimi tempi, e cioè questo fenomeno malavitoso che si estende su tutto il territorio regionale. Tutte queste emergenze costituiscono certamente un motivo di impegno ecclesiale e sociale, ma anche delle sfide che vanno affrontate ogni giorno, sfide che vedono impegnata tutta, tutta la Chiesa in collaborazione anche con le istituzioni civili, proprio per un rilancio e una promozione dei nostri territori.


D. – Lei ha parlato di Napoli, auspicando che questa città e in generale tutta la regione, ritrovino la forza, l’inventiva, la generosità, la solidarietà che hanno sempre contraddistinto le persone. Però la campagna, Napoli, è anche povertà. Di che povertà si parla, oggi?


R. – Innanzitutto, di una povertà di ordine sociale ed economico, alla quale bisogna assolutamente porre rimedio. Credo che la vera povertà è questo pessimismo che sta invadendo la nostra società un po’ a tutti i livelli, come se si fosse creato uno strato di sfiducia che non farebbe più sperare in un recupero, mentre c’è una gran parte della gente, della popolazione che vuole cambiare, che pensa che le cose possano avere una nuova dimensione. Io credo che si sta passando in una sorta di momento buio, come in una notte, ma io sono certo che ci sono anche delle stelle che continuano ad illuminare queste tenebre, questa notte.
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