Human Rights Watch chiede all'UE di guidare la lotta per i diritti umani perchè gli
USA "non sono più credibili"
(12 gennaio 2007 - RV) L’Unione Europea deve colmare il vuoto di leadership causato
dalla perdita di credibilità degli Stati Uniti in materia di diritti umani: è quanto
afferma l’organizzazione Human Rights Watch, che nel suo Rapporto annuale fotografa
un pianeta afflitto da numerose e gravi violazioni. Lo studio è stato reso noto ieri,
nel quinto anniversario dell’apertura del campo di detenzione USA di Guantanamo. Human
Rights Watch ribadisce l’appello per la chiusura di Guantanamo e critica il presidente
americano, Bush, che ha definito le prigioni segrete della CIA come “un insieme di
procedure alternative di interrogatorio”. Esorta poi la Germania, alla presidenza
di turno UE, ad adottare “misure coraggiose per dare vita a una politica estera europea”
in grado di proteggere i diritti umani nel mondo. In Cina, in particolare, la situazione
si è fortemente deteriorata nel 2006 e i programmi di aiuti all’estero di Pechino
forniscono una nuova opzione ai dittatori del pianeta, come nei casi di Sudan, Zimbabwe
e Myanmar. Situazione aggravata anche in Russia, con l’uccisione, tra l’altro, della
giornalista Anna Politkovskaya. Rimane in Darfur il quadro “più urgente”, mentre un
peggioramento si registra in Iraq, con l’aumento delle violenze interconfessionali,
con i gruppi armati sciiti e sunniti che prendono di mira i civili della comunità
opposta. E in Medio Oriente i civili sono stati vittime di attacchi indiscriminati
sia dell’esercito israeliano, che di Hezbollah, nel conflitto che a luglio ha provocato
più di mille morti. Israele ha poi aumentato le restrizioni alla libera circolazione
dei palestinesi, incoraggiando l’impunità dei suoi soldati. “Nel caso il muro divenisse
una frontiera permanente – afferma Human Rights Watch – questo significherebbe l’annessione
da parte di Israele di circa il 10 per cento della Cisgiordania”. D’altra parte, l’ANP
fa poco o nulla per impedire che i gruppi armati palestinesi continuino a lanciare
razzi su istallazioni civili nello Stato ebraico. Se poi l’Afghanistan è “sul punto
di ridiventare un santuario” per le violazioni dei diritti umani, in Iran continuano
le torture e i maltrattamenti dei dissidenti detenuti. Stessa situazione in Arabia
Saudita, dove, malgrado le pressioni internazionali, rimane ulteriormente compromessa
anche la libertà d’espressione e d’associazione, con le donne discriminate e strettamente
controllate dalla polizia religiosa. Da segnalare, infine, la Corea del Nord, dove
i diritti fondamentali continuano a essere negati alla popolazione.