Chiudere Guantanamo: lo chiede Amnesty International che avvia una mobilitazione internazionale
(10 gennaio 2007 - RV) Compie 5 anni il controverso carcere di Guantanamo, nell’isola
di Cuba. L'11 gennaio del 2002 veniva aperta, nella base militare statunitense di
Guantanamo, la struttura di detenzione destinata ai sospettati nell'ambito della cosiddetta
"guerra al terrore". Oggi, in occasione del quinto anniversario dell'apertura del
carcere, Amnesty International lancia una campagna per chiederne la chiusura. “Il
governo statunitense deve porre fine a questa parodia di giustizia”, ha dichiarato
oggi la segretaria generale di Amnesty International, Irene Khan. In 5 anni sono state
passate per Guantanamo più di 700 persone, tenute prigioniere senza capi d'accusa,
senza processo, e senza i diritti fondamentali che spettano ai prigionieri. Della
situazione di queste persone ci parla Riccardo Noury, portavoce della sezione italiana
di Amnesty, intervistato da Elisabetta Rovis: ********** R.
– Sono 400 persone su un totale di più 700 che sono passate per Guantanamo in questi
cinque anni e le quali non conoscono di cosa sono accusate. Questa è una grave violazione
dei propri diritti. Non hanno, tra l’altro, possibilità di ricorrere ad un giudice,
al quale sottoporre l’illegittimità della propria detenzione; non hanno accesso alle
prove segrete a loro carico e vivono nella prospettiva di non sapere quando, se e
come verranno rilasciati. Vivono, quindi, in una sorta di limbo giudiziario, nel quale
le condizioni detentive sono, tra l’altro, segnalate costantemente cattive.
D.
– Lo scorso novembre, nelle elezioni di metà mandato negli Stati Uniti, c’è stato
un forte calo di consensi verso l’amministrazione Bush. Secondo voi di Amnesty, questo
potrebbe portare ad una revisione delle posizioni su Guantanamo?
R. – Questo
è difficile da immaginare. Certo è che la conduzione della cosiddetta “guerra al terrore”
è sottoposta a dure contestazioni sia sul piano giuridico, da parte degli organi di
giustizia federale degli Stati Uniti, sia da parte di commentatori dei mezzi di informazione
che anche del pubblico. Certamente il fatto che i soldati morti in Iraq abbiano superato
in numero le vittime delle Torri Gemelle è un fatto grave di per sé, ma anche simbolico
di cosa non ha funzionato. E’ difficile stabilire se e quanto Guantanamo verrà chiusa.
Certo è che negli Stati Uniti il dibattito si è aperto e noi auspichiamo che questo
dibattito porti sul piano politico a decisioni molto precise ed ovvero chiudere Guantanamo,
processare chi vi sta dentro oppure liberarlo in assenze di prove e porre fine - più
in generale - a tutte le violazioni dei diritti umani che hanno caratterizzato questi
cinque anni di conduzione della “guerra al terrore”.
D. – Ma il carcere di
Guantanamo è una sorta di punta dell’iceberg di questa lotta al terrorismo che sta,
in un certo senso, sacrificando i diritti umani e le libertà civili…
R. – E’
vero ed è un paradosso. Guantanamo è un luogo chiuso, ma è anche un luogo dal quale
le notizie arrivano, perché ci sono detenuti che escono, ci sono avvocati e ci sono
anche fonti ufficiali, sono anche trapelati manuali di interrogatorio che prevedono
delle vere e proprie tecniche di tortura. Quello che non sappiamo è la dimensione
globale di questo vero e proprio scandalo riguardo ai diritti umani, basato su detenzioni
segrete, su detenzioni prolungate senza accusa né processo, con interrogatori condotti
sotto tortura. Non sappiamo neanche quante migliaia di detenuti vi siano nelle altre
carceri che sono ancora meno visibili di Guantanamo. Su tutto questo occorre che l’amministrazione
statunitense faccia luce e sia spinta a rivelare i luoghi segreti di detenzione e
quanti detenuti vi sono, di cosa sono accusati, e a dare accesso alle organizzazioni
umanitarie affinché visitino questi detenuti. **********