La Chiesa polacca è viva e coraggiosa: cosi', il cardinale Bertone sul difficile momento
della comunità cattolica di Polonia
(9 gennaio 2006 - RV) La Chiesa polacca è una “Chiesa viva, una Chiesa coraggiosa”:
è quanto sottolineato, sempre ai nostri microfoni, dal cardinale segretario di Stato,
Tarcisio Bertone. Il porporato ribadisce che la Chiesa di Polonia “è fedele, anche
se ha vissuto” dei “momenti di incertezza, dei momenti anche di compromesso e in cui
è stata vittima”. Pensando alla difficile situazione che sta vivendo la comunità cattolica
polacca, dopo le dimissioni di mons. Stanislaw Wielgus, il cardinale Bertone afferma
che la Polonia è “una nazione che ha sofferto durante tutta la storia per gli opposti
estremismi e gli opposti regimi che l’hanno martoriata; ne vediamo le tracce ancora
oggi”. Per una riflessione su quanto sta accadendo in Polonia, Alessandro Gisotti
ha intervistato l’inviato di Avvenire, Luigi Geninazzi, profondo conoscitore
della realtà polacca: ********** R.
– L’effetto, devo confessare, è stato di stupore. Subito dopo c’è stata l’idea che
ovviamente questa vicenda dovesse concludersi con la sua rinuncia, non perché mons.
Wielgus fosse una persona indegna. E’ una persona di grandi qualità, è un pastore
amato dai suoi fedeli, ma aveva passato il confine, firmando un impegno a collaborare
con un regime ateo e anticristiano, proprio il contrario di quello che chiedeva al
suo clero il primate cardinale Wyszynsky.
D. - “La Chiesa polacca dovrebbe
“restare sempre quella voluta dal cardinale Wyszynsky”. Queste sono parole pronunciate
da Giovanni Paolo II all’inizio degli anni ’90, proprio quando era in corso la transizione
dal regime comunista ad un regime democratico e di libertà. Cosa intendeva allora
Karol Wojtyla? Come leggere oggi quelle parole?
R. – Quelle parole sono
state pronunciate durante una cena e ovviamente non sono ufficiali. Erano state riferite
da un mio amico vescovo polacco. Ovviamente a quell’epoca, Wojtyla si riferiva alla
dura battaglia – dobbiamo ricordarcelo – che la Chiesa polacca dopo il trionfo della
vittoria sul comunismo aveva dovuto affrontare il montare del secolarismo e del laicismo.
Non si riferiva certo alla problematica sorta in questi ultimi mesi in Polonia, con
i dossier sui presunti collaborazionisti, dentro e fuori la Chiesa. E’ chiaro, però,
che quella frase contiene un’indicazione: la Chiesa di Wyszynsky, la Chiesa polacca
dell’ultimo mezzo secolo deve continuare ad essere così, cioè una Chiesa a cui tutto
il popolo, non solo i credenti, fa riferimento per avere ispirazione e trarre ispirazione
per la sua resistenza morale, per la sua vita quotidiana, per la sua dignità.
D.
– Il caso Wielgus ha messo in evidenza un uso spregiudicato di dossier di cui non
è peraltro facile verificare sempre la veridicità. C’è un disegno dietro a questo
attacco al clero polacco?
R. – Sì, dobbiamo constatare che c’è un fatto
paradossale. La lustracja, cioè questa verifica sul passato, condotta in base agli
archivi dei servizi segreti comunisti, è stata lanciata dal governo conservatore ed
era stata fatta, per pulire l’amministrazione pubblica da tanti personaggi ancora
legati al vecchio mondo. E dobbiamo constatare che – questo è l’effetto paradossale,
l’effetto boomerang – non si hanno notizie di grandi personalità legate al mondo comunista,
che sono state vittima di un attacco mediatico, epurate dei loro posti, come invece
è avvenuto con alcune personalità del sindacato Solidarnosc e, soprattutto, con grande
risonanza sui mass media ovviamente, con alcune personalità ecclesiastiche. Forse
questo istituto della memoria nazionale dovrebbe ridarsi delle regole più trasparenti
e più corrette, perché altrimenti si scatenerebbe davvero una guerra di tutti contro
tutti.
D. – Benedetto XVI, visitando la Polonia, nel maggio scorso ha anche
avuto modo di rivolgersi al clero polacco con un discorso, mostrando particolare attenzione
alle difficoltà che stava vivendo, che sta vivendo…
R. – Sì, aveva dato
un criterio guida, molto chiaro, dicendo che bisognava vagliare con molta attenzione
le accuse che vengono formulate, perché ovviamente i dossier dei servizi segreti comunisti
non sono infallibili, anzi possono essere inquinati. E questa indicazione è stata
ripresa dalla Conferenza episcopale polacca che, nell’agosto di quest’anno, ha fissato
in un memorandum delle regole guida precise, fino ad arrivare – vorrei citare proprio
il passo – a dire che “un esponente del clero che ammette di aver collaborato con
i servizi segreti comunisti dovrà decidere assieme ai suoi superiori come riparare
ed espiare lo scandalo pubblico e in alcuni casi sarà probabilmente necessario che
coloro i quali ricoprono un ufficio nella Chiesa pensino se non sia il caso di dimetterlo
da questo incarico”. **********