2007-01-09 14:16:33

La Chiesa polacca è viva e coraggiosa: cosi', il cardinale Bertone sul difficile momento della comunità cattolica di Polonia


(9 gennaio 2006 - RV) La Chiesa polacca è una “Chiesa viva, una Chiesa coraggiosa”: è quanto sottolineato, sempre ai nostri microfoni, dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Il porporato ribadisce che la Chiesa di Polonia “è fedele, anche se ha vissuto” dei “momenti di incertezza, dei momenti anche di compromesso e in cui è stata vittima”. Pensando alla difficile situazione che sta vivendo la comunità cattolica polacca, dopo le dimissioni di mons. Stanislaw Wielgus, il cardinale Bertone afferma che la Polonia è “una nazione che ha sofferto durante tutta la storia per gli opposti estremismi e gli opposti regimi che l’hanno martoriata; ne vediamo le tracce ancora oggi”. Per una riflessione su quanto sta accadendo in Polonia, Alessandro Gisotti ha intervistato l’inviato di Avvenire, Luigi Geninazzi, profondo conoscitore della realtà polacca: RealAudioMP3 **********
R. – L’effetto, devo confessare, è stato di stupore. Subito dopo c’è stata l’idea che ovviamente questa vicenda dovesse concludersi con la sua rinuncia, non perché mons. Wielgus fosse una persona indegna. E’ una persona di grandi qualità, è un pastore amato dai suoi fedeli, ma aveva passato il confine, firmando un impegno a collaborare con un regime ateo e anticristiano, proprio il contrario di quello che chiedeva al suo clero il primate cardinale Wyszynsky.


D. - “La Chiesa polacca dovrebbe “restare sempre quella voluta dal cardinale Wyszynsky”. Queste sono parole pronunciate da Giovanni Paolo II all’inizio degli anni ’90, proprio quando era in corso la transizione dal regime comunista ad un regime democratico e di libertà. Cosa intendeva allora Karol Wojtyla? Come leggere oggi quelle parole?


R. – Quelle parole sono state pronunciate durante una cena e ovviamente non sono ufficiali. Erano state riferite da un mio amico vescovo polacco. Ovviamente a quell’epoca, Wojtyla si riferiva alla dura battaglia – dobbiamo ricordarcelo – che la Chiesa polacca dopo il trionfo della vittoria sul comunismo aveva dovuto affrontare il montare del secolarismo e del laicismo. Non si riferiva certo alla problematica sorta in questi ultimi mesi in Polonia, con i dossier sui presunti collaborazionisti, dentro e fuori la Chiesa. E’ chiaro, però, che quella frase contiene un’indicazione: la Chiesa di Wyszynsky, la Chiesa polacca dell’ultimo mezzo secolo deve continuare ad essere così, cioè una Chiesa a cui tutto il popolo, non solo i credenti, fa riferimento per avere ispirazione e trarre ispirazione per la sua resistenza morale, per la sua vita quotidiana, per la sua dignità.


D. – Il caso Wielgus ha messo in evidenza un uso spregiudicato di dossier di cui non è peraltro facile verificare sempre la veridicità. C’è un disegno dietro a questo attacco al clero polacco?


R. – Sì, dobbiamo constatare che c’è un fatto paradossale. La lustracja, cioè questa verifica sul passato, condotta in base agli archivi dei servizi segreti comunisti, è stata lanciata dal governo conservatore ed era stata fatta, per pulire l’amministrazione pubblica da tanti personaggi ancora legati al vecchio mondo. E dobbiamo constatare che – questo è l’effetto paradossale, l’effetto boomerang – non si hanno notizie di grandi personalità legate al mondo comunista, che sono state vittima di un attacco mediatico, epurate dei loro posti, come invece è avvenuto con alcune personalità del sindacato Solidarnosc e, soprattutto, con grande risonanza sui mass media ovviamente, con alcune personalità ecclesiastiche. Forse questo istituto della memoria nazionale dovrebbe ridarsi delle regole più trasparenti e più corrette, perché altrimenti si scatenerebbe davvero una guerra di tutti contro tutti.


D. – Benedetto XVI, visitando la Polonia, nel maggio scorso ha anche avuto modo di rivolgersi al clero polacco con un discorso, mostrando particolare attenzione alle difficoltà che stava vivendo, che sta vivendo…


R. – Sì, aveva dato un criterio guida, molto chiaro, dicendo che bisognava vagliare con molta attenzione le accuse che vengono formulate, perché ovviamente i dossier dei servizi segreti comunisti non sono infallibili, anzi possono essere inquinati. E questa indicazione è stata ripresa dalla Conferenza episcopale polacca che, nell’agosto di quest’anno, ha fissato in un memorandum delle regole guida precise, fino ad arrivare – vorrei citare proprio il passo – a dire che “un esponente del clero che ammette di aver collaborato con i servizi segreti comunisti dovrà decidere assieme ai suoi superiori come riparare ed espiare lo scandalo pubblico e in alcuni casi sarà probabilmente necessario che coloro i quali ricoprono un ufficio nella Chiesa pensino se non sia il caso di dimetterlo da questo incarico”.
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