Ancora stragi in Iraq. Si moltiplicano gli appelli contro la pena capitale
(08 gennaio 2007 - RV) Non si placa la violenza in Iraq: un gruppo armato ha attaccato
un pulmino di impiegati delle pulizie in viaggio verso l’aeroporto di Baghdad. 15
i morti e 15 i feriti. L’attentato è avvenuto nel quartiere sunnita di Amriya. Nella
zona di Haifa, inoltre, 23 miliziani sono rimasti uccisi in scontri con le forze di
sicurezza irachene. Intanto, mercoledì prossimo il capo della Casa Bianca Bush presenterà
la nuova strategia americana in Iraq. Il piano sarà spiegato agli alleati in Medio
Oriente e Europa dal segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, che partirà in
missione venerdì.
Dopo l’esecuzione il 30 dicembre scorso di Saddam Hussein,
in Iraq le voci si moltiplicano affinché si proceda velocemente a quelle di due fedelissimi
di Saddam, del fratellastro e di un giudice ex capo delle Corti rivoluzionarie. Gli
appelli internazionali affinché si fermi il boia si moltiplicano, organizzazioni umanitarie
sottolineano come queste esecuzioni, così come quella di Saddam, rivelino la preoccupante
indifferenza del governo iracheno riguardo al rispetto dei diritti umani e dello stato
di diritto. La pena di morte è contraria alla concezione democratica della politica,
così era intervenuto pochi giorni fa dalle pagine dell’Avvenire il sindaco di Venezia,
Massimo Cacciari. Francesca Sabatinelli lo ha intervistato:
Il
parlamento iracheno si appresta a discutere un disegno di legge destinato ad appaltare
lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi alle grandi multinazionali straniere. I
profitti saranno inizialmente altissimi e destinati a coprire gli investimenti in
infrastrutture effettuati dalle aziende petrolifere, ma i vantaggi nel corso dei decenni
resterebbero comunque altissimi. Al professor Vittorio Parsi, docente di relazioni
internazionali presso l’Università cattolica di Milano, Stefano Leszczynski ha chiesto
quanto abbia influito la ricchezza petrolifera dell’Iraq nell’intervento internazionale
per abbattere Saddam: