2007-01-04 14:45:38

Un luogo pieno di umanità e carità, dove servire senza discriminare: Benedetto XVI visita la Mensa Caritas di Colle Oppio, a Roma, e dona 10 mila coperte per i più poveri


(4 gennaio 2007 - RV) Un luogo ricco di carità e di umanità in cui, come Gesù fece nel Vangelo, si servono persone senza distinzioni di razza e cultura: parole di Benedetto XVI, indirizzate oggi in segno di grande apprezzamento ai responsabili, ai volontari e agli ospiti della Mensa della Caritas romana di Colle Oppio. Il Papa l’ha visitata nel corso della mattina, accolto e accompagnato dal cardinale vicario Camillo Ruini e dal direttore della Caritas romana, mons. Guerino Di Tora, ma soprattutto avvolto dal grande calore dei presenti, assiepati dietro le transenne e all’interno della struttura della mensa, attiva dal 1983. Tra i gesti simbolici, la benedizione della targa dedicata a Giovanni Paolo II, al cui nome è dedicata da oggi la Mensa. La sintesi del discorso di Benedetto XVI nel servizio di Alessandro De Carolis: RealAudioMP3

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Un mensa-simbolo, dove si cerca di “fare bene il bene”: dove chi ha bisogno di cibo e riparo può trovarli, assieme al calore e alle premure di una famiglia fatta di persone che donano gratuitamente, e sperimentano una gioia più simile alla semplicità della Grotta di Betlemme che non ai paradisi artificiali della pubblicità. Questo luogo da oggi si chiama “Mensa Giovanni Paolo II”, che 15 anni fa la visitò quando già la struttura ospitava persone di oltre 40 Paesi. In 23 anni di servizio, si calcola che le quattro mense della Caritas romana abbiano distribuito circa nove milioni di pasti, 1.700 al giorno tra il ’96 e il ’98.

(canto)

Benedetto XVI ha salutato con affetto operatori e volontari della mensa, e soprattutto “voi – ha detto – che quotidianamente usufruite di questa Mensa Caritas”:


“In questa Mensa, che in un certo modo potrebbe essere considerata il simbolo della Caritas di Roma, è possibile toccare con mano la presenza di Cristo nel fratello che ha fame e in colui che gli offre da mangiare. Qui si può sperimentare che, quando amiamo il prossimo, conosciamo meglio Dio: nella grotta di Betlemme, infatti, Egli si è manifestato a noi nella povertà d’un neonato bisognoso di tutto. Il messaggio del Natale è semplice: Dio è venuto tra noi perché ci ama. Dio è amore: non un amore sentimentale, ma un amore che si è fatto dono totale sino al sacrificio della Croce”.

Betlemme, ha ricordato il Papa, significa “Casa del pane”. E Gesù è il pane del Cielo, “venuto per ogni uomo”, che si rende “in qualche modo visibile ogni giorno in questa Mensa - ha osservato ancora Benedetto XVI - senza distinzione di razza, religione e cultura”:

“’L’uomo che soffre ci appartiene’, diceva il mio indimenticabile Predecessore, Giovanni Paolo II, al quale proprio oggi abbiamo intitolato la Mensa. (applausi) Dalla grotta di Betlemme, da ogni presepe si diffonde un annuncio che è per tutti: Gesù ci ama e ci insegna ad amare. I responsabili, i volontari e tutti coloro che frequentano la Mensa possano sperimentare la bellezza di questo amore; possano sentire la profondità della gioia che da esso deriva, una gioia certamente diversa da quella illusoria reclamizzata dalla pubblicità”.

Commossi e commoventi i saluti al Papa da parte degli operatori della Mensa, sintetizzati dalle parole di mons. Di Tora, che ha ricordato come da sempre, nel dna delle Mense Caritas romane, c’è stato il desiderio di lenire i mali della capitale:


“Per questo dalla sua apertura la mensa è stata un luogo di condivisione, dove la comunità cristiana incontra e si fa carico del prossimo più povero, lo accoglie, lo ascolta, conosce dalle sue parole il supplizio della croce, l’abbandono, il freddo, la fame, la droga, il carcere, le migrazioni, la perdita degli affetti, il passato da cui fuggire (…) Un’opera che ora a distanza di anni vede i frutti nei programmi di politica sociale di enti pubblici e di organizzazioni private, che sotto la spinta della società civile, con la Chiesa di Roma in prima fila, considerano il povero innanzitutto un uomo, con la sua dignità di persona umana”.


Benedetto XVI ha concluso il suo breve discorso invocando da Dio protezione per quanti, nella Mensa Caritas di Roma, svolgono la loro “preziosa opera di solidarietà”:


“Lo Spirito Santo animi i cuori dei responsabili e di tutti gli operatori e volontari, perché compiano il loro servizio con dedizione sempre più consapevole, ispirandosi all’autentico stile dell’amore cristiano, che i Santi della carità hanno riassunto nel motto: il bene va fatto bene”.
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Per la Mensa Caritas di Colle Oppio quella di oggi è stata una giornata di grande festa. A migliaia si sono assiepati all’interno e all’esterno della struttura per salutare Benedetto XVI, che ha ringraziato più volte i presenti per le loro manifestazioni di affetto. Luca Collodi ha seguito per noi la visita del Papa e ci ha raggiunti in studio per raccontarci la cronaca di questa mattinata all’insegna della solidarietà e della gioia:

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Dopo la stazione Termini anche la Caritas di Colle Oppio a Roma è intitolata
a Giovanni Paolo II.  Benedetto XVI, in visita alla Mensa Caritas, ha infatti dedicato la struttura assistenziale a Papa Wojtyla scoprendo una targa commemorativa dove è incisa una frase da lui pronunciata nel 1992 in visita alla mensa: “L’uomo che soffre ci appartiene”.  La mensa di Colle Oppio è stata la prima struttura di accoglienza per senza fissa dimora, fondata a Roma nel 1983 dal cardinale Ugo Poletti e da mons. Luigi Di Liegro, che lo stesso Papa Wojtyla definì “profeta della Carità”. In 23 anni di servizio, ha ospitato migliaia di italiani e stranieri, distribuendo oltre 9 milioni di pasti. Nel 2006, ha erogato oltre 122 mila pasti in particolare a carcerati, zingari e barboni. Benedetto XVI, salutato all’arrivo dai giovani che frequentano l’attiguo oratorio del Centro giovanile Monti-Esquilino, è entrato nei locali della Caritas di Colle Oppio, visitando il centro-accoglienza, la mensa, la sala da pranzo e il presepio allestito dai volontari e dagli ospiti della Mensa.

Nel cortile interno della Mensa, ha ricevuto il saluto del direttore della Caritas di Roma, mons. Guerino Di Tora, che ha definito la vista del Papa “un dono per gli ospiti e per tutti quei volontari che ogni giorno testimoniano la carità negli atti concreti alla persona”.  E da oggi, Benedetto XVI è un nuovo tesserato della mensa Caritas di Colle Oppio: la tessera, indispensabile per pranzare e cenare in mensa, è uno dei quattro regali che il Papa ha ricevuto dagli ospiti che frequentano la struttura caritativa. Al Papa è stata donata anche una coperta, simbolo di precarietà, un grembiule, simbolo del lavoro dei volontari, ed un disegno fatto da una bambina immigrata ospite fissa di una casa famiglia gestita dalla Caritas di Roma. Il Papa ha regalato 10 mila coperte e duemila giacconi pesanti per affrontare il freddo dell’inverno.


Da Colle Oppio in Roma, Luca Collodi, Radio Vaticana.
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E adesso ascoltiamo alcune testimonianze dei volontari e degli ospiti della Mensa Caritas di Colle Oppio, raccolte nel servizio di Roberta Moretti: RealAudioMP3
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Un’atmosfera festosa ha accompagnato la visita del Papa. Grande l’emozione dei volontari del Mensa Caritas, che spiegano cosa li spinga a mettersi al servizio dei più poveri:


R. - Mi spinge proprio il senso del servizio, per donare un po’ del mio tempo alle persone che ne hanno più bisogno.


R. - Sono sei anni che io e mio marito veniamo qui alla Caritas, e le persone sì, hanno bisogno di questi pasti, ma hanno anche bisogno di ben altro: di dialogo, di sentirsi coinvolti.


R. - Mi spinge soprattutto il fatto di sapere che dall’altra parte c’è qualcuno che ha bisogno. C’è una domanda e una risposta: e la risposta nasce soprattutto da questo bisogno di fare carità, altrimenti la fede è basata sul niente.

R. - Sono già 15 anni che faccio la volontaria e sono arrivata al punto di dire: il mio è più egoismo che altruismo, in quanto lo faccio talmente volentieri che mi riempie la vita.


R. - Sicuramente il voler essere d’aiuto a chi è stato meno fortunato di noi ed è comunque anche una testimonianza di fede, per stare vicini ai poveri come ci ha chiesto Gesù Cristo.


D. - Quanto è importante la fede alla base del volontariato?

R. - E’ proprio alla base, perché è tutto quello che Gesù ci ha detto: quello che facciamo al più piccolo dei nostri fratelli, lo facciamo a Lui.


R. - Beh, se non c’è fede, è un lavoro di filantropia come possono farlo tutti gli altri. Mentre noi cerchiamo, con il nostro lavoro, di trasmettere l’amore di Dio, di farli sentire tutti fratelli e figli di Dio.


Tante le storie difficili e di disagio sociale che trovano nella Caritas un luogo di accoglienza familiare e un’occasione di riscatto, come raccontano alcuni ospiti della Mensa:


R. - Ho perso i miei genitori. Sono venuto qui e ho trovato una nuova famiglia. Con queste persone mi trovo molto bene. Mi danno molto calore e molto amore.


R. - Mi chiamo Edoardo, sono peruviano. Sono arrivato ora e ho conosciuto la Caritas. Qui mi trovo un po’ meglio, qui trovo vestiti, da mangiare e piano piano forse posso trovare anche qualche lavoretto. Nel mio Paese studiavo amministrazione d’impresa. Penso anche di tornare all’università e continuare gli studi...


D. - Come sono le persone, i volontari qui, alla Caritas? Come vi trovate con loro?


R. - Molto bene. E’ quasi come essere con la mia famiglia.

R. - Io sono per strada da tre settimane, e quando sono arrivato qui a Roma, l’unico sostegno che ho avuto come punto di riferimento per un alloggio, per mangiare e per riscaldarmi alla sera l’ho ricevuto dalla Caritas. E quindi penso che sia un’organizzazione indispensabile per chi si trova in difficoltà. Come me, tanti ce ne sono in strada...


D. - Tu che cosa vorresti fare? Quali sono i progetti?

R. - Con i servizi sociali sto cercando una struttura per poter ricominciare da capo la mia vita.


D. - Come vivi questa visita del Papa?

R. - Ho voluto partecipare per essere vicino al Papa che ci dà la possibilità che la Caritas esista.


R. - Ma è logico che un po’ di emozione c’è, Sua Santità è qui con noi!
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