2007-01-04 15:47:08

La Divina Commedia messa in musica da mons. Frisina


(4 gennaio 2007 - RV) Il rock e l’heavy metal per descrivere l’Inferno, il canto gregoriano come sottofondo al Purgatorio e la lirica per il Paradiso. E’ la “Divina Commedia” di Dante Alighieri messa in musica da mons. Marco Frisina, direttore dell’Ufficio liturgico del Vicariato e autore di celebri colonne sonore televisive oltre che di un vasto repertorio religioso moderno. Il poema dantesco in forma d’opera, prodotto da Nova Ars con un’orchestra di 100 elementi, danzatori e cantanti, debutterà in autunno a Roma e sarà poi in tournée europea. Mons Frisina lo ha voluto dedicare a Benedetto XVI, che più volte ha citato Dante, come spiega lo stesso compositore al microfono di Arianna Voto:

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R. - La tradizione che ho seguito è quella italiana, quindi è una vera e propria opera. L’idea me l’ha data proprio Papa Benedetto, introducendo la Deus caritas est, quando ha parlato dell’amore, della vocazione all’amore dell’uomo, che Dante esprime proprio in questo viaggio spirituale alla ricerca dell’Amore con la “A” maiuscola. Ed esprime anche il viaggio dell’uomo di oggi che vive spesso un “inferno” vero, immerso in una “selva oscura” che lo opprime e da cui vuole liberarsi, e dunque la misericordia di Dio che viene incontro a quest’uomo disperato conducendolo a conoscere il suo cuore, a conoscere l’Inferno, a conoscere il Purgatorio e quindi la gioia dell’incontro con Dio nel Paradiso, che gli consente di riconquistare la sua anima.

D. - La “summa” dantesca - un vero e proprio trattato di teologia, oltre che letterario e poetico - diventa per lei anche occasione di una “summa” musicale: dalla musica rock al gregoriano fino alla grande lirica e musica sinfonica...

R. - Ho buttato un sasso in uno stagno quando ho detto che ho messo il rock all’Inferno: ho messo semplicemente la musica e i suoni del rock a esprimere quella lacerazione, quella drammaticità, anche quella ribellione profonda che il rock sa esprimere profondamente e che mi serviva per dare suono alla città di Dite, alla parte più violenta – diciamo – dell’Inferno dantesco, senza alcun giudizio sul rock...

D. - Per quanto riguarda la musica classica, la musica sinfonica, che è anche più vicina al suo comporre, maestro: è un paradiso perduto, secondo lei?

R. – No, anzi: il secondo atto, che è tutto sul Purgatorio e il Paradiso, inizia proprio con quel salmo “In exitu Israel de Aegypto”, che Dante usa, perché Dante suggerisce la musica della Commedia: molte volte parla di canti, di suoni, di melodie che lui ascolta. La musica, nella seconda parte dell’opera, non esprime più le passioni, la disperazione ma esprime il desiderio di Assoluto: esprime la preghiera, esprime a volte anche lo struggimento per una malinconia, come ad esempio nel canto di Pia de’ Tolomei... Io credo che il sinfonismo, anche se interpretato in senso nuovo, moderno - così come la polifonia, rivista nella sua essenzialità, come il gregoriano che rimane la voce della preghiera della Chiesa - descrivano perfettamente quell’armonia ritrovata. Ecco, più che un paradiso ritrovato, direi un’armonia ritrovata.
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