In corso a Roma il Convegno nazionale sulle vocazioni
(4 gennaio 2007 - RV) La vocazione dell’uomo è quella di tendere verso l’amore di
Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze. Vocazione di tutti
gli uomini, qualunque sia la loro posizione nella società. Ma specialmente del sacerdote,
“discepolo di Gesù che realizza la sua vocazione all’amore attraverso il servizio
pastorale alla comunità cristiana secondo la missione ricevuta dal Signore”. Lo ha
ricordato stamani mons. Luciano Monari aprendo a Roma la seconda giornata del Convegno
nazionale del Centro nazionale vocazioni, che ha come tema proprio il rapporto fra
il prete e le nuove vocazioni. Il vescovo di Piacenza-Bobbio e vicepresidente della
Conferenza episcopale italiana (CEI) ha sottolineato che all’origine del ministero
presbiterale sta l’esperienza personale dell’incontro con Gesù e non solo la conoscenza
intellettuale della dottrina sull’amore di Dio. La vita stessa dei preti è stata toccata
e trasformata da questo amore, ha aggiunto il vescovo. E ciò motiva e dà fondamento
a tutta la loro esistenza, compresi quegli aspetti – come il celibato, la povertà
e l’obbedienza – invisi alla cultura contemporanea. Tanto più che – come il convegno
ha messo chiaramente in evidenza – non sempre è vero ciò che la stessa cultura dominante
tende ad affermare. Una ricerca sociologica condotta dal prof. Franco Garelli, ad
esempio, ha messo in evidenza che c’è ancora spazio per la vocazione nell’immaginario
collettivo dei giovani. I quali, però, hanno bisogno di figure di riferimento che
li aiutino a maturare scelte irreversibili. La giornata odierna ha visto anche l’intervento
del cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’educazione cattolica.
Domani, in conclusione, sarà la volta del presidente della CEI, cardinale Camillo
Ruini.