La Terra Santa accoglie con gioia il nuovo appello di pace di Benedetto XVI
(2 gennaio 2007 - RV) “Dinanzi alle situazioni di ingiustizia e di violenza” che continuano
a imperversare nel mondo, oggi più che mai è “necessario operare insieme per la pace”:
è l’appello lanciato ieri da Benedetto XVI nella Basilica di San Pietro durante la
Messa nella Solennità di Maria Madre di Dio e in occasione della Giornata Mondiale
della Pace. Il Papa ha volto lo sguardo in particolare verso la Terra Santa elevando
la sua “insistente preghiera” perché “si risolva definitivamente il conflitto in atto
che – ha sottolineato – dura ormai da troppo tempo”. Ascoltiamo in proposito la riflessione
del Custode di Terra Santa, il padre francescano Pierbattista Pizzaballa, raggiunto
telefonicamente a Gerusalemme da Sergio Centofanti:
********** R. - Non
possiamo che condividere e ringraziare innanzitutto il Papa per questo suo interesse
sempre molto vicino, molto concreto, per chiamare tutti a questa realtà che veramente
sta logorando e lacerando la vita di tutte le persone.
D. – “Un accordo
di pace - ha detto il Papa - per essere durevole deve poggiare sul rispetto della
dignità e dei diritti di ogni persona…”
R. – Questa è un’affermazione molto
importante, soprattutto qui in Medio Oriente, in Terra Santa, dove molto spesso si
parla di confini, di spazi, di territori, ecc., e si mettono in secondo piano, magari
involontariamente, le persone. Se pensassimo innanzitutto al bisogno della persona,
della singola persona, forse le soluzioni sarebbero più vicine.
D. – Dove
in Terra Santa vengono maggiormente violati questi diritti delle persone?
R.
– Questo conflitto coinvolge la vita di tutte le persone, israeliani e palestinesi.
Naturalmente c’è chi sta peggio: i palestinesi, è oggettivo questo, soffrono più di
tutti gli altri a causa della situazione economica, delle divisioni interne, della
mancanza di uno Stato. Ma la violenza colpisce anche gli israeliani in maniera indiretta:
è una situazione che logora veramente la vita di quasi tutte le famiglie di questo
Paese.
D. – Il 2007 può essere l’anno della ripresa del processo di pace
in Terra Santa?
R. – Noi ci auguriamo di sì. Recentemente, poco prima di
Natale, il presidente Abu Mazen e il premier israeliano Olmert si sono incontrati
e anche se i risultati non sono stati straordinari, già in sé il fatto che si siano
incontrati è positivo. C’è un nuovo clima, una nuova atmosfera molto timida, ancora
molto precaria che speriamo nel 2007 venga incoraggiata.
D. - … e quindi
le prospettive per il dialogo interpalestinese e israelo-palestinese …
R.
– Prospettive… ma veramente con molto realismo non bisogna esagerare con gli entusiasmi
e nemmeno fare i disfattisti. E’ una situazione molto instabile e molto incerta. Dobbiamo
davvero insistere molto, soprattutto i leader di tutte le fazioni devono molto lavorare
per diffondere in tutti i gruppi un atteggiamento più moderato e più costruttivo di
quanto stia accadendo ora.
D.- “Cristo - ha detto il Papa - è la nostra
pace, è Lui il grande pacificatore dell’umanità venuto ad abbattere il muro di separazione
che divide gli uomini e i popoli…”
R. – Sì, per noi cristiani, dire questo
ad ebrei e musulmani, qui è veramente difficile. Siamo pochi … però è l’unica testimonianza
che possiamo dare a Cristo e testimoniare con la nostra presenza, la nostra appartenenza
a Cristo e soprattutto dimostrandolo con uno stile di vita diverso e sempre aperto
e libero nei confronti di tutti. L’unica cosa che possiamo fare sono piccoli ponti,
piccolissimi, però sempre necessari.
D. – Come la comunità cristiana ha
vissuto queste festività natalizie?
R. – Quest’anno le festività sono state
in tono abbastanza dimesso soprattutto a causa della mancanza di pellegrini: erano
pochissimi i pellegrini, cioè, qualcuno c’era, non voglio fare anche qui il disfattista
ma molto meno rispetto agli anni passati. Al di là di questo però, Natale è sempre
Natale e il clima era sereno tra tutti.
D. – Vuole lanciare un appello
dai microfoni della Radio Vaticana?
R. – La mia preghiera è che soprattutto
i leader, tutti i leader israeliani e palestinesi, ma anche i leader religiosi, sappiano
con coraggio aiutare tutte le popolazioni a guardare avanti con un atteggiamento più
positivo e più di fiducia nei confronti dell’altro: non bisogna mai stancarsi di cercare
l’altro! **********