2007-01-02 14:43:54

La Terra Santa accoglie con gioia il nuovo appello di pace di Benedetto XVI


(2 gennaio 2007 - RV) “Dinanzi alle situazioni di ingiustizia e di violenza” che continuano a imperversare nel mondo, oggi più che mai è “necessario operare insieme per la pace”: è l’appello lanciato ieri da Benedetto XVI nella Basilica di San Pietro durante la Messa nella Solennità di Maria Madre di Dio e in occasione della Giornata Mondiale della Pace.
Il Papa ha volto lo sguardo in particolare verso la Terra Santa elevando la sua “insistente preghiera” perché “si risolva definitivamente il conflitto in atto che – ha sottolineato – dura ormai da troppo tempo”. Ascoltiamo in proposito la riflessione del Custode di Terra Santa, il padre francescano Pierbattista Pizzaballa, raggiunto telefonicamente a Gerusalemme da Sergio Centofanti:

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R. - Non possiamo che condividere e ringraziare innanzitutto il Papa per questo suo interesse sempre molto vicino, molto concreto, per chiamare tutti a questa realtà che veramente sta logorando e lacerando la vita di tutte le persone.


D. – “Un accordo di pace - ha detto il Papa - per essere durevole deve poggiare sul rispetto della dignità e dei diritti di ogni persona…”


R. – Questa è un’affermazione molto importante, soprattutto qui in Medio Oriente, in Terra Santa, dove molto spesso si parla di confini, di spazi, di territori, ecc., e si mettono in secondo piano, magari involontariamente, le persone. Se pensassimo innanzitutto al bisogno della persona, della singola persona, forse le soluzioni sarebbero più vicine.


D. – Dove in Terra Santa vengono maggiormente violati questi diritti delle persone?


R. – Questo conflitto coinvolge la vita di tutte le persone, israeliani e palestinesi. Naturalmente c’è chi sta peggio: i palestinesi, è oggettivo questo, soffrono più di tutti gli altri a causa della situazione economica, delle divisioni interne, della mancanza di uno Stato. Ma la violenza colpisce anche gli israeliani in maniera indiretta: è una situazione che logora veramente la vita di quasi tutte le famiglie di questo Paese.


D. – Il 2007 può essere l’anno della ripresa del processo di pace in Terra Santa?


R. – Noi ci auguriamo di sì. Recentemente, poco prima di Natale, il presidente Abu Mazen e il premier israeliano Olmert si sono incontrati e anche se i risultati non sono stati straordinari, già in sé il fatto che si siano incontrati è positivo. C’è un nuovo clima, una nuova atmosfera molto timida, ancora molto precaria che speriamo nel 2007 venga incoraggiata.


D. - … e quindi le prospettive per il dialogo interpalestinese e israelo-palestinese …


R. – Prospettive… ma veramente con molto realismo non bisogna esagerare con gli entusiasmi e nemmeno fare i disfattisti. E’ una situazione molto instabile e molto incerta. Dobbiamo davvero insistere molto, soprattutto i leader di tutte le fazioni devono molto lavorare per diffondere in tutti i gruppi un atteggiamento più moderato e più costruttivo di quanto stia accadendo ora.


D.- “Cristo - ha detto il Papa - è la nostra pace, è Lui il grande pacificatore dell’umanità venuto ad abbattere il muro di separazione che divide gli uomini e i popoli…”


R. – Sì, per noi cristiani, dire questo ad ebrei e musulmani, qui è veramente difficile. Siamo pochi … però è l’unica testimonianza che possiamo dare a Cristo e testimoniare con la nostra presenza, la nostra appartenenza a Cristo e soprattutto dimostrandolo con uno stile di vita diverso e sempre aperto e libero nei confronti di tutti. L’unica cosa che possiamo fare sono piccoli ponti, piccolissimi, però sempre necessari.


D. – Come la comunità cristiana ha vissuto queste festività natalizie?


R. – Quest’anno le festività sono state in tono abbastanza dimesso soprattutto a causa della mancanza di pellegrini: erano pochissimi i pellegrini, cioè, qualcuno c’era, non voglio fare anche qui il disfattista ma molto meno rispetto agli anni passati. Al di là di questo però, Natale è sempre Natale e il clima era sereno tra tutti.


D. – Vuole lanciare un appello dai microfoni della Radio Vaticana?


R. – La mia preghiera è che soprattutto i leader, tutti i leader israeliani e palestinesi, ma anche i leader religiosi, sappiano con coraggio aiutare tutte le popolazioni a guardare avanti con un atteggiamento più positivo e più di fiducia nei confronti dell’altro: non bisogna mai stancarsi di cercare l’altro!
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