(1 gennaio 2007 - ) Da oggi, i cittadini dell’Unione Europea arrivano a circa mezzo
miliardo. Con i loro 30 milioni di residenti, Bulgaria e Romania si legano formalmente
dal primo gennaio 2007 alle strutture comunitarie, portando a 27 il numero dei Paesi
membri. L’avvenimento è da giorni, e anche in queste ore, oggetto di grandi celebrazioni
nei due Stati. Tra le varie iniziative in corso, da segnalare, in Bulgaria, la simbolica
piramide di luce formata da quattro raggi di 500 metri di lunghezza l’uno, che saranno
proiettati stasera verso il cielo di Sofia da altrettanti luoghi di culto: la cattedrale
ortodossa St. Alexander Nevski, quella cattolica di S. Giuseppe, la Moschea Bania
Baschi e la Sinagoga. La nostra collega della redazione bulgara, Iva Michailova, ha
chiesto al ministro delle Politiche europee della Bulgaria, Meglena Kuneva – che da
oggi assume la carica di eurocommissario per i diritti dei consumatori – come sia
cambiato il Paese durante il processo di eurointegrazione: ********** R. - Si
è trattato di un vero processo di cambiamento, in tutte le sfere. Non solo per ciò
che riguarda le armonizzazioni e gli allineamenti della legislazione bulgara a quella
europea e l’adozione delle direttive della Commissione: abbiamo cambiato il nostro
modo di vivere, il nostro modo di esercitare il controllo, la disciplina, il nostro
stesso modo di calcolare il tempo. Questa è stata una delle cose più interessanti
registrata nell’arco dei negoziati: a volte bastava un ritardo di due o tre giorni
e ci trovavamo già nel senso sbagliato della strada. D. - Quale potrebbe essere,
secondo lei, il contributo degli intellettuali nel far convivere la modernità rappresentata
dall’Occidente con le tradizioni locali, l’identità culturale? R. - Per una nazione
medio-piccola come la Bulgaria, con una lingua non molto diffusa, con la nostra specifica
dimensione culturale, questo argomento è veramente molto importante. Se ne parla molto
nel Paese, in molti dibattiti pubblici, tra gli intellettuali ecc. Penso che l’identità
culturale venga riaffermata proprio nell’incontro con gli altri, continuando a vivere
la modernità. Noi in Bulgaria non abbiamo dubbi in proposito, basta guardarsi attorno
e verificare ciò che è successo negli altri Paesi membri: non credo che nessuno fra
loro abbia perso qualcosa della sua identità. Quando mi chiedono che cosa porterà
la Bulgaria all’Europa io rispondo: “Belle menti giovani”. D. - Lei è cattolica:
come vede il ruolo dei valori cristiani nella costruzione dell’Europa? R. - E’
una domanda molto personale. I valori sono molto legati all’identità personale di
ciascuno. Io credo che la tolleranza che fa parte del Magistero della Chiesa - l’aspirazione
verso la pace, la prosperità, la solidarietà sia molto importante - ma penso che abbiamo
condiviso valori comuni anche con molte altre denominazioni. Più viviamo i nostri
valori in linea con l’insegnamento della nostra religione, migliore diventerà l’Europa. ********** Anche
il mondo cattolico bulgaro ha vissuto il processo di integrazione con molta partecipazione,
e tuttavia con senso critico nei confronti di alcune problematiche di tipo etico che
non mancheranno di esercitare un forte impatto sulla Bulgaria. Ne parla, sempre al
microfono della collega Iva Michailova, il vescovo Hristo Proykov, presidente della
Conferenza episcopale locale ed esarca apostolico di Sofia: ********** R. -
La Bulgaria è il Paese che è stato sempre alla periferia dell’Europa, ma è sempre
stata parte dell’Europa. L’entrata nell’UE è una realtà e un vantaggio, ma d’altra
parte esistono rischi e minacce. Durante il comunismo il nostro Paese ha vissuto in
un ambiente chiuso e tutti i cambiamenti nell’Occidente sono rimasti per noi sconosciuti
o rappresentati in una luce negativa. C’e il progresso, che vogliamo raggiungere il
più presto possibile, e ci sono anche delle cose che minacciano sul serio la nostra
vita. Penso ad esempio all’eutanasia, alla soppressione della vita non nata, al matrimonio
delle coppie di fatto o fra persone dello stesso sesso. Inoltre, siamo testimoni di
come l’Europa occidentale non voglia riconoscere le sue radici cristiane. Noi siamo
un popolo cristiano. La porta dell’Europa è aperta davanti a noi e vogliamo entrarci
da cristiani: vogliamo offrire la nostra cultura cristiana come un dono all’Europa
occidentale. ********** Anche per la Romania, il primo gennaio 2007 costituisce
un capodanno speciale. Migliaia di persone sono scese in piazza la scorsa notte, a
Bucarest, per brindare all’ingresso nell’UE. Il Paese sarà rappresentano nell’esecutivo
comunitario da Leonard Orban, titolare del dicastero del Multilinguismo e del dialogo
multiculturale. E all’insegna dell’ecumenismo è trascorsa la veglia del 31 dicembre,
con la comunità cattolica e quella ortodossa unite in preghiera. Poi, a mezzanotte,
il suono a distesa delle campane di città e villaggi ha salutato l’inizio dell’avventura
comunitaria della nazione romena. Nel contributo che segue, palpabili la soddisfazione
e la speranza dell’arcivescovo di Bucarest, Ioan Robu: ********** R. - Noi,
vescovi di Romania, siamo convinti che il processo della nostra integrazione non si
conclude con il primo gennaio, ma continuerà con un'intensità crescente dopo questo
giorno per noi storico. Approfondire i rapporti con gli altri Stati dell’Unione -
sentirsi parte viva e attiva di una comunità di valori - tutto questo non si realizza
in un giorno solo. La maggior parte dei romeni spera in un domani economico migliore,
ma questo, certamente, non avverrà presto. La Chiesa ortodossa, la Chiesa cattolica
e le altre denominazioni religiose della Romania non nascondono la loro perplessità
di fronte al fatto che la Costituzione Europea non menzioni le radici cristiane dell'Europa.
Lungi però dallo scoraggiamento dovuto dalla complessità del progetto europeo, ancora
in costruzione, crediamo che la Romania sarà capace di portare nella Casa europea
qualcosa che possa arricchire il bene comune del continente. Personalmente, sono convinto
che la Romania entra nell’Unione Europea in un momento in cui essa sta ancora cercando
la propria identità, e ciò vuol dire che il nostro Paese entra al momento giusto.
In questo modo, la Romania potrà dare il suo contributo, sia per l’adempimento del
progetto europeo, sia per tracciare le grandi linee del carattere, dell’anima europea.
********** Euro-ottimismo per l’Unione Europea, in un momento in cui il continente
avverte la fatica della propria estensione: così l'ambasciatore della Romania in Italia,
Cristian Valentin Coltzeanu, commenta l’ingresso del suo Paese nelle istituzioni europee:
********** R. - L’ingresso della Romania rappresenta un momento storico, paragonabile
solo alla realizzazione dello Stato unitario romeno. Il nostri connazionali sono ben
conosciuti per il loro euro-ottimismo: oltre due terzi della popolazione si è dichiarata
in modo costante a favore dell'adesione. La Romania entra nell’Unione Europea con
la determinazione di portare il valore del suo dinamismo e della sua creatività, ma
anche per offrire un contributo per una più forte coesione politica dell'Unione. Dal
punto di vista della ricchezza spirituale, la Romania, nell'ottica di quanto affermò
Giovanni Paolo II, farà sì che l'Europa respiri meglio con i suoi “due polmoni”, quello
dell'Occidente e quello dell'Oriente. La presenza di un Paese a maggioranza ortodossa
sarà una ricchezza spirituale per l'Europa. Sono convinto che la tradizione cristiana
della Romania riuscirà a contribuire ad una più solida consapevolez-za dell’essere
europei, uniti dagli stessi valori culturali e spirituali. **********