2006-12-30 08:43:41

Saddam Hussein impiccato nella notte


(30 dicembre 2006 - RV) Saddam Hussein, è stato impiccato alle 4 ora italiana (le 6 locali), smentita la notizia dell’avvenuta esecuzione del fratellastro e del capo della Corte rivoluzionaria. L'esecuzione dell’ex dittatore è stata filmata. La decisione dopo un vertice tra Stati Uniti e Iraq. Inutili gli estremi tentativi dei suoi avvocati. Il presidente George W. Bush ha definito l'impiccagione di Saddam Hussein “Una pietra miliare nella storia dell’Iraq".Il servizio di Paolo Mastrolilli: RealAudioMP3


Violenti disordini sono scoppiati nei pressi della città di Falluja, roccaforte della ribellione sunnita, per protestare contro l'esecuzione dell'ex presidente Saddam Hussein.

Reazioni dopo la morte di Saddam sono giunte anche da Londra. A parlare per il premier britannico Blair, il ministro degli Esteri Beckett che, pur esprimendo contrarietà all’impiccagione, ha sottolineato come l’ex rais abbia pagato per i suoi crimini. Il servizio di Sagida Syed: RealAudioMP3

Per le reazioni in Israele e nel mondo arabo sentiamo invece il servizio di Graziano Motta: 00:00:47:11


E le misure di sicurezza nel Paese sono state rafforzate per il timore di crescenti tensioni tra i sostenitori del vecchio regime. Ma molte sono state anche le scene di giubilo verificatesi nella capitale irachena. Ma cosa significa politicamente per l’Iraq questa esecuzione? Giancarlo La Vella lo ha chiesto all’editorialista di Repubblica Kaled Fouad Allam:
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R . - Si chiude certamente un capitolo della storia irachena degli ultimi 30 anni. Se ne sta, però, aprendo un altro che credo sia altrettanto pericoloso. E questo perché aver scelto proprio la data del 30 dicembre, giorno nel quale viene sacrificato per i musulmani l’agnello e quindi un giorno di grande festa per i musulmani, ha significato comunque dare un nuovo significato a questa condanna, quasi una colorazione di tipo religioso da parte degli sciiti in relazione ai sunniti. Questo non può che rischiare, quindi, di aumentare e di enfatizzare la frattura comunitaria che è attualmente alla base dello scontro all’interno dell’Iraq. Si sta aprendo, in un certo senso, la frattura in modo molto più evidente, più forte e più netta, di cui non riusciamo ancora a misurare le conseguenze nei rapporti tra sunniti e sciiti. Se avessero messo in atto questa condanna qualche giorno più tardi, sarebbe stato tutto diverso. Questo significa, tra l’altro, che l’Iraq è divenuto ora il secondo Paese sciita al mondo, dopo l’Iran. Questo non bisogna assolutamente dimenticarlo, anche se non bisogna neanche dimenticare il fatto che gli sciiti, che hanno potuto ottenere il potere politico, sono stati da sempre discriminati dai sunniti. Questo anche non dobbiamo dimenticarlo.


D. – In molti nel mondo si sono opposti a questa esecuzione. A questo punto, che cosa può dare in più questa condanna a morte al disegno americano in Iraq?


R. - Credo che anche in America sia un argomento che divide quanto unisce. Credo che Bush abbia voluto, in un certo senso, sigillare definitivamente il capitolo iracheno di questi ultimi quattro anni: siamo ormai quasi a quattro anni dall’inizio di questa guerra, iniziata nel marzo del 2003. E questo proprio in un momento in cui la guerra sta sfuggendo al controllo del governo di Bush. Mi sembra che tutto questo abbia un effetto simbolico molto importante per Bush, che però non ne ha misurato le conseguenze. Credo che il rifiuto della cultura della morte faccia parte degli elementi fondanti su cui costruire una democrazia.
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E anche nelle ore precedenti l’esecuzione di Saddam la Chiesa irachena ha ribadito la sua contrarietà alla pena di morte. Luca Collodi, ha intervistato mons. Francis Assisi Chullikatt, nunzio apostolico a Baghdad: 00:03:35:21










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