Nella Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, la Liturgia ci presenta
il Vangelo dello smarrimento di Gesù dodicenne a Gerusalemme, durante la Pasqua. Maria
e Giuseppe, dopo tre giorni di ricerche, lo trovano nel tempio, seduto in mezzo ai
dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. Maria gli dice: “Figlio, perché ci
hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”. E Gesù risponde:
“Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre
mio?”.
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo
gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:
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“Non
sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. In questi giorni di Natale,
il cielo si è abbassato e noi possiamo contemplare con i nostri occhi l’amore infinito
del Padre verso il Figlio che è eternamente generato. Lui solo è il Padre di Gesù
Cristo, e nessuno tra gli uomini potrebbe prenderne il posto. Ma l’umanità che Cristo,
Figlio di Dio, ha assunto, l’ha ricevuta dalla Madre, una vergine di Nazareth chiamata
Maria. Così il Padre ama in Suo Figlio noi, stirpe di Adamo; in Cristo tutti ci scopriamo
figli amati e ogni paternità sulla terra prende la forza e l’ispirazione dall’unico
Padre del Nostro Signore Gesù Cristo. Anche a Maria, vergine e madre, si rifà ogni
nostra esistenza, di figli e di madri.