“Pieta’ e chiarezza”: L’Osservatore Romano pubblica un editoriale sul caso Welby
(29 dicembre 2006 - RV) “Pietà e chiarezza”: è il titolo di un’editoriale pubblicato
sul numero odierno dell’Osservatore Romano a firma del prof. Francesco D’Agostino,
presidente dell’Unione dei Giuristi Cattolici, che torna sul caso Welby. Una questione
che nella sua complessa drammaticità continua a suscitare nuove polemiche e interrogativi. Ce
ne parla Sergio Centofanti.
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pietà, la massima pietà – scrive D’Agostino - è richiesta quando ci si concentra
su di un caso umano come quello di Piergiorgio Welby, un caso straziante, ancor più
che doloroso. Chiarezza, la massima chiarezza, è quella invece richiesta da un caso
politico, come lo stesso Welby ha voluto che si considerasse il suo caso”. Secondo
il prof. D’Agostino “la figura, la personalità, le sofferenze, l'immagine stessa
di Piergiorgio Welby sono state strumentalizzate, sia pure col suo consenso per far
giungere all'opinione pubblica un falso messaggio, e cioè che la morte è l'unica
risposta possibile a tutte le malattie giunte alla fase terminale. Interessante
la riflessione di Davide Rondoni su Avvenire: parla della misericordia eterna di Dio
che tuttavia non elimina la libertà degli uomini. “Per rispetto alla libertà stessa
del defunto – scrive – si è deciso di non celebrare il rito del funerale religioso.
L’atto compiuto deliberatamente da Welby era contro la concezione della vita che la
Chiesa insegna….Sarebbe stato mancare di rispetto alla libertà di quell’uomo fare
finta di niente. E pretendere, con la celebrazione di un rito, di rendere tutto uguale”.
“La Chiesa – afferma Rondoni – ha grande rispetto per la libertà, non pretende di
essere il notaio di tutti”. D’altra parte - fa notare Pino Ciociola sempre su Avvenire
– il fratello di Welby ha affermato che “è meglio che sia finita così” in quanto
“rispecchia la volontà di Piergiorgio che non era cristiano”. Per il teologo Giuseppe
Lorizio la scelta del Vicariato è stata “certamente scomoda, ma non avrebbe giovato
un atteggiamento buonista. E’ bene – afferma Lorizio – che ci sia stata questa presa
di distanza, che non toglie nulla alla misericordia di Dio … Servire la verità su
questi valori che, come ci dice il Papa non sono negoziabili, rileva – è un modo per
dare contenuto alla misericordia”. Mons. Luigi Moretti, vicegerente della diocesi
di Roma, ha sottolineato da parte sua che l’appartenenza alla Chiesa non è “semplicemente
un qualcosa di soggettivo. La scelta della fede è una scelta di libertà” che richiede
“la scelta della coerenza nella fede”. Non si tratta di giudicare una persona – conclude
mons. Moretti - quanto di “prendere atto di una volontà” libera e responsabile “che
porta con sé delle conseguenze”. *********