La Chiesa si appresta a celebrare la fine del 2006, un anno vissuto intensamente da
Benedetto XVI, pastore mite e fermo
La Chiesa si appresta a celebrare la fine dell’anno 2006. Domenica 31 dicembre, alle
ore 18 nella Basilica Vaticana, Benedetto XVI presiederà la celebrazione dei Primi
Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e il “Te Deum” di ringraziamento
per l’anno trascorso. Al termine della celebrazione, il Papa visiterà il Presepe di
Piazza San Pietro. Sarà l’atto conclusivo di un 2006 vissuto con grande intensità
dal Pontefice. Scandito da quattro indimenticabili viaggi apostolici internazionali,
l’anno che volge al termine ha visto anche la pubblicazione della prima Enciclica
del Papa. Ripercorriamo, dunque, alcuni momenti salienti del ministero petrino di
Benedetto XVI, in questi ultimi 12 mesi, nel servizio di Alessandro Gisotti:
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Verità
e Carità: il binomio con il quale Benedetto XVI si è presentato al mondo nella sua
Messa di inizio Pontificato, il 24 aprile del 2005, è la chiave di lettura per comprendere
al meglio l’anno 2006 del 264.mo Successore di Pietro. Il 9 gennaio, il Papa incontra
il corpo diplomatico e avverte: “Chi è impegnato per la verità non può non rifiutare
la legge del più forte” che tante volte ha “segnato di tragedie la storia dell’uomo”.
All’amore cristiano, alla Carità, il Papa dedica la sua prima Enciclica: il 25 gennaio
viene pubblicata Deus Caritas est. “All'inizio dell'essere cristiano – scrive
- non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento,
con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”.
Parlando dell’Enciclica al Pontificio Consiglio Cor Unum, il Pontefice si sofferma
sulla parola amore oggi, “così sciupata, così consumata e abusata”:
“Noi
non possiamo semplicemente abbandonarla, ma dobbiamo riprenderla, purificarla e riportarla
al suo splendore originario, perché possa illuminare la nostra vita e portarla sulla
retta via. È stata questa consapevolezza che mi ha indotto a scegliere l'amore come
tema della mia prima Enciclica”. L’Enciclica diventa un best seller:
solo in Italia, nei primi dieci giorni dalla pubblicazione, ne viene venduto un milione
di copie. Il 5 febbraio la Chiesa viene scossa dall’uccisione di don Andrea Santoro,
a Trebisonda in Turchia. All’udienza generale del mercoledì, il Papa lo ricorda con
parole commosse.
“Il Signore colga l’anima di questo silenzioso e coraggioso
servitore del Vangelo e faccia sì che il sacrificio della sua vita contribuisca alla
causa del dialogo fra le religioni e della pace tra i popoli”.
Il 3 marzo,
Benedetto XVI visita la sua Radio. A Palazzo Pio, il Papa incontra la grande comunità
della Radio Vaticana, nel 75.mo anniversario di fondazione. Tre settimane dopo, si
celebra il primo concistoro indetto da Benedetto XVI. Il Papa crea 15 nuovi porporati,
di cui 12 elettori: tra loro spicca il nome del cardinale cinese, Zen Ze Kiun. Nel
solco della testimonianza coraggiosa della verità si inserisce il discorso del Pontefice
ai parlamentari del Partito Popolare Europeo. E’ il 30 marzo, Benedetto XVI ribadisce
che la tutela della vita, la difesa della famiglia naturale e il diritto dei genitori
all’educazione dei figli sono principi non negoziabili. Il 19 aprile, poi, nel primo
anniversario della sua elezione, Benedetto XVI chiede ai fedeli di sostenerlo:
“A
ciascuno chiedo di continuare a sostenermi pregando Iddio perché mi conceda di essere
pastore mite e fermo della sua Chiesa”.
Il 25 maggio il Papa è in Polonia,
per il suo secondo viaggio apostolico internazionale. E’ una visita che rende omaggio
al suo grande e amato predecessore, Karol Wojtyla. Ma nella storia rimarrà soprattutto
l’immagine del Pontefice che prega nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, mentre
la sua bianca veste sembra quasi essere accarezzata da un arcobaleno:
“Prendere
la parola in questo luogo di orrore, di accumulo di crimini contro Dio e contro l'uomo
che non ha confronti nella storia, è quasi impossibile – ed è particolarmente difficile
e opprimente per un cristiano, per un Papa che proviene dalla Germania. In un luogo
come questo vengono meno le parole, in fondo può restare soltanto uno sbigottito silenzio:
un silenzio che è un interiore grido verso Dio: Perché, Signore, hai taciuto?” Di
ritorno dalla Polonia, il Papa incontra i movimenti ecclesiali in un grande raduno
in piazza San Pietro. Il 3 giugno, Veglia di Pentecoste, 400 mila persone si stringono
attorno a Benedetto XVI che le incoraggia ad essere testimoni della vera libertà:
“I
Movimenti ecclesiali vogliono e devono essere scuole di questa libertà vera. In questo
mondo, così pieno di libertà fittizie che distruggono l'ambiente e l'uomo, vogliamo,
con la forza dello Spirito Santo, imparare insieme la libertà vera”.
Nel
mese di giugno, il giorno 22, il Pontefice prende una decisione di rilievo per il
governo della Chiesa. Viene, infatti, annunciato che dal 15 settembre, il cardinale
Tarcisio Bertone sostituirà il cardinale Angelo Sodano alla guida della Segreteria
di Stato. Dall’8 al 9 luglio il Papa è a Valencia in Spagna per il V Incontro Mondiale
delle Famiglie. Di fronte al secolarismo che avanza nella società spagnola come nel
resto dell’Occidente, il Papa propone la bellezza della fede. “Aiutare la famiglia”,
ribadisce Benedetto XVI, “è uno dei più importanti servizi che si possono rendere
al bene degli uomini e della società”. A fine viaggio, un altro avvicendamento significativo:
padre Federico Lombardi prende il posto di Joaquim Navarro-Valls alla direzione della
Sala Stampa della Santa Sede. L’estate di Benedetto XVI, in parte trascorsa a Les
Combes in Valle d’Aosta, è contrassegnata da un impegno a tutto campo per la fine
della guerra israelo-libanese. Il Papa indice una giornata di preghiera e penitenza
per il 23 luglio. Poi, il 30, dopo la strage di bambini nella città libanese di Cana,
leva un accorato appello per la pace:
“Nel nome di Dio mi rivolgo a tutti
i responsabili di questa spirale di violenza, perché immediatamente si depongano le
armi da ogni parte! Ai Governanti e alle Istituzioni internazionali chiedo di non
risparmiare nessuno sforzo per ottenere questa necessaria cessazione delle ostilità
e per poter iniziare così a costruire, mediante il dialogo, una durevole e stabile
convivenza di tutti i popoli del Medio Oriente”.. Il primo settembre,
il Pontefice si reca in pellegrinaggio al Santuario abbruzzese del Volto Santo a Manoppello.
Poi, dal 9 al 14, è in Baviera sua terra Natale. Torna con il fratello Georg nei luoghi
della sua infanzia e prega sulla tomba dei genitori. Il viaggio sarà, tuttavia, ricordato
per la lezione magistrale tenuta dal Papa nell’ateneo di Ratisbona, dove il giovane
Joseph Ratzinger aveva insegnato teologia. Qui, Benedetto XVI pronuncia un discorso
su “Fede, ragione ed università”. Ma l’attenzione dei media è tutta per una citazione
di un dialogo medievale islamo-cristiano che, male interpretato, innesca accese proteste
nel mondo musulmano. E’ il Papa stesso, all’udienza generale del 20 settembre, a ribadire
il vero significato della sua lezione:
“La mia intenzione era ben diversa:
partendo da ciò che Manuele II successivamente dice in modo positivo, con una parola
molto bella, circa la ragionevolezza che deve guidare nella trasmissione della fede,
volevo spiegare che non religione e violenza, ma religione e ragione vanno insieme”.
“Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo”: questo il tema del IV
Convegno ecclesiale nazionale, a Verona dal 16 al 20 ottobre. Il Papa si reca nella
città veneta per incontrare le diverse anime della Chiesa italiana. Nel suo discorso,
Benedetto XVI si sofferma sul cambiamento radicale della nostra identità che ci deriva
dall’incontro con Cristo:
“Il mio proprio io mi viene tolto e viene inserito
in un nuovo soggetto più grande, nel quale il mio io c'è di nuovo, ma trasformato,
purificato, "aperto" mediante l'inserimento nell'altro, nel quale acquista il suo
nuovo spazio di esistenza. Diventiamo così "uno in Cristo" (Gal 3, 28), un unico soggetto
nuovo, e il nostro io viene liberato dal suo isolamento. "Io, ma non più io": è questa
la formula dell'esistenza cristiana fondata nel Battesimo, la formula della risurrezione
dentro al tempo, la formula della "novità" cristiana chiamata a trasformare il mondo”.
L’ultima
parte del 2006 è dedicata dal Papa in particolare all’ecumenismo, al dialogo interreligioso
e alla promozione della pace. Il 23 novembre, riceve in Vaticano l’arcivescovo di
Canterbury, Rowan Williams. Con il primate della Comunione anglicana, Benedetto XVI
firma una Dichiarazione comune. Le difficoltà non vengono disconosciute, ma il dialogo
continua. Significativo poi, l’incontro, sempre a Roma, con l’arcivescovo di Atene
e di tutta la Grecia, Christodoulos, il 13 dicembre. Un evento preceduto dallo storico
viaggio apostolico di Benedetto XVI in Turchia, dal 28 novembre al primo dicembre.
Nonostante le preoccupazioni della vigilia, il Papa conquista tutti. Ben presto, la
tensione si scioglie in calore affettuoso. Alla fine del viaggio, i giornali turchi
parlano di un Papa-papà. Resta negli occhi l’immagine del Pontefice che si raccoglie
in meditazione nella Moschea Blu di Istanbul e il fraterno abbraccio con il Patriarca
ecumenico Bartolomeo I. All’udienza generale successiva al ritorno a Roma, il Papa
esprime l’auspicio che il suo viaggio in Turchia dia buoni frutti:
“Aiuti
Iddio onnipotente e misericordioso il popolo turco, i suoi governanti e i rappresentanti
delle diverse religioni, a costruire insieme un futuro di pace, sì che la Turchia
possa essere un ‘ponte’ di amicizia e di fraterna collaborazione fra l’Occidente e
l’Oriente”.
Pace dunque nel cuore di Benedetto XVI che
alla persona umana consacra il 40.mo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace
del primo gennaio 2007. “La pace – afferma - è dono di Dio”, ma è anche “un compito”
dell’uomo, “un impegno che non conosce sosta”. E, ancora una volta, chiede chiarezza
nel riconoscere e difendere quel patrimonio di valori che è proprio dell’uomo in quanto
tale. Quel rispetto, senza condizioni, della vita che è il vero fondamento della pace.