2006-12-27 16:23:32

A Zagabria l'incontro dei giovani di Taizé per diffondere la fraternità universale in Cristo


(27 dicembre 2006 - RV) Inizia domani a Zagabria il XXIX Incontro europeo dei giovani promosso dalla Comunità ecumenica di Taizé. Sono attesi in 40 mila nella capitale croata per quel “pellegrinaggio di fiducia sulla terra” inaugurato da Frère Roger nel 1978 per rilanciare nel mondo la fraternità universale in Cristo. E’ il secondo appuntamento di fine anno della Comunità a svolgersi in assenza del suo fondatore, assassinato nell’agosto dell’anno scorso da una squilibrata. Benedetto XVI, in un messaggio, si dice sicuro che i giovani di Taizé porteranno il loro “contributo per stabilire delle relazioni più fraterne, affinché su tutto il pianeta si realizzi concretamente la famiglia umana, dove ciascuno è accolto e amato per se stesso, riconosciuto e rispettato come figlio di Dio”. “In questa terra croata, segnata nel corso degli anni passati da conflitti – scrive il Papa - voi siete un segno eloquente di speranza e mostrate che voi, i giovani, volete un’umanità nuova, fondata sul riconoscimento di ogni persona, indipendentemente dalla nazionalità o dalla religione”. E proprio sul significato di questo pellegrinaggio a Zagabria ascoltiamo la riflessione di fratel Richard, della Comunità di Taizé, al microfono di Aldo Sinkovic:


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R. – E’ un segno di speranza. I croati sono venuti agli incontri europei fin dall’inizio, al tempo della guerra, e adesso è il tempo di incontrarsi proprio qui e di mostrare questa vita della Chiesa croata, il suo bel viso, per permettere ai giovani dei Paesi dell’Europa occidentale, e di tutta Europa, di conoscere una Chiesa che ha sofferto, ma che ha sempre mantenuto una vitalità sorprendente.


D. – Ha detto un “bel viso”. In che cosa consiste questo bel viso della Chiesa in Croazia oggi?


R. – Prima di tutto, c’è una grande spontaneità nell’accoglienza. E’ bello poi vedere molti giovani nelle chiese. Poi, una cosa interiore, che forse non si vede subito, di cui rimango stupito a volte, è il sentire delle esperienze di persone che a causa della fede in Cristo hanno perdonato o sono pronti a perdonare cose difficilissime che hanno vissuto. Questo forse non lo mostrano subito. Non si può dimenticare tutto ciò che è successo, ma si può andare avanti, con questo desiderio di costruire un futuro di fiducia.


D. – I giovani specialmente sono aperti ad un dialogo ecumenico e interreligioso, che in questa zona è sentito da secoli…


R. – Qua vi sono delle ferite e c’è un passo molto personale da fare per qualcuno, forse di riconciliazione con il fatto che ci siano dei vicini ortodossi e dei vicini musulmani. Qui a Zagabria la grande maggioranza è croata, ma ci sono anche serbi e musulmani. E’ bello vedere come siano amici tra loro, come, nella vita quotidiana, vogliano vivere insieme e andare avanti.


D. – Purtroppo, il Frère Roger non è più presente in questa occasione. Qual è il messaggio di questo incontro che pensate di lanciare?


R. – Frère Alois è stato ad un incontro di giovani a Calcutta e lì ha scritto una lettera per i giovani, dal titolo “Lettera da Calcutta”. All’inizio della lettera parla dell’attenzione quasi naturale portata a Dio da questa società indiana e fa la riflessione che oggi, nelle nostre società secolarizzate, dobbiamo capire com’era vivere quest’attenzione così semplice e quasi naturale a Dio. Poi, continua dicendo che tutti gli uomini compongono una sola famiglia di Dio. Questo è stato un tema affrontato anche da Frère Roger e che Papa Benedetto XVI ha ripreso nella sua visita in Turchia. Poi Frère Alois ha parlato di due cose: l’attenzione a Dio e il rispetto per ogni essere umano. Quando si risveglia quest’attenzione spontanea e semplice a Dio siamo anche più pronti a rispettare l’altro e a rispettare ciò che è sacro per ogni persona. Vorremmo, dunque, che crescesse la fiducia, attraverso questo incontro, sottolineando questa necessità di oggi di riflettere sull’implicazione dell’unità di tutta la famiglia umana.
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