A Zagabria l'incontro dei giovani di Taizé per diffondere la fraternità universale
in Cristo
(27 dicembre 2006 - RV) Inizia domani a Zagabria il XXIX Incontro europeo dei giovani
promosso dalla Comunità ecumenica di Taizé. Sono attesi in 40 mila nella capitale
croata per quel “pellegrinaggio di fiducia sulla terra” inaugurato da Frère Roger
nel 1978 per rilanciare nel mondo la fraternità universale in Cristo. E’ il secondo
appuntamento di fine anno della Comunità a svolgersi in assenza del suo fondatore,
assassinato nell’agosto dell’anno scorso da una squilibrata. Benedetto XVI, in un
messaggio, si dice sicuro che i giovani di Taizé porteranno il loro “contributo per
stabilire delle relazioni più fraterne, affinché su tutto il pianeta si realizzi concretamente
la famiglia umana, dove ciascuno è accolto e amato per se stesso, riconosciuto e rispettato
come figlio di Dio”. “In questa terra croata, segnata nel corso degli anni passati
da conflitti – scrive il Papa - voi siete un segno eloquente di speranza e mostrate
che voi, i giovani, volete un’umanità nuova, fondata sul riconoscimento di ogni persona,
indipendentemente dalla nazionalità o dalla religione”. E proprio sul significato
di questo pellegrinaggio a Zagabria ascoltiamo la riflessione di fratel Richard, della
Comunità di Taizé, al microfono di Aldo Sinkovic:
********** R. – E’
un segno di speranza. I croati sono venuti agli incontri europei fin dall’inizio,
al tempo della guerra, e adesso è il tempo di incontrarsi proprio qui e di mostrare
questa vita della Chiesa croata, il suo bel viso, per permettere ai giovani dei Paesi
dell’Europa occidentale, e di tutta Europa, di conoscere una Chiesa che ha sofferto,
ma che ha sempre mantenuto una vitalità sorprendente.
D. – Ha detto un
“bel viso”. In che cosa consiste questo bel viso della Chiesa in Croazia oggi?
R.
– Prima di tutto, c’è una grande spontaneità nell’accoglienza. E’ bello poi vedere
molti giovani nelle chiese. Poi, una cosa interiore, che forse non si vede subito,
di cui rimango stupito a volte, è il sentire delle esperienze di persone che a causa
della fede in Cristo hanno perdonato o sono pronti a perdonare cose difficilissime
che hanno vissuto. Questo forse non lo mostrano subito. Non si può dimenticare tutto
ciò che è successo, ma si può andare avanti, con questo desiderio di costruire un
futuro di fiducia.
D. – I giovani specialmente sono aperti ad un dialogo
ecumenico e interreligioso, che in questa zona è sentito da secoli…
R.
– Qua vi sono delle ferite e c’è un passo molto personale da fare per qualcuno, forse
di riconciliazione con il fatto che ci siano dei vicini ortodossi e dei vicini musulmani.
Qui a Zagabria la grande maggioranza è croata, ma ci sono anche serbi e musulmani.
E’ bello vedere come siano amici tra loro, come, nella vita quotidiana, vogliano vivere
insieme e andare avanti.
D. – Purtroppo, il Frère Roger non è più presente
in questa occasione. Qual è il messaggio di questo incontro che pensate di lanciare?
R.
– Frère Alois è stato ad un incontro di giovani a Calcutta e lì ha scritto una lettera
per i giovani, dal titolo “Lettera da Calcutta”. All’inizio della lettera parla dell’attenzione
quasi naturale portata a Dio da questa società indiana e fa la riflessione che oggi,
nelle nostre società secolarizzate, dobbiamo capire com’era vivere quest’attenzione
così semplice e quasi naturale a Dio. Poi, continua dicendo che tutti gli uomini compongono
una sola famiglia di Dio. Questo è stato un tema affrontato anche da Frère Roger e
che Papa Benedetto XVI ha ripreso nella sua visita in Turchia. Poi Frère Alois ha
parlato di due cose: l’attenzione a Dio e il rispetto per ogni essere umano. Quando
si risveglia quest’attenzione spontanea e semplice a Dio siamo anche più pronti a
rispettare l’altro e a rispettare ciò che è sacro per ogni persona. Vorremmo, dunque,
che crescesse la fiducia, attraverso questo incontro, sottolineando questa necessità
di oggi di riflettere sull’implicazione dell’unità di tutta la famiglia umana. **********