2006-12-16 16:24:38

Il commento al Vangelo di padre Rupnik


In questa 3a domenica di Avvento, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Giovanni Battista annuncia al popolo la buona novella. In tanti gli chiedono: “Che cosa dobbiamo fare?”. Alla folla risponde: “Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha”; esorta poi i pubblicani a non esigere nulla di più di quanto è stato loro fissato e invita i soldati a non maltrattare nessuno e a contentarsi delle loro paghe. Quindi parla del Cristo:


“Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”.


Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:


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La predicazione di Giovanni è stata molto efficace. Lo si vede dal fatto che ha suscitato nella gente una giusta disposizione dell’attesa. Quando l’uomo si chiede cosa deve fare, si è già creata in lui quell’apertura necessaria per l’accoglienza della salvezza. Fin quando l’uomo da solo consiglia se stesso e suggerisce che cosa è bene per lui, il cammino spirituale è praticamente impossibile secondo i Padri. L’uomo può rimanere chiuso in se stesso, benché si stia dando propositi santi e buoni, ma l’attesa significa tener conto di Colui che si attende. L’attesa ora è diventata così forte che il Battista stesso poteva essere scambiato per il Messia, ma precisa che lui battezza lavando i peccati. Quello cui lui prepara la strada, invece, non solo laverà, ma impregnerà l’umanità con lo Spirito Santo. Proprio a questa accoglienza della vita nuova che viene donata, Giovanni chiama anche noi oggi.
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