2006-12-16 16:23:27

Dopo la drammatica esecuzione di Angel Diaz, negli USA si riaccende il dibattito sulla pena di morte


(16 dicembre 2006 - RV) Florida e California hanno deciso di sospendere le esecuzioni capitali con l’utilizzo di iniezione letale. La decisione è arrivata in seguito al decesso per agonia di Angel Diaz, condannato a morte per omicidio. Durante l’esecuzione, infatti, è stato commesso un errore, lasciando che il condannato spirasse dopo 34 minuti di atroci sofferenze. La vicenda negli Stati Uniti ha riaperto le polemiche sulla pena di morte. Ma spostare il dibattito su “come morire” non rischia di allontanare quello sulla definitiva eliminazione della pena capitale nel mondo? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio:


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R. – Tutti i modi per dare la morte, anche questa iniezione letale, sono un modo crudele e inusuale: questo può creare delle contraddizioni anche per la legge costituzionale americana. Di certo corrisponde al fatto che non esiste la morte pulita ed è, quindi, in qualche misura, anche un’ipocrisia della società quella di andare a cercare il modo pulito per dare la morte. In ogni caso è un varco che si apre, è un varco che inquieta l’opinione pubblica e ci sono degli slittamenti, in questo senso, anche negli Stati mantenitori.


D. – Il fatto che in Florida e in California abbiano sospeso le esecuzioni con iniezione letale è, secondo te, un fatto positivo, un primo passo verso una – sia pur lontana – eliminazione della pena capitale?


R. – E’ un fatto positivo perché indica la debolezza del potere politico che intende utilizzare questo a motivi di consenso sociale: l’orrore non si riesce a nascondere ed è quindi bene utilizzare varchi che si creano in questo caso. Se questo rappresenta poi il passo per fermare la pena di morte negli Stati Uniti, non lo so ancora. Di certo credo che l’anno prossimo arriveranno buone notizie dal Maryland o dal New Jersey, vale a dire che la moratoria potrebbe diventare definitiva e potrebbero lì fermarsi davvero le esecuzioni e questo non per il problema delle iniezioni letali o del metodo. Sta certamente cambiando qualcosa, sta cambiando in profondità. Io credo che i tempi siano maturi per classi politiche incerte che cavalcano l’opinione pubblica e la voglia di giustizialismo.


D. – Opporsi alla pena di morte è solo uno degli aspetti per affermare l’indispo-nibilità della vita umana, che proprio in questi giorni coinvolge anche il discorso sull’eutanasia. E’ opportuno a questo punto, a difesa della vita, muoversi in modo comune, in modo coordinato?


R. – Io ritengo che avrebbe più forza proporre una difesa della vita integrale, senza alcuna eccezione, dal suo inizio alla sua conclusione naturali. Ritengono che oggi questo discorso rappresenti un bisogno del nostro mondo per non scendere sotto una soglia di civiltà che, per fortuna, in gran parte non accettiamo più.
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