Dopo la drammatica esecuzione di Angel Diaz, negli USA si riaccende il dibattito sulla
pena di morte
(16 dicembre 2006 - RV) Florida e California hanno deciso di sospendere le esecuzioni
capitali con l’utilizzo di iniezione letale. La decisione è arrivata in seguito al
decesso per agonia di Angel Diaz, condannato a morte per omicidio. Durante l’esecuzione,
infatti, è stato commesso un errore, lasciando che il condannato spirasse dopo 34
minuti di atroci sofferenze. La vicenda negli Stati Uniti ha riaperto le polemiche
sulla pena di morte. Ma spostare il dibattito su “come morire” non rischia di allontanare
quello sulla definitiva eliminazione della pena capitale nel mondo? Giancarlo La Vella
lo ha chiesto a Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio:
********** R.
– Tutti i modi per dare la morte, anche questa iniezione letale, sono un modo crudele
e inusuale: questo può creare delle contraddizioni anche per la legge costituzionale
americana. Di certo corrisponde al fatto che non esiste la morte pulita ed è, quindi,
in qualche misura, anche un’ipocrisia della società quella di andare a cercare il
modo pulito per dare la morte. In ogni caso è un varco che si apre, è un varco che
inquieta l’opinione pubblica e ci sono degli slittamenti, in questo senso, anche negli
Stati mantenitori.
D. – Il fatto che in Florida e in California abbiano
sospeso le esecuzioni con iniezione letale è, secondo te, un fatto positivo, un primo
passo verso una – sia pur lontana – eliminazione della pena capitale?
R.
– E’ un fatto positivo perché indica la debolezza del potere politico che intende
utilizzare questo a motivi di consenso sociale: l’orrore non si riesce a nascondere
ed è quindi bene utilizzare varchi che si creano in questo caso. Se questo rappresenta
poi il passo per fermare la pena di morte negli Stati Uniti, non lo so ancora. Di
certo credo che l’anno prossimo arriveranno buone notizie dal Maryland o dal New Jersey,
vale a dire che la moratoria potrebbe diventare definitiva e potrebbero lì fermarsi
davvero le esecuzioni e questo non per il problema delle iniezioni letali o del metodo.
Sta certamente cambiando qualcosa, sta cambiando in profondità. Io credo che i tempi
siano maturi per classi politiche incerte che cavalcano l’opinione pubblica e la voglia
di giustizialismo.
D. – Opporsi alla pena di morte è solo uno degli aspetti
per affermare l’indispo-nibilità della vita umana, che proprio in questi giorni coinvolge
anche il discorso sull’eutanasia. E’ opportuno a questo punto, a difesa della vita,
muoversi in modo comune, in modo coordinato?
R. – Io ritengo che avrebbe
più forza proporre una difesa della vita integrale, senza alcuna eccezione, dal suo
inizio alla sua conclusione naturali. Ritengono che oggi questo discorso rappresenti
un bisogno del nostro mondo per non scendere sotto una soglia di civiltà che, per
fortuna, in gran parte non accettiamo più. **********