(11 dicembre 2006 - RV) Presentazione a sfondo archeologico e religioso di grande
importanza, questa mattina, nella Sala Stampa vaticana. Ai molti giornalisti presenti
è stata illustrata la lunga serie di lavori che, dal 2002, ha permesso di riportare
alla luce, tra l’altro, il sarcofago dell’Apostolo San Paolo. Il cardinale Andrea
Cordero Lanza di Montezemolo, tra i relatori presenti in Sala Stampa, ha introdotto
la presentazione spiegando per quale motivo Benedetto XVI abbia voluto che le quattro
Basiliche maggiori, finora chiamate “patriarcali”, si definiscano col titolo di “papali”.
Per gli altri particolari, il servizio di Alessandro De Carolis:
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di malta e calcestruzzo, altari votivi o altri reperti “cresciuti” attorno al fulcro
che da 20 secoli dà senso all’immenso edificio sacro che vi è stato costruito sopra:
la tomba di Paolo di Tarso, l’Apostolo delle Genti. Il semplice sarcofago di marmo
grezzo che la contiene, nascosto alla vista per un lunghissimo arco di tempo, è tornato
alla luce grazie agli scavi condotti sotto l’altare maggiore della Basilica di S.
Paolo fuori le Mura. Prima di affrontare la parentesi storico-archeologica, il principale
relatore in conferenza stampa – il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo,
arciprete della Basilica paolina – ha fornito un chiarimento di carattere religioso-istituzionale
riguardante lo status attuale delle 4 Basiliche maggiori:
“Molti interpretavano
che il titolo di Patriarcale volesse alludere al fatto che il Papa esercitasse, mediante
queste, un suo titolo di Patriarca d’Occidente, in contrasto al Patriarca d’Oriente,
cosa che non è per niente vera, perché le quattro Basiliche erano state date nei tempi
passati, dai Papi, come base in Roma per i Patriarchi orientali cattolici, non come
titolo ufficiale. Quindi, il Papa ha deciso che d’ora in poi le quattro Basiliche
maggiori si chiamino ‘Basiliche papali’”.
Il cardinale Lanza Cordero di Montezemolo
ha descritto anche i passaggi che hanno portato ai lavori sulla tomba paolina, favoriti
dal Motu Proprio di Benedetto XVI, che nel maggio dello scorso anno aveva anzitutto
istituito la figura dell’arciprete per la Basilica di S. Paolo, assegnandogli competenze
amministrative e gestionali distinte da qualle dell’abate benedettino alla cui tutela
fino ad allora la Basilica era tradizionalmente affidata. Nel contesto del rinnovo
giurisdizionale e logistico - molti, ha spiegato ancora il porporato sono i lavori
di restauro e ammodernamento in corso di realizzazione, tra cui un nuovo percorso
per i turisti - si colloca anche il rinnovato interesse per la tomba dell’Apostolo
Paolo. Nel corso delle vicende storiche che dalla Basilica teodosiana del quarto secolo
hanno portato all’attuale e celebre edificio di architettura ottocentesca, la tomba
di S. Paolo era praticamente scomparsa alla vista. Per riportarla alla luce, ha spiegato
il cardinale Cordero Lanza di Montezemolo, è stato necessario rimuovere parte di un
altare dedicato a un martire del IV secolo, tale S. Timoteo. Una finestra di 70 cm.
aperta in questa struttura sepolcrale ha permesso di affacciare su un lato del sarcofago.
Ecco alcuni dati offerti dall’archeologo dei Musei Vaticani, Giorgio Filippi:
“Il
sarcofago è alto circa un metro e 20 e lungo due e 55; poggia su un livello pavimentale
formato da uno strato di coccio pisto, che costituisce il massetto, il sottofondo
sul quale erano collocate le lastre della pavimentazione della Basilica dei Tre Imperatori,
nel 390. Quindi, il sarcofago attualmente poggia su questo livello, un metro e 30
sotto l’attuale pavimentazione”.
Con molto interesse i giornalisti hanno
seguito la presentazione, accompagnata dalla proiezione di alcune foto. Una questione
su tutte ha riguardato le loro domande: se il sarcofago e quindi la tomba di S. Paolo
siano autentici. L’arciprete della Basilica paolina ha risposto in questo modo:
“La
tomba di San Paolo non è mai stata toccata. Erano stati fatti dei riempimenti in calcestruzzo,
di materiale simile, per cui questo sarcofago era chiuso e non si poteva vedere. Sopra
il sarcofago, a circa 40-45 centimetri, c’è una lastra di marmo, purtroppo a pezzi,
ma sulla quale c’è scritto ‘Paolo Apostolo Martire’, che dà la sicurezza che quella
è la tomba (...) C’è una concordanza, senza nessuna discordanza, per venti secoli,
che la tomba è quella, che la tomba è lì: si poteva vedere o non vedere, in tempi
precedenti, poi è stata coperta da varie cose, ma il fatto che la tomba sia lì e sia
quella, direi che nessuno, oggi, lo mette in dubbio. Cosa faremo in futuro? Stiamo
studiando la possibilità eventuale - bisognerà fare i passi necessari – di procedere
anche a una esplorazione interna. Sentiremo se il Papa l’autorizza e vedremo come
dovremo fare. **********