2006-12-09 14:54:17

Il Papa inaugura una nuova Chiesa a Roma dedicata a Santa Maria Stella dell'Evangelizzazione


(09 dicembre 2006 - RV) Sarà Benedetto XVI, domattina alle 9, a dedicare al nome di Santa Maria Stella dell’Evangelizzazione la nuova parrocchia romana sorta nel quartiere Torrino, nel settore sud della capitale. Il Papa presiederà la Santa Messa alla presenza del cardinale vicario Camillo Ruini, dei vescovi Paolino Schiavon ed Ernesto Mandara, rispettivamente ausiliare di Roma per il Settore sud e direttore dell’Ufficio diocesano per l’edilizia del culto. La nuova chiesa, informa il Vicariato di Roma, è la terza ad essere inaugurata nel 2006, e altri quattro complessi parrocchiali sono in costruzione. La cerimonia di dedicazione di domani sarà trasmessa in radiocronaca diretta dalla nostra emittente a partire dalle 8.50 di domani, con commento in italiano per la zona di Roma sulla modulazione di frequenza di 105 MHz e l’onda media di 585 kHz. Giovanni Peduto ha chiesto al parroco, don Francesco De Franco, in che modo la parrocchia si sia preparata ad accogliere Benedetto XVI:

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R. - Attendiamo il Papa con grande entusiasmo e soprattutto con un grande ringraziamento al Signore per il dono che ci ha fatto: già di per sé una nuova chiesa e un nuovo complesso parrocchiale sono un grandissimo dono del Signore - la parrocchia lo attendeva da circa 13 anni – ma che poi, a farne la consacrazione, sia proprio il nostro vescovo, questo rappresenta per noi un dono ancor più grande da parte del Signore. Nell’attesa, abbiamo cercato di porci in sintonia con lo spirito biblico, ciò che per intenderci fecero al tempo di Salomone, quando costruirono il tempio e si prepararono con una settimana di preghiera e di ringraziamento a Dio.


D. - Qual è la situazione ecclesiale della vostra parrocchia?

R. - La nostra parrocchia è stata eretta nel 1989. La vigilia di Natale del 1993, il primo parroco don Stefano Alberici vi celebrò la Santa Messa. Si tratta, quindi, di una parrocchia molto giovane, caratterizzata da famiglie molto giovani, che hanno prevalentemente intorno ai 40-45 anni di età, con almeno due figli. Sono circa 14 mila abitanti e come tutte le comunità giovani si tratta di una comunità che si sta strutturando.


D. - Quali sono le principali difficoltà?

R. - Se da un lato è vero che questa è la zona di Roma nella quale vi sono più nascite - celebriamo in media 100-110 Battesimi all’anno - è pur vero che essendoci molte persone giovani, ci sono anche delle difficoltà legate prevalentemente alle crisi matrimoniali. Un altro dato di rilievo è il fatto che circa 8 coppie su 10 che si avvicinano al Sacramento del matrimonio convivono da almeno un paio di anni. Essendo poi la zona del Torrino una zona dal costo abitativo molto elevato, è chiaro che le coppie lavorano tutto il giorno per poter pagare il muto alto della loro abitazione.


D. - Come raggiungete i lontani che vivono nel vostro territorio?

R. – Sulla base di quella che è la situazione a Roma, coloro che frequentano a livello di celebrazione eucaristica domenicale sono soltanto il 10 per cento. Tuttavia, abbiamo un’alta frequenza per quanto riguarda i Sacramenti di iniziazione cristiana. Il mezzo o meglio lo strumento più consono per avvicinare i lontani sono le benedizioni pasquali, le visite pasquali che facciamo tutto l’anno. Inoltre, da circa due anni e mezzo, abbiamo anche uno strumento culturale all’interno del quartiere: si tratta del nostro periodico parrocchiale, che si intitola “Lettera pastorale”, col quale cerchiamo, ogni tre mesi, di formare anche i lontani e di avvicinarli a quelli che sono i valori della Chiesa. Cerchiamo, quindi, attraverso la cultura di trovare un punto di incontro non solo con i lontani, ma anche con tutte le istituzioni che operano sul territorio.


D. - Come portare in modo incisivo il Vangelo nella società odierna?

R. - Penso che il modo migliore sia quello dell’avvicinare la persona. Credo che oggi il più grande merito che debba acquisire una parrocchia sia quello dell’accoglienza verso tutti. Penso soprattutto alla realtà che noi abbiamo della Caritas parrocchiale: pur non esercitando nel nostro territorio una forte azione, poiché non ci sono sacche di povertà, offre comunque la possibilità a tante persone benestanti - perché il nostro quartiere ha una popolazione medio-alta a livello economico - di andare verso gli ultimi, verso le persone che sono in difficoltà e questo può essere certamente un motivo per avvicinare le persone a Cristo attraverso la povertà. Se vogliamo veramente annunciare Cristo a tutti indistintamente, ritengo che bisogna uscire dall’ambito delle parrocchie ed instaurare un dialogo a livello personale, che possa essere un dialogo fruttuoso su quelle che sono le esigenze e i bisogni della gente. Quindi, ascoltare prima per poi dare.


D. - Cosa chiederete al Papa?

R. – Anzitutto, chiederemo ciò che, penso, ogni comunità farebbe al nostro posto, e dunque di confermarci nella fede. Ma la cosa più importante che gli chiederemo è di darci quegli stimoli e quegli spunti che possano servire alla nostra comunità parrocchiale per continuare nella linea intrapresa. Ricordo che quando, qualche anno fa, andammo in visita da Giovanni Paolo II la cosa che mi colpì di più fu il fatto che Giovanni Paolo II, rivolgendosi alle famiglie della nostra parrocchia, disse: “Voi dovete essere quel seme che può raggiungere tutti coloro che sono scettici, che sono in difficoltà e che non sentono il bisogno di Cristo”. Ecco, darci lo sprone - perché il resto sarà opera dello Spirito Santo – per fare in modo che la nostra comunità parrocchiale possa essere presenza viva e, soprattutto, presenza che accompagna tutti coloro che sono nel nostro territorio parrocchiale.
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