Scuola e religione: accordo in Bolivia, ancora problemi in Spagna
(06 dicembre 2006 - RV) Il presidente della Bolivia, Evo Morales, e l’arcivescovo
di Santa Cruz de la Sierra, il cardinale Julio Terrazas, hanno firmato ieri il rinnovo
del “Convenio educativo” che garantisce il funzionamento delle scuole parificate sotto
la guida e l’amministrazione della Conferenza episcopale. La stampa locale, nonché
il sito dell’episcopato, riferiscono che il governo si è impegnato, ancora una volta,
a far inserire nel testo della nuova Carta costituzionale (in elaborazione dal 6 agosto
presso l’Assemblea costituente) le adeguate garanzie per il buon funzionamento delle
scuole e dei licei parificati e del sistema educativo privato. Mentre il presidente
Morales ha dichiarato che quest’atto smentisce quanti periodicamente annunciano che
il suo governo si propone di porre fine all’insegnamento privato, il cardinale Terrazas
ha sottolineato che questa firma darà tranquillità a migliaia di docenti e studenti.
In Bolivia le “escuelas y liceos de convenio” (parificate) sono circa 1.500, tutte
costruite con il sostegno della Chiesa cattolica che le amministra, mentre è lo Stato
che provvede al pagamento degli stipendi di maestri e insegnanti. Intanto i lavori
dell’Assemblea costituente sono stati sospesi in attesa di un accordo sul sistema
di voto per l’approvazione della nuova Carta costituzionale. Il presidente Evo Morales,
che nelle ultime settimane ha adottato un tono conciliante nei riguardi dell’opposizione,
ha convinto i costituenti del suo partito (Movimiento al Socialismo, Mas) ad aprire
un dialogo con gli esponenti degli altri partiti. Il Mas e l’opposizione non sembrano
però molto disposti ad attenuare le critiche reciproche e ad entrare nel clima conciliante
proposto dal governo. Come aveva sempre sostenuto Morales, i costituenti del Mas affermano
che la maggioranza di due terzi per l’approvazione degli articoli della nuova Costituzione
costituisce un freno ai lavori e chiedono che si passi alla maggioranza semplice,
più agile e “più democratica”. L’opposizione esige invece il rispetto della Costituzione
vigente che prevede una maggioranza di due terzi. Nel frattempo prosegue lo sciopero
della fame contro il governo Morales portato avanti da 591 persone in tutto il Paese
“per la difesa della legge, della democrazia e dei diritti dei cittadini”. All’iniziativa
hanno aderito altre centinaia di persone che non condividono la politica del presidente.
Passiamo
alla Spagna:
“È stato fatto uno sforzo affinché lo sviluppo della Legge organica
di educazione (LOE) - respinta a suo tempo dalla Conferenza episcopale - si adattasse
il più possibile ai diritti ed obblighi di tutte le parti implicate”: così in una
nota i vescovi spagnoli dopo un incontro in materia di educazione, ieri a Madrid,
in Spagna, della Commissione mista Chiesa-Stato. Nel corso della riunione, scrive
l’agenzia SIR, sono state discusse le bozze dei Reali Decreti che regolano l’insegnamento
della religione cattolica ed il regime lavorativo dei professori che la impartiscono.
Sebbene “si riconoscano gli sforzi fatti nel campo della regolamentazione”, si legge
nel documento della Conferenza episcopale, “rimangono fino ad oggi difficoltà fondamentali
che non hanno potuto essere superate”. L’episcopato aveva già manifestato il suo parere
sulla LOE, che, a detta dei vescovi, “non rispetta adeguatamente i patti degli Accordi
tra la Santa Sede e lo Stato Spagnolo”. A loro avviso, è in gioco “il diritto costituzionale
di libertà religiosa per i cattolici”. La Conferenza episcopale ha annunciato che
farà presente la sua “valutazione dettagliata su questi temi quando il Governo approverà
i testi legali, che potranno essere studiati con precisione dal Comitato esecutivo”.