2006-11-23 16:16:27

Padre Lombardi: da non sopravvalutare l'occupazione del Museo di Santa Sofia da parte di oppositori alla visita del Papa in Turchia


(23 novembre 2006 - RV) "Un episodio che ha dimensioni limitate e che non deve essere sopravvalutato". E’ il commento del direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, riguardo al tentativo di occupazione, ad Istanbul, dell’ex Basilica di Santa Sofìa, poi moschea e oggi museo, compiuto ieri da alcune decine di manifestanti contrari alla visita del Papa in Turchia che inizierà tra 5 giorni. La polizia ha fermato 39 persone che si sono dichiarate membri di un movimento giovanile nazionalista. Padre Lombardi ha sottolineato che “questi fatti non alimentano particolari preoccupazioni anche se danno dispiacere” e ha ribadito la fiducia “nell'ospitalità assicurata dalle autorita' turche". Cresce intanto l’attesa della piccola comunità cristiana per l’arrivo del Papa: si tratta di circa 130 mila persone su 70 milioni di abitanti, al 99% musulmani. Uomini e donne che continuano a testimoniare con coraggio il Vangelo in una terra che in 2000 anni di storia ha dato numerosi santi alla Chiesa. Ascoltiamo in proposito il servizio di Sergio Centofanti.
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L’Asia Minore è una terra ricca di santi: primo fra tutti San Paolo, nato a Tarso, in Cilicia, morto martire a Roma, e i suoi discepoli San Timoteo, vescovo di Efeso, anch’egli morto martire, lapidato, e San Luca evangelista. Toccante la storia del contrasto tra il ricco Filemone e lo schiavo Onesimo, abituato a rubare. San Paolo converte entrambi: Onesimo è affrancato dalla schiavitù. Diventano vescovi e martiri. Altro vescovo e martire di questa terra è Sant’Ignazio di Antiochia, innamorato di Cristo e della Chiesa insiste sulla centralità dell’Eucaristia. Durante la persecuzione dell’imperatore Traiano nel 107 viene condotto a Roma per essere divorato dalle belve. Celebri le sue parole: “Sono frumento di Dio e sarò macinato dai denti delle fiere per divenire pane puro di Cristo. Supplicate Cristo per me, perché per opera di queste belve io divenga ostia per il Signore”. Sempre del secondo secolo è Sant’Ireneo, nato a Smirne, diventato poi vescovo di Lione. Dinanzi al pullulare delle eresie afferma la necessità dell’unità della fede in comunione col vescovo di Roma. Fa sentire la sua voce tra due correnti opposte: i fanatici montanisti, che predicavano una fede irrazionale votata al martirio a tutti i costi, e i razionalisti gnostici che pretendevano di essere salvati attraverso una conoscenza individuale del divino, una sorta di filo diretto con Dio senza mediazioni umane. Parla con franchezza: muore martire. Nasce a Smirne anche San Policarpo, amico di Ireneo. Ormai 86enne viene condotto sul patibolo nello stadio della città durante una persecuzione. Il governatore romano di Smirne cerca di salvarlo, gli implora di rinnegare la fede. Ma Policarpo grida ad alta voce davanti a tutti: “Sono cristiano”. E viene ucciso. Il quarto secolo è l’epoca dei grandi Santi della Cappadocia: San Gregorio Nazianzeno e San Gregorio di Nissa, mistici e teologi. E poi San Basilio Magno, che distribuisce i suoi beni ai poveri, per condurre vita monastica nel deserto. Forti i suoi moniti ai ricchi: “se non nutri colui che sta morendo di fame, tu l’hai ucciso!”. Grande difensore dei poveri e dei deboli è stato anche San Giovanni Crisostomo, Patriarca di Costantinopoli, celebre per la sua capacità oratoria. Punta il dito contro lo sfarzo del clero del tempo dicendo: “Vuoi onorare il Corpo di Cristo? Non permettere che sia oggetto di disprezzo nelle sue membra, cioè nei poveri. Che vantaggio può avere Cristo se la mensa del sacrificio è piena di vasi d’oro, mentre poi muore di fame nella persona del povero? Prima sazia l’affamato e solo dopo orna l’altare con quello che riamane”. Questo gli procura dei nemici fino al punto di essere costretto all’esilio. Ma la fede di San Giovanni Crisostomo non vacilla: “Anche se tutto il mondo è sconvolto – affermava – non temo nulla: né morte, né esilio, né confisca di beni, perché Gesù è la mia sicurezza e la mia difesa. Lui è la mia roccia”.
La storia dei santi di questa terra continua lungo i secoli, spesso sconosciuta o dimenticata. Si arriva al 5 febbraio scorso quando don Andrea Santoro, sacerdote fidei donum, uomo del dialogo e della pace, viene ucciso mentre è in preghiera nella Chiesa di Santa Maria a Trebisonda. La madre di don Andrea perdona l’assassino.
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