Padre Lombardi: da non sopravvalutare l'occupazione del Museo di Santa Sofia da parte
di oppositori alla visita del Papa in Turchia
(23 novembre 2006 - RV) "Un episodio che ha dimensioni limitate e che non deve essere
sopravvalutato". E’ il commento del direttore della Sala Stampa della Santa Sede,
padre Federico Lombardi, riguardo al tentativo di occupazione, ad Istanbul, dell’ex
Basilica di Santa Sofìa, poi moschea e oggi museo, compiuto ieri da alcune decine
di manifestanti contrari alla visita del Papa in Turchia che inizierà tra 5 giorni.
La polizia ha fermato 39 persone che si sono dichiarate membri di un movimento giovanile
nazionalista. Padre Lombardi ha sottolineato che “questi fatti non alimentano particolari
preoccupazioni anche se danno dispiacere” e ha ribadito la fiducia “nell'ospitalità
assicurata dalle autorita' turche". Cresce intanto l’attesa della piccola comunità
cristiana per l’arrivo del Papa: si tratta di circa 130 mila persone su 70 milioni
di abitanti, al 99% musulmani. Uomini e donne che continuano a testimoniare con coraggio
il Vangelo in una terra che in 2000 anni di storia ha dato numerosi santi alla Chiesa.
Ascoltiamo in proposito il servizio di Sergio Centofanti. ********** L’Asia
Minore è una terra ricca di santi: primo fra tutti San Paolo, nato a Tarso, in Cilicia,
morto martire a Roma, e i suoi discepoli San Timoteo, vescovo di Efeso, anch’egli
morto martire, lapidato, e San Luca evangelista. Toccante la storia del contrasto
tra il ricco Filemone e lo schiavo Onesimo, abituato a rubare. San Paolo converte
entrambi: Onesimo è affrancato dalla schiavitù. Diventano vescovi e martiri. Altro
vescovo e martire di questa terra è Sant’Ignazio di Antiochia, innamorato di Cristo
e della Chiesa insiste sulla centralità dell’Eucaristia. Durante la persecuzione dell’imperatore
Traiano nel 107 viene condotto a Roma per essere divorato dalle belve. Celebri le
sue parole: “Sono frumento di Dio e sarò macinato dai denti delle fiere per divenire
pane puro di Cristo. Supplicate Cristo per me, perché per opera di queste belve io
divenga ostia per il Signore”. Sempre del secondo secolo è Sant’Ireneo, nato a Smirne,
diventato poi vescovo di Lione. Dinanzi al pullulare delle eresie afferma la necessità
dell’unità della fede in comunione col vescovo di Roma. Fa sentire la sua voce tra
due correnti opposte: i fanatici montanisti, che predicavano una fede irrazionale
votata al martirio a tutti i costi, e i razionalisti gnostici che pretendevano di
essere salvati attraverso una conoscenza individuale del divino, una sorta di filo
diretto con Dio senza mediazioni umane. Parla con franchezza: muore martire. Nasce
a Smirne anche San Policarpo, amico di Ireneo. Ormai 86enne viene condotto sul patibolo
nello stadio della città durante una persecuzione. Il governatore romano di Smirne
cerca di salvarlo, gli implora di rinnegare la fede. Ma Policarpo grida ad alta voce
davanti a tutti: “Sono cristiano”. E viene ucciso. Il quarto secolo è l’epoca dei
grandi Santi della Cappadocia: San Gregorio Nazianzeno e San Gregorio di Nissa, mistici
e teologi. E poi San Basilio Magno, che distribuisce i suoi beni ai poveri, per condurre
vita monastica nel deserto. Forti i suoi moniti ai ricchi: “se non nutri colui che
sta morendo di fame, tu l’hai ucciso!”. Grande difensore dei poveri e dei deboli è
stato anche San Giovanni Crisostomo, Patriarca di Costantinopoli, celebre per la sua
capacità oratoria. Punta il dito contro lo sfarzo del clero del tempo dicendo: “Vuoi
onorare il Corpo di Cristo? Non permettere che sia oggetto di disprezzo nelle sue
membra, cioè nei poveri. Che vantaggio può avere Cristo se la mensa del sacrificio
è piena di vasi d’oro, mentre poi muore di fame nella persona del povero? Prima sazia
l’affamato e solo dopo orna l’altare con quello che riamane”. Questo gli procura dei
nemici fino al punto di essere costretto all’esilio. Ma la fede di San Giovanni Crisostomo
non vacilla: “Anche se tutto il mondo è sconvolto – affermava – non temo nulla: né
morte, né esilio, né confisca di beni, perché Gesù è la mia sicurezza e la mia difesa.
Lui è la mia roccia”. La storia dei santi di questa terra continua lungo i secoli,
spesso sconosciuta o dimenticata. Si arriva al 5 febbraio scorso quando don Andrea
Santoro, sacerdote fidei donum, uomo del dialogo e della pace, viene ucciso mentre
è in preghiera nella Chiesa di Santa Maria a Trebisonda. La madre di don Andrea perdona
l’assassino. **********