2006-11-22 08:13:49

Torna la paura in Libano: ucciso il ministro Gemayel, leader del partito cristiano maronita


(22 novembre 2006 - RV) Tensione altissima in Libano dopo l’omicidio del ministro dell'Industria libanese Pierre Gemayel, leader del partito cristiano maronita. Gemayel, 34 anni, è stato freddato a colpi di mitra insieme alle sue guardie del corpo da un commando che gli ha teso un agguato in strada. Poco dopo la diffusione della notizia dell'assassinio di Pierre Gemayel, nel quartiere cristiano Hasharafiye di Beirut si sono verificati tafferugli e scontri. La cronaca nel servizio di Graziano Motta: RealAudioMP3

Intanto, a poche ore dall’attentato avvenuto a Beirut il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha approvato il procedimento per l’istituzione del tribunale internazionale che dovrà fare luce sull’assassinio dell’ex premier Hariri, avvenuto l’anno scorso, ed ha espresso una dura condanna per questo nuovo omicidio politico. Il servizio di Paolo Mastrolilli: RealAudioMP3

Ieri, Iraq e Siria hanno ristabilito dopo 25 anni piene relazioni diplomatiche, mentre allo stesso tempo il presidente iracheno, Jalal Talebani, si accinge a compiere sabato una visita in Iran carica di auspici per l’influenza che Teheran può esercitare sugli sciiti in Iraq e quindi sulla pacificazione del Paese. Su questo nuovo scenario, Stefano Leszczynski ha intervistato Alessandro Colombo, docente di Relazioni internazionali presso l’Università statale di Milano:

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R. – Qui andiamo incontro a due fallimenti clamorosi della politica statunitense degli ultimi 3-4 anni. L’occupazione dell’Iraq aveva da un lato, tra i propri obiettivi, quello di mettere sotto pressione il regime siriano e quello iraniano, indebolendoli: ma il risultato di questi tre anni è stato che l’Iran si è estremamente rafforzato e Siria ed Iran, a questo punto, vengono chiamati dall’Iraq perché contribuiscano alla propria stabilizzazione. Questo è già un primo elemento paradossale. Il secondo elemento, che è di portata più generale, è proprio questa rappresentazione del sistema internazionale, come un sistema diviso tra una comunità internazionale di Stati democratici ed alcuni bollati come “Stati-canaglia”, che non possono essere coinvolti. Su questa rappresentazione, l’amministrazione Bush ha investito moltissimo ed è naturale che il coinvolgimento della Siria e dell’Iran nella pacificazione dell’Iraq sarebbe la pietra tombale su questa rappresentazione.


D. – L’Iraq istituzionale che esce da questa terra potrà sopravvivere nella regione senza il sostegno militare degli Stati Uniti?


R. – Dell’Iraq futuro non sappiamo proprio nulla, perché in questo momento è davvero un Paese al collasso. Anche questo è stato un altro dei paradossi dell’iniziativa militare americana: gli Stati Uniti si sono liberati di quello che definivano uno “Stato-canaglia”, ma hanno creato al suo posto uno Stato al collasso, in un contesto nel quale, per lo stesso riconoscimento di documenti strategici americani, gli Stati al collasso sono ancora più pericolosi degli “Stati-canaglia”.
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