Mons. Ravasi commenta l'annuncio della prossima pubblicazione del libro del Papa su
Gesù
(22 novembre 2006 - RV) Come annunciato ieri dalla Sala Stampa vaticana, in primavera
sarà pubblicato il primo libro di Benedetto XVI “Gesù di Nazareth. Dal Battesimo nel
Giordano alla Trasfigurazione”. Incentrato sulla figura di Gesù, il volume, scrive
il Pontefice nella prefazione, vuole offrire delle indicazioni di metodo per poter
leggere la Bibbia e capire chi è realmente Cristo. Sull’argomento Tiziana Campisi
ha intervistato il biblista mons. Gianfranco Ravasi:
********** R. – Sicuramente
è interessante – a mio avviso – che Ratzinger-Benedetto XVI, con il suo Gesù di Nazareth,
si presenti al tempo stesso come Pontefice, ma voglia soprattutto presentare la sua
ricerca personale che non coinvolge direttamente l’autorità magisteriale, per cui
egli dice possibile la critica, la contraddizione.
D. – Benedetto XVI
scrive che dalle diverse pubblicazioni che negli ultimi decenni hanno cercato di ricostruire
la figura di Gesù, si ha l’impressione che si sappia ben poco di certo su Gesù. Ma
quali convinzioni errate oggi sussistono su Gesù Cristo?
R. – E’ come se
su una sponda ci sia Cristo che è affrontato – direi - in maniera solo devozionale,
solo teologica, solo spirituale, che si può incontrare soltanto attraverso una esperienza
intima perché Egli sarebbe soltanto una sorta di figura aureolata di luce, lontana,
intangibile, che entra nei cieli dorati della sua trascendenza. Dall’altra parte si
è invece delineato un Gesù carnale, dai lineamenti storici, ora indecifrabili, limitati
al minimo, oppure molto marcati, ma ridotti secondo il nostro gusto e secondo le esigenze
del nostro tempo. Ecco allora un Gesù che viene molto adottato ed adattato alle situazioni
concrete delle singole istanze culturali, sociali e così via.
D. – Lo
scopo di Benedetto XVI è quello di presentare il Gesù dei Vangeli come il vero Gesù:
una figura storicamente sensata e convincente. Come si può arrivare oggi a questa
consapevolezza?
R. – L’autenticità della figura di Cristo non si ottiene
ritagliando i dati storiografici verificabili e rispedendo poi alle competenze del
teologo le componenti che sono cristologiche e teologiche, bensì tenendo il tutto
ben compatto, nell’unità di una sola persona, che è storicamente sensata e convincente
- queste sono le parole usate dal Papa – e che contiene in sé una dimensione trascendente.
D. – E sono proprio questi i criteri che il Papa suggerisce di adottare
nel leggere la Bibbia: metodo storico e fede. In che modo usarli correttamente?
R.
– Lo studioso deve un po’ come camminare su un crinale. Da un lato, c’è il versante
storico che è in penombra e in cui emerge il Cristo nella sua pienezza di uomo, conosciuto
dai discepoli che gli sono attorno, e di figura trasfigurata; dall’altra parte si
dirama il versante abbagliato dalla Gloria della divinità, della resurrezione, della
trasfigurazione. Benedetto XVI, come teologo e come anche storico, suggerisce di camminare
stando su questo crinale che è molto tagliente, molto delicato, ma tenendo presente
anche l’altro versante. Dunque la figura di Cristo può essere conosciuta restando
saldi sull’uno e l’altro versante. **********