2006-11-22 15:52:35

Mons. Ravasi commenta l'annuncio della prossima pubblicazione del libro del Papa su Gesù


(22 novembre 2006 - RV) Come annunciato ieri dalla Sala Stampa vaticana, in primavera sarà pubblicato il primo libro di Benedetto XVI “Gesù di Nazareth. Dal Battesimo nel Giordano alla Trasfigurazione”. Incentrato sulla figura di Gesù, il volume, scrive il Pontefice nella prefazione, vuole offrire delle indicazioni di metodo per poter leggere la Bibbia e capire chi è realmente Cristo. Sull’argomento Tiziana Campisi ha intervistato il biblista mons. Gianfranco Ravasi:

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R. – Sicuramente è interessante – a mio avviso – che Ratzinger-Benedetto XVI, con il suo Gesù di Nazareth, si presenti al tempo stesso come Pontefice, ma voglia soprattutto presentare la sua ricerca personale che non coinvolge direttamente l’autorità magisteriale, per cui egli dice possibile la critica, la contraddizione.


D. – Benedetto XVI scrive che dalle diverse pubblicazioni che negli ultimi decenni hanno cercato di ricostruire la figura di Gesù, si ha l’impressione che si sappia ben poco di certo su Gesù. Ma quali convinzioni errate oggi sussistono su Gesù Cristo?


R. – E’ come se su una sponda ci sia Cristo che è affrontato – direi - in maniera solo devozionale, solo teologica, solo spirituale, che si può incontrare soltanto attraverso una esperienza intima perché Egli sarebbe soltanto una sorta di figura aureolata di luce, lontana, intangibile, che entra nei cieli dorati della sua trascendenza. Dall’altra parte si è invece delineato un Gesù carnale, dai lineamenti storici, ora indecifrabili, limitati al minimo, oppure molto marcati, ma ridotti secondo il nostro gusto e secondo le esigenze del nostro tempo. Ecco allora un Gesù che viene molto adottato ed adattato alle situazioni concrete delle singole istanze culturali, sociali e così via.


D. – Lo scopo di Benedetto XVI è quello di presentare il Gesù dei Vangeli come il vero Gesù: una figura storicamente sensata e convincente. Come si può arrivare oggi a questa consapevolezza?


R. – L’autenticità della figura di Cristo non si ottiene ritagliando i dati storiografici verificabili e rispedendo poi alle competenze del teologo le componenti che sono cristologiche e teologiche, bensì tenendo il tutto ben compatto, nell’unità di una sola persona, che è storicamente sensata e convincente - queste sono le parole usate dal Papa – e che contiene in sé una dimensione trascendente.


D. – E sono proprio questi i criteri che il Papa suggerisce di adottare nel leggere la Bibbia: metodo storico e fede. In che modo usarli correttamente?


R. – Lo studioso deve un po’ come camminare su un crinale. Da un lato, c’è il versante storico che è in penombra e in cui emerge il Cristo nella sua pienezza di uomo, conosciuto dai discepoli che gli sono attorno, e di figura trasfigurata; dall’altra parte si dirama il versante abbagliato dalla Gloria della divinità, della resurrezione, della trasfigurazione. Benedetto XVI, come teologo e come anche storico, suggerisce di camminare stando su questo crinale che è molto tagliente, molto delicato, ma tenendo presente anche l’altro versante. Dunque la figura di Cristo può essere conosciuta restando saldi sull’uno e l’altro versante.
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