(20 novembre 2006 - RV) In Iraq, il vice ministro della Sanità è sfuggito ad un attentato
costato la vita a due sue guardie del corpo. Si tratta del secondo attacco sferrato
da insorti, nelle ultime ore, contro alti rappresentanti di questo dicastero. Ieri,
uomini in divisa hanno rapito, infatti, l’altro vice ministro. A Baghdad, la polizia
ha trovato poi i corpi senza vita di almeno 14 persone con evidenti segni di torture.
Sale così a più di 100 il bilancio delle vittime in Iraq nelle ultime 24 ore. Negli
Stati Uniti, intanto, un gruppo di esperti del Pentagono ha indicato tre opzioni per
migliorare la situazione nel Paese arabo: il ritiro delle truppe, l’invio di altre
forze o la riduzione del numero dei soldati prolungandone la permanenza. Secondo il
quotidiano ‘Washington Post’, il piano messo a punto dal ministero della Difesa americano
prevede la riduzione dei soldati statunitensi e un’estensione delle attività di addestramento
per le forze irachene.
Restiamo in Iraq, dove da ieri non si hanno notizie
di un parroco caldeo, padre Doglas Yousef Al Bazy. Il vescovo ausiliare dei caldei
di Baghdad, mons. Shleman Warduni, ha riferito che il sequestro è l’ipotesi più probabile.
Dietro il rapimento di un cristiano in Iraq – osserva mons. Warduni - ci sono tante
cause quali la “criminalità, il fanatismo religioso, il denaro e l’intenzione di creare
divisione tra la popolazione”. La situazione in Iraq è sempre più difficile: “nessun
luogo è più sicuro e usciamo raramente di casa”, hanno rivelato alcuni cristiani all’agenzia
AsiaNews.