Serve più coraggio e impegno da parte di tutti per risolvere il conflitto israelo-palestinese:
cosi mons. Tomasi all'ONU di Ginevra
(16 novembre 2006 - RV) “Il conflitto israelo-palestinese si è avvitato in una spirale
di violenza” e sofferenze che “non porta da nessuna parte” e che perciò va spezzata
al più presto. E’ l’accorato appello dell’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, Osservatore
permanente della Santa Sede presso l’ONU di Ginevra, che ieri è intervenuto alla terza
sessione speciale del Consiglio per i Diritti umani. Il presule ha auspicato un maggiore
impegno della comunità internazionale per la soluzione della crisi in Medio Oriente,
a partire dagli Stati chiave della regione. Il servizio di Alessandro Gisotti: ********** Per
risolvere la crisi israelo-palestinese, mons. Tomasi ha indicato due passi necessari.
Innanzitutto, ha affermato, “i due popoli coinvolti devono riconoscere reciprocamente
la propria umanità ed eguaglianza e di qui iniziare un mutuo processo di riconoscimento
sulla base della giustizia e del rispetto dei diritti umani fondamentali internazionali
e del diritto umanitario”. Secondo, la comunità internazionale ha “la responsabilità
morale di promuovere una mentalità di pace, collaborando attraverso misure pratiche
all’eliminazione delle profonde radici culturali, sociali ed economiche della violenza”.
Le parti in conflitto, è stato il suo richiamo, devono essere aiutate a “perseguire
una fruttuosa collaborazione”. Una responsabilità, ha detto, che è dovuta in primo
luogo ai civili, donne e bambini, vittime della violenza e “ai giovani militari le
cui vite sono state spezzate con i loro sogni ancora incompiuti”.
“La violenza
– ha ribadito – non paga mai e genera nuove sofferenze”. Il rispetto dei diritti umani,
a partire dalla vita, ha rilevato, “non è una considerazione astratta, ma un approccio
che paga un ricco dividendo nelle sue conseguenze politiche e rende possibile il godimento
dei frutti della pace”. La Santa Sede, ha spiegato il presule, ritiene il conflitto
israelo-palestinese la “maggiore fonte di instabilità nel Medio Oriente”. D’altro
canto, questa instabilità “aggrava la condizione della popolazione della Palestina
e di Israele e rende ancora più difficile il raggiungimento” dell’obiettivo della
pace. Per questo, è stata la sua esortazione, gli Stati della regione devono impegnarsi
a trovare una soluzione “onorevole al conflitto, rendendo così un importante servizio
a tutta l’umanità”. Così facendo, si dimostrerà “ancora una volta che il rispetto
dei diritti umani favorisce la pace e la pace sostiene” i diritti umani.
Il
presule si è anche soffermato sulle sfide che il Consiglio per i Diritti umani dell’ONU
deve affrontare. “Le persistenti violazioni dei diritti umani in molte aree del mondo”
non “sono sempre state affrontate con onestà e coerenza” a causa di “miopi interessi
politici ed economici”. Mons. Tomasi ha dunque sottolineato che un Consiglio che “non
contribuisce a cambiare la qualità della vita delle persone”, rischia “di perdere
la sua credibilità”. Per la Santa Sede, ha affermato, è allora necessaria l’adozione
di “un coraggioso metodo di vero dialogo che metta sul tavolo i veri problemi, lavorando
per una reale soluzione, a prescindere dai punti di vista”.
Mons. Tomasi
ha concluso il suo discorso citando le parole di Benedetto XVI, pronunciate all’Angelus
di domenica 5 novembre: “Dio onnipotente e misericordioso illumini le Autorità israeliane
e palestinesi, come pure quelle delle Nazioni che hanno una particolare responsabilità
nella Regione, affinché si adoperino per far cessare lo spargimento di sangue, moltiplicare
le iniziative di soccorso umanitario e favorire la ripresa immediata di un negoziato
diretto, serio e concreto”. **********