Il cardinale Bertone ha inaugurato la mostra Laocoonte, alle origini dei Musei Vaticani
(17 novembre 2006 - RV) I musei vaticani celebrano i loro 500 anni con la mostra “Laocoonte
alle origini dei musei vaticani”. Un’esposizione straordinaria, che ricorda il ritrovamento
del gruppo scultoreo del Laocoonte attorno al quale per volontà di Papa Giulio II
nel 1506 iniziò la raccolta di sculture antiche. La mostra resterà aperta fino al
28 febbraio 2007. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Per rivivere
l’emozione e lo stupore che accompagnò il ritrovamento del Laocoonte, il 14 gennaio
di 5 secoli fa, Tracey McLure ha intervistato Francesco Buranelli, direttore dei Musei
Vaticani:
********** R.
- Tutto accadde il 14 gennaio del 1506, in una fredda mattina d’inverno. Casualmente,
sul Colle Oppio, venne trovato questo gruppo scultoreo e subito tutte le persone di
una certa cultura si recarono sul posto. La cronaca del tempo diceva: ‘Pare un Giubileo,
tutti i cardinali saliti a vedere’, proprio con questa enfasi! L’eco arrivò subito
al Pontefice Giulio II che chiamò immediatamente Giuliano da Sangallo per andare a
vedere di che cosa si trattava. Giuliano andò con il figlio Francesco e con Michelangelo
che stava in casa sua all’epoca. Appena arrivati sul Colle Oppio si accorsero che
si trattava del Laocoonte di cui fa menzione Plinio il Vecchio nel Naturalis Historiae.
Plinio descriveva esattamente questa opera che era presente nella casa dell’Imperatore
Tito sul Colle Oppio, per cui era una scoperta quasi preannunciata. Esattamente un
mese dopo entrò in Vaticano.
D. – Però, il Laocoonte non è sempre rimasto
qui …è stato rubato ad un certo punto…
R. – La storia del Laocoonte è lunga,
travagliata. Durante l’occupazione napoleonica non solo il Laocoonte ma tutti i più
importanti capolavori di scultura, di pittura, oggetti d’arte in genere, vennero presi
da Napoleone e dalle sue truppe e portati al novello Musée Napoléon de Paris. Con
il congresso di Vienna, Antonio Canova andò con le credenziali diplomatiche a Parigi
per riportare in Vaticano, e soprattutto in Italia, le principali opere prese come
bottino di guerra. Durante il viaggio di ritorno purtroppo la statua cadde, si rovinò
e poi venne restaurato nuovamente all’arrivo in Vaticano. Oggi la vediamo così, nel
suo splendore, fuori dalla nicchia del cortile ottagono. L’abbiamo voluta riproporre
in un tessuto museale nuovo, legata a tante copie, tante opere ad essa connesse.
D.
– Questo Museo è peraltro ricco di bellissime immagini del Laocoonte..
R.
– Assolutamente sì! Il Laocoonte è stato una scintilla non solo per la conoscenza
dell’antico ma anche per la produzione dell’arte dei secoli a venire. La sua espressione
di dolore, il forte pathos che gli artisti di Rodi sono riusciti a fissare nel marmo,
ha subito emozionato non solo la persona che incrociava gli occhi col Laocoonte ma
anche tutti gli artisti che lo hanno preso come canone artistico soprattutto per la
sofferenza e il dolore. Laooconte vive il dramma dell’uccisione non solo della sua
persona ma anche dei suoi figli innocenti. Lui è un sacerdote, per cui vede pure fallita
la sua missione sacerdotale in quanto i suoi fedeli, il suo popolo non gli crede più
e nello stesso tempo lui è un troiano, per cui sa e vede la morte di Troia e tutti
questi motivi rivivono nello sguardo che ancora oggi si coglie nel volto di Laocoonte. **********