Quella di Pio XII verso i prigionieri di guerra fu una "Crociata di carità". Ne parla
il nuovo libro di suor Margherita Marchione
(15 novembre 2006 - RV) Suscitano commozione o fanno rabbrividire per la loro crudezza,
ma in ogni caso non lasciano indifferenti. Sono le lettere – valutabili in circa 20
milioni – indirizzate negli anni della Seconda guerra mondiale a Pio XII da famiglie
di soldati, prigionieri di guerra, dispersi, di ebrei perseguitati: tutti in cerca
di notizie, di aiuto, di conforto dal Papa. Custoditi nell’Archivio segreto vaticano,
questi documenti sono la base sulla quale la religiosa statunitense di origine italiana,
suor Margherita Marchione, ha costruito il suo ultimo libro dedicato a Papa Pacelli.
Edito dalla Sperling&Kupfer, il libro si intitola “Crociata di carità - L’impegno
di Pio XII per i prigionieri della Seconda guerra mondiale”: nelle sue pagine, rivivono
drammi sconosciuti e documentati che raccontano di un Pontefice alacremente impegnato
sul versante della solidarietà, ben oltre quei presunti “silenzi” o incertezze enfatizzati
da certa pubblicistica recente. Alessandro De Carolis ne ha parlato con l’autrice:
********** R.
– Coloro che scrivono in questo modo di Pio XII ci dicono che non hanno studiato bene
la storia e non hanno studiato i documenti. Io, per conto mio, per dieci anni, ho
cercato di riferirmi proprio ai documenti - che esistono - e per questo dico che coloro
che affermano il contrario non hanno ragione affatto.
D. – Anche il suo
è un libro fatto di documenti…
R. – Soltanto sui documenti. Durante la
guerra c’erano migliaia e migliaia di soldati prigionieri e tanti dispersi e le povere
famiglie non sapevano a chi rivolgersi. Quando hanno visto che nessuno dava loro ascolto,
si sono rivolti a Sua Santità Pio XII, il quale, appena cominciata la guerra, aveva
istituito l’Ufficio Informazioni Vaticano. Ora, possiamo dire che nell’Archivio Segreto
si trovano 20 milioni di lettere di richieste di aiuto. Il Santo Padre, tramite i
suoi delegati, dappertutto nel mondo, è riuscito a rispondere a tutte queste lettere.
Nell’Archivio ho trovato le cartelle, che dicono, ad esempio, quante volte il nome
di un tale individuo era stato annunciato alla Radio Vaticana. Le lettere sono commoventi.
Dalle cartelle ho saputo persino che il Papa ha potuto fare uno scambio di prigionieri.
E’ una cosa magnifica, che poche persone conoscono, perchè nessuno ha mai pubblicato
queste lettere.
D. – In particolare, quali lettere l’hanno colpita di più?
R.
– Le lettere di alcuni ebrei, che cercavano di avere aiuto. Io ho citato queste persone
che dicevano: “Noi non siamo cattolici, ma sappiamo che lei ha tanta bontà e che lei
ci aiuterà”. Poi ci sono le lettere dei bambini. Un bambino dice: “Io voglio che mio
padre torni a casa per la mia Prima Comunione. Me lo fai questo piacere?” Cose così
commoventi, veramente.
D. – Quindi, si può dire che c’era molta fiducia
verso il Papa e verso la Santa Sede…
R. – Si può dire veramente che lo
amavano, perché dalle lettere si sente proprio la fiducia di queste persone. In quelle
di risposta, ci sono delle lettere dove si vede in un angolo una piccola nota, nella
quale il Papa scriveva: “Fai questo, fai quest’altro”. In una lettera, per esempio,
una madre di famiglia diceva: “Grazie del vestiario che mi ha mandato per i miei bambini”.
Oppure: “Ho bisogno di denaro”. E poi, ci sono i documenti nei quali si dice chiaramente
che Pio XII inviò questo aiuto.
D. – Lei afferma nel suo libro che chi
si è avvicinato alla figura di Pio XII non lo ha mai fatto in modo “neutrale”. E aggiunge
con schiettezza di non volerlo fare nemmeno lei, definendo Papa Pacelli “una persona
ispirata da Dio”…
R. – Proprio un santo. Io ricevo tante di quelle lettere
da persone di tutto il mondo che dicono: “Noi non vediamo l’ora di vederlo beato,
perchè abbiamo fiducia in lui e lo vogliamo vedere santo”. **********