(14 novembre 2006 - RV) Ancora morti in Iraq, mentre a Baghdad si è verificato lo
scioccante sequestro di un centinaio di persone. Il nostro servizio:
********** Uomini
armati con le divise della polizia irachena hanno fatto irruzione all’interno di un
edificio del ministero dell’Istruzione Superiore a Karrada, un quartiere periferico
della capitale. I sequestratori hanno separato uomini e donne, chiudendo queste ultime
in una stanza e togliendo loro i telefoni cellulari. Quindi i presenti di sesso maschile,
tra cui dipendenti ministeriali, guardie di sicurezza e semplici visitatori, sono
stati costretti a seguirli. Il tutto mentre continua la drammatica conta dei morti:
da una parte, il bombardamento delle forze americane contro un quartiere nel centro
del capoluogo della provincia sunnita di al Anbar, tra la tarda serata di ieri e le
prime ore di oggi, che ha provocato almeno 30 morti e 17 feriti civili. Dall’altra,
a Baghdad, l’esplosione in un’area commerciale con almeno 10 persone che hanno perso
la vita e 25 feriti. E in relazione all’Iraq, va detto che una squadra di avvocati
internazionali ha presentato denuncia alla procura generale federale tedesca contro
l’ex segretario alla Difesa americano Donald Rumsfeld per il suo ruolo presunto nei
casi di torture di prigionieri in Iraq ma anche a Guantanamo. Vengono chiamati in
causa anche cinque esperti legali dell’amministrazione Bush, tra cui l’attuale ministro
della Giustizia Alberto Gonzales. Intanto il presidente americano Bush ha incontrato
i responsabili della commissione incaricata di studiare una strategia di stabilizzazione
per l’Iraq. Dovrà esprimere le sue raccomandazioni sull’Iraq entro dicembre. Oggi
il confronto con i Democratici, che hanno già annunciato di lavorare per un ritiro
progressivo delle truppe che cominci fra 4 -6 mesi. **********
I discorsi
pronunciati ieri da Bush e Blair evidenziano un cambio di strategia politica e bellica
di Stati Uniti e Gran Bretagna in Iraq, anche se con alcune differenze. Il capo della
Casa Bianca ha chiuso la porta a colloqui diretti con Teheran, mantenendo aperto,
invece, uno spiraglio con la Siria. L’inquilino di Downing Street ha spinto sull’acceleratore
della pace, coinvolgendo Iran e Siria nel processo negoziale. Ma è possibile che le
posizioni assunte da Washington e Londra siano il primo atto del ritiro dei loro eserciti
dal Paese del Golfo? Salvatore Sabatino lo ha chiesto ad Arduino Paniccia, docente
di Studi Strategici presso l’Università di Trieste:
********** R. – E’
iniziata una nuova fase strategica. A mio parere, si può concludere con un parziale
se non totale ritiro delle truppe dall’Iraq, ma credo sarà necessaria una grande conferenza
di pacificazione per poter arrivare a questo risultato, nella quale un elemento indispensabile
potrà essere l’istsituzione di un Iraq federale e non più centralizzato.
D.
– Professore, l’Iraq non rischia, a questo punto, di indebolire l’alleanza strategica
tra Londra e Washington?
R. – Ciò che può andar bene oggi per Blair e per Bush
e addirittura per l’Iran e per la Siria, può invece essere non gradito agli iracheni.
Questo è il vero grande problema. Si tratta ora di capire quali riforme effettuare
per tentare di pacificare il Paese che è sulla strada di una potenziale guerra civile.
C’è una serie di operazioni da fare. In primis, ritengo debba essere fatta l’amnistia,
gestendo il “caso-Saddam” nella dovuta maniera diplomatica e vedendo che cosa può
essere fatto per la componente sciita. Quindi, non è soltanto un problema di volontà:
la questione dell’Iraq dev’essere gestita da parte della coalizione con personaggi
di altissimo livello. Fino a questo momento, non li abbiamo visti. La gestione è stata
disastrosa, ma speriamo nel futuro. L’Europa potrebbe dare un gran contributo, non
solo Blair, che è molto debole … **********