In corso in Canada il Vertice mondiale del microcredito
(14 novembre 2006 - RV) Garantire a 175 milioni di persone l’accesso al microcredito
entro il 2015 e assicurare a 100 milioni di famiglie, che oggi vivono con meno di
un dollaro al giorno, nuove fonti di sussistenza: è con questi obiettivi che si sta
svolgendo, ad Halifax in Canada, l’annuale Microcredit Global Summit. Il microcredito
rappresenta una forma di sviluppo economico che permette di usufruire di servizi finanziari
a coloro che non potrebbero accedere a prestiti bancari perché poveri, e dunque privi
di garanzie. Ma qual è la filosofia che sta dietro la pratica del microcredito? Ada
Serra lo ha chiesto al professor Stefano Zamagni, ordinario di Economia Politica all'Università
di Bologna:
********** R. – Il credito è un diritto, cioè la persona umana,
come ha diritto a tante cose, ha diritto anche al credito. Essere, dunque, discriminati
senza motivi reali dall’accesso al credito è qualcosa che oggi non può essere accettato.
Questa è la filosofia di fondo.
D. – Come si sta ponendo il sistema bancario
internazionale di fronte a questa nuova realtà della microfinanza?
R. – Da
qualche anno a questa parte anche le grandi banche commerciali stanno capendo l’errore
che hanno commesso nei due, tre secoli precedenti. Quindi, si avverte anzitutto un
interesse. In secondo luogo, loro stesse stanno aprendo sezioni speciali di credito,
per intercettare la domanda di questi segmenti che fino ad ora erano stati abbandonati.
Quindi, questo è un fatto molto positivo, perchè l’esperienza del microcredito, nata
dal basso da associazioni quasi tutte di volontariato, ha ottenuto il risultato desiderato,
di costringere anche gli altri a prendere la cosa in seria considerazione.
D.
– Come si spiega invece il fatto che più dell’80 per cento dei beneficiari dei microprestiti
siano donne?
R. – Il principio base del microcredito è la fiducia. Nei Paesi
in via di sviluppo le donne meritano molta più fiducia degli uomini, perché la donna
è molto più attenta ai bisogni fondamentali della famiglia che non l’uomo. E allora,
prestando all’uomo, il rischio e la tentazione che dei soldi presi a prestito vengano
utilizzati per scopi non funzionali alla crescita e al progresso della famiglia sono
molto elevati. La seconda ragione è che in un medesimo contesto, a parità di condizioni,
le donne sono molto più prone ad applicare il principio di reciprocità che non gli
uomini.
D. – Nell’Angelus di domenica scorsa, il Santo Padre ha invitato a
convertire il modello di sviluppo globale, perché le risorse del pianeta non siano
più accessibili solo ad una ristretta minoranza, ma alla globalità della popolazione
mondiale…
R. – L’affermazione del Papa è molto più importante di quanto non
si tenda a credere. Il Papa non ha detto, poiché ci sono 800, 900 milioni di poveri
assoluti mettiamo mano al portafoglio, facciamo uno sforzo di elemosina per aiutarli.
Ha detto una cosa fondamentalmente nuova, e cioè bisogna cambiare il modello di sviluppo.
Questa è veramente un’affermazione impegnativa, su cui dovremmo tornare a riflettere.