2006-11-12 15:56:38

Giornata mondiale del diabete: 230 milioni i malati


(12 novembre 2006 - RV) “Uniti contro il diabete”. E’ questo il tema scelto per la Giornata mondiale del Diabete, che si celebra oggi. La patologia colpisce 230 milioni di persone nel mondo e ogni 10 secondi si verifica un decesso per complicanze legate alla malattia. Una situazione resa ancora più drammatica dal fatto che queste cifre sono destinate ad aumentare del 25 per cento nei prossimi 10 anni, come spiega, al microfono di Antonella Villani, Umberto Valentini, presidente dell’Associazione Medici Diabetologi:

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R. – Si calcola che nel 2025 saranno più di 300 milioni a livello mondiale le persone con questa malattia, ma la cosa ancora più drammatica è che nel ’94 si pensava che nel 2025 avremmo raggiunto i 230 milioni di persone con il diabete, mentre questa quota in realtà la abbiamo raggiunta oggi. Si tratta, quindi, di una malattia non solo in rapida evoluzione, ma addirittura sta bruciando i tempi rispetto a quelle che erano le previsioni. Il problema qual è? Al di là del numero delle persone, si tratta di una malattia estremamente invalidante in quanto – se non curata bene – ha un rischio di cecità, di dialisi, di infarto, di amputazione delle gambe. Accanto, quindi, ai problemi legati proprio alla cura e alla qualità della vita di queste persone, sicuramente comporta dei costi per i sistemi sanitari che non sono indifferenti e si perde – tra virgolette – della forza lavoro e di conseguenza aumentano i costi diretti della malattia, ma anche i costi indiretti legati, appunto, a tutte quelle che sono le previdenze che servono per assistere le persone che hanno avuto dei danni molto gravi legati alla malattia stessa.


D. – Chi sono le persone più colpite dalla malattia?


R. – Tutte le fasce di età, ma in particolare tutte le persone che sono in soprappeso o che fanno una vita sedentaria. In queste persone si creano delle alterazioni di tipo biochimico che portano pian piano a far aumentare la glicemia nel sangue e questa glicemia che pian piano aumenta è in grado di provocare poi notevoli danni.


D. – Ci sono dei Paesi che risultano più colpiti di altri?


R. – Fino a vent’anni fa, eravamo convinti che la malattia fosse appannaggio dei Paesi occidentali, ma si è visto che questa malattia si sta ora diffondendo molto rapidamente proprio nei Paesi in via di sviluppo. Si prevede addirittura che in Egitto l’aumento della malattia nei prossimi 20 anni sarà pari al 130 per cento.


D. – Un incremento che andrà ad incidere fortemente anche sulla spesa sanitaria di questi Paesi?


R. – La malattia diabetica è considerata la quarta malattia più costosa per i sistemi sanitari. Questi Paesi hanno calcolato, soprattutto i Paesi in via di sviluppo, che se il diabete dovesse aumentare in modo così drammatico, sarà tale la spesa che determina da bloccare lo sviluppo economico di questi Paesi nel loro complesso.


D. – E in Italia qual è la situazione?


R. – Si prevede che nei prossimi anni il numero dei casi di diabeti passerà dall’attuale 4-5 per cento fino al 7-8 per cento. Anche qui occorrono modelli organizzativi e gestionali completamente diversi rispetto a quelli che si pensavano alcuni anni fa.


D. – Cosa si farà a questo punto per combatterla?


R. – L’obiettivo principale è la prevenzione della malattia. Gli strumenti sono fondamentalmente gli stili di vita e questo in sintesi vuol dire non ingrassare e muoversi almeno mezz’ora al giorno con una camminata un po’ sostenuta e questo vuole dire fare le scale piuttosto che prendere l’ascensore, parcheggiare la macchina due isolati più lontano dall’ufficio.


D. – E a livello mondiale sono state scelte delle linee guida da seguire?


R. – C’è questa campagna “Uniti contro il diabete” che è una campagna internazionale che arriverà poi a richiedere all’ONU una risoluzione. C’è poi una campagna di prevenzione, perché gli stili di vita in realtà si possono praticare se il contesto sociale lo permette e quindi piste ciclabili, palestre, campi sportivi. In sostanza si tratta soltanto di una prescrizione medica, ma ci deve essere un sistema intorno che diventa sensibile al poter praticare degli stili di vita sani.
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