L’incontro con Cristo cambia la nostra vita: così Benedetto XVI all’udienza generale,
parlando di San Paolo Apostolo
(8 novembre 2006) L’incontro che cambia la vita, quello con Gesù Cristo, che orienta
la nostra esistenza unendoci intimamente alla sua vicenda umana e spirituale: ne ha
parlato stamane Benedetto XVI alla folla di fedeli, circa 15 mila raccolti in Piazza
San Pietro per l’Udienza generale. Servizio di Roberta Gisotti: ********** Ha
preso spunto il Papa nella sua catechesi dall’incontro dell’Apostolo Paolo sulla via
di Damasco con Cristo, un incontro che ha rivoluzionato la sua vita. Ma come si verifica
l’incontro di un essere umano con Cristo e cosa ne deriva? “San Paolo ci aiuta a comprendere
– ha spiegato Benedetto XVI – il valore fondante e irrinunciabile della fede”; come
l’apostolo scrive nell’epistola ai Romani “l’uomo è giustificato dalla fede, indipendentemente
dagli atti prescritti dalla legge di Mosé. Essere giustificati significa essere resi
giusti dalla grazia di Dio ed entrare in comunione con Lui, al fine di stabilire una
relazione più autentica con tutti e ciò sulla base di un perdono totale dei nostri
peccati”:
“E’ dunque importante che ci rendiamo conto di quanto Gesù Cristo
possa incidere nella vita di un uomo e quindi anche nella nostra stessa vita. In realtà,
Cristo Gesù è l’apice della storia salvifica e quindi il vero punto discriminante
anche nel dialogo con le altre religioni”.
L’identità cristiana si esplicita
dunque nell’essere in Gesù Cristo, “fino ad immergersi in Lui e condividere tanto
la sua morte, quanto la sua vita”; il cristiano s’identifica con Cristo e Cristo s’identifica
con lui. E questa “mutua compenetrazione” deve essere calata nella nostra vita quotidiana,
ha esortato il Papa:
“Da una parte, la fede deve mantenerci in un costante
atteggiamento di umiltà di fronte a Dio, anzi di adorazione e di lode nei suoi confronti.
Infatti, ciò che noi siamo in quanto cristiani lo dobbiamo soltanto a Lui e alla sua
grazia. Poiché niente e nessuno può prendere il suo posto, bisogna dunque che a nient'altro
e a nessun altro noi tributiamo l'omaggio che tributiamo a Lui. Nessun idolo deve
contaminare il nostro universo spirituale, altrimenti invece di godere della libertà
acquisita ricadremmo in una forma di umiliante schiavitù. Dall'altra parte, la nostra
radicale appartenenza a Cristo e il fatto che ‘siamo in Lui’ deve infonderci un atteggiamento
di totale fiducia e di immensa gioia”.
L’incontro con Cristo crea, infatti,
un legame indissolubile:
“In definitiva, infatti, dobbiamo esclamare con
san Paolo: ‘Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?’ E la risposta è che niente
e nessuno «potrà mai separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore”.
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