Concluso in Vaticano il convegno dei direttori europei della pastorale del turismo
(8 novembre 2006 - RV) Si è conclusa ieri in Vaticano la Riunione dei Direttori
Nazionali per la Pastorale del Turismo in Europa, promossa dal Pontificio Consiglio
della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, su “Il turismo, una realtà trasversale:
aspetti pastorali”. Mons. Aldo Giordano ha partecipato ai lavori nella sua qualità
di segretario del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee. Giovanni Peduto lo
ha intervistato:
********** R. – Innanzitutto, diciamo che il turismo,
e la mobilità umana in genere, stanno cambiando il volto alla Pastorale, stanno cambiando
il volto alle parrocchie, stanno cambiando il volto anche al servizio dei sacerdoti.
Se prima c’era una comunità stabile, il sacerdote offriva servizio ad una comunità
stabile, adesso c’è una comunità in movimento che cambia e spesso la Chiesa deve offrire
il primo annuncio del cristianesimo a persone che non conoscono più il cristianesimo,
anche perchè vengono da culture di altri continenti, da culture diverse. Ci sono altri
temi toccati da questa mobilità, come la stessa realtà della famiglia. Un mondo molto
in mobilità rende difficile una realtà stabile come dovrebbe essere la famiglia. Ci
sono anche dei segni molto interessanti che come Chiesa in Europa cogliamo. Per esempio,
il fatto dell’affermarsi sempre più della dimensione del pellegrinaggio. Forse, da
questo fatto noi possiamo imparare quale dovrebbe essere l’anima del turismo. Il pellegrinaggio
è un cammino, è la ricerca di una meta, è la ricerca di un senso. Noi vorremmo dare
a tutto il turismo questa dimensione di ricerca, di cammino. Oppure c’è anche un turismo
alternativo. C’è chi lega il turismo al volontariato, chi lo lega all’attenzione ai
poveri, all’attenzione al terzo mondo. Noi vorremmo far sì che sempre di più si vadano
a visitare persone che abitano in Paesi con più difficoltà e vorremmo anche far sì
che le persone che vivono in questi Paesi possano venire a visitarci. Creare, quindi,
veramente, questa globalizzazione della solidarietà. Il cristianesimo crea una famiglia
universale e quindi sarebbe interessante che sempre di più noi ci trovassimo a casa
in tutti gli spazi del mondo, in tutte le culture, perché apparteniamo ad un'unica
famiglia e questa è la nostra ricerca.
D. – Ma una Pastorale del turismo
pone anche delle difficoltà…
R. – Sì, a cominciare dalle lingue. In Europa
abbiamo un centinaio di lingue, fra maggiori e minori. Quindi, abbiamo una difficoltà
a capirci. In una situazione di grande mobilità, di grandi passaggi di gente, noi
dobbiamo cercare di capirci e quindi dobbiamo imparare le lingue, dobbiamo imparare
le culture che stanno dietro alle lingue e dobbiamo anche trovare delle formule di
linguaggio che tutti capiscano. Ci sono delle difficoltà che nascono dal fatto che
il turismo mette in contatto culture veramente diverse. Penso, in particolare, alla
Cina, all’India e così via. Sembra che il ritmo della presenza dei cinesi e degli
indiani in Europa stia aumentando in maniera molto veloce. Questo è un fatto nuovo.
Noi non siamo oggi preparati agli incontri con queste grandi culture, con queste grandi
storie. Quindi, è un fatto nuovo che può essere un grosso problema o può essere anche
una grande chance. Dietro al turismo ci sono anche, purtroppo, per gli europei, degli
scandali enormi. Pensiamo al turismo sessuale. Noi europei, come facciamo a conciliare
il turismo sessuale con il primato della dignità della persona umana, che noi ribadiamo
continuamente? Su questi punti credo che anche la Chiesa voglia fare un’opera di denuncia
e di lavoro. **********