Condanna a morte per Saddam Hussein. Le reazioni di Usa e Ue
(06 novembre 2006 - RV) Condanna a morte per impiccagione. E' questa la sentenza emessa
dal Tribunale speciale di Baghdad contro l’ex rais Saddam Hussein, che più volte in
aula ha interrotto il giudice, inneggiando alla resistenza irachena. Sentiamo Barbara
Schiavulli:
La condanna
a morte di Saddam Hussein è stata recepita con sentimenti contrastanti negli Stati
Uniti ed in Europa, riproponendo le stesse divisioni emerse nel 2003, quando Washington
aveva deciso di invadere l’Iraq senza in consendo delle Nazioni Unite. Il servizio
di Paolo Mastrolilli:
Ma che cosa
dire sul piano del diritto internazionale? Fausta Speranza lo ha chiesto al preside
della Facoltà di Scienze politiche dell’Università la Sapienza di Roma, Fulco Lanchester,
già professore di diritto comparato:
Saddam Hussein,
ascoltando la sentenza, ha gridato “Dio è grande”. Lui che ha improntato il suo regime
al laicismo. Nell’intervista di Fausta Speranza, la riflessione al proposito di padre
Justo Lacunza, esperto di questioni orientali:
Ma una condanna
a morte può davvero far fare i conti con la storia? Fausta Speranza ne ha parlato
con padre Michele Simone, vicedirettore di Civiltà Cattolica:
“La condanna
di Saddam Hussein rispecchia il giudizio di tutta la comunità internazionale sull’operato
del dittatore iracheno”. Così il premier italiano, Romano Prodi, ha commentato ieri
la sentenza emessa dal Tribunale di Baghdad. “Tuttavia – ha detto ancora il presidente
del Consiglio – per efferato che sia un delitto, la nostra tradizione e la nostra
etica sono lontani dall'idea della pena di morte''. E proprio su questo aspetto si
è espresso il card. Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della
Giustizia e della Pace, intervistato da Giancarlo La Vella: