2006-11-05 15:44:21

Il dialogo interreligioso, impegno da affrontare con creativita’ e convinzione personale: cosi’ il cardinale Etchegaray ai ragazzi di diverse religioni, a 20 anni dalla storica giornata di Assisi


(6 novembre 2006 -RV) Un braciere acceso in segno di concordia tra le religioni del mondo. Ad Assisi, ieri mattina, i giovani hanno unito la propria fiamma a quella che arde ininterrottamente dal 2002, quando Giovanni Paolo II insieme con molti leader religiosi pregò per il mondo sconvolto pochi mesi prima dall’orrore dell’11 settembre. E’ iniziato con questo gesto simbolico il primo incontro giovanile, organizzato dal Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, nato per celebrare l’evento che trasformò la cittadella francescana in un’icona di concordia tra fedi differenti: la giornata mondiale di preghiera dell’ottobre 1986. La cronaca della prima mattina di lavori nel servizio del nostro inviato ad Assisi, Alessandro De Carolis:
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Quando vent’anni fa l’idea del dialogo fra le religioni viveva qui, sotto le mura della Basilica francescana, uno storico spartiacque - tanto da far parlare di un “prima” e di un “dopo” Assisi - molti di loro erano sui banchi di scuola e altri non erano ancora nati. Vent’anni dopo, un gruppo di giovani – “figli” di quel 27 ottobre 1986 e del suo spirito di fraternità – si sono ritrovati nello stesso luogo per celebrare l’intuizione originaria, ma soprattutto per raccogliere un ideale testimone di impegno da chi, in quel giorno – pope, imam o rabbino – accettò l’inedita proposta di Giovanni Paolo II di una giornata condivisa di preghiera e di pace. In circa cento ragazzi e ragazze di religioni diverse - tra cristiani di varie confessioni, ebrei, musulmani, taoisti, indù, buddhisti, sihk, zoroastriani - hanno preso posto stamattina nell’antica Sala papale del Sacro Convento di Assisi con l’obiettivo di riscoprire, oggi da protagonisti, l’intensità dello “spirito di Assisi”.


La regia dell’avvenimento, con la collaborazione dei francescani del posto, è stata curata dal Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso. Il segretario del dicastero, l’arcivescovo Pierluigi Celata, ha stimolato i giovani presenti a sentirsi “capaci di costruire un futuro di pace”, perché “capaci – ha riconosciuto – di novità e di immaginazione”. La stessa immaginazione che 20 anni fa portò Giovanni Paolo II a cullare l’idea poi sbocciata nella prima Giornata di preghiera interreligiosa di Assisi. E’ stato il cardinale Roger Etchegaray - che dell’incontro dell’86 fu il principale organizzatore - a rammentare numerosi retroscena dell’evento. Oggi, ha affermato il cardinale Etchegaray, grazie a quella giornata di 20 anni fa, si è “scatenato un movimento straordinario”, l’elemento interreligioso “comincia ad avere diritto di cittadinanza” in molte fedi. Ma questo, ha aggiunto, non è sufficiente se non c’è una capacità di coltivarlo personalmente, in tutto il mondo:


“Il dialogo interreligioso va sviluppato, ma non solo il dialogo interreligioso, ma anche quello intrareligioso. Dice un grande teologo che ‘dialogo intrareligioso’ vuol dire che non è sufficiente dialogare fra religioni diverse, ma bisogna vedere anche come ciascun uomo, ciascuna donna, viva all’interno della propria comunità la propria religione”.


Poi, a illuminare un pomeriggio avaro di sole, sono stati loro, i giovani, incolonnati in pellegrinaggio sulla strada che dalla Basilica di Assisi scende verso il Santuario di Rivotorto, con una sosta intermedia alla Chiesa di San Damiano. Quattro chilometri lungo i quali – esattamente 800 anni fa - fiorì la santità che trasformò Francesco di Bernardone in Francesco di Assisi: dalle sue spoglie mortali in Basilica, alla chiesetta in cui Gesù gli si manifestò, per concludersi davanti allo spoglio Tugurio di pietra in cui Francesco visse con i primi compagni servendo i poveri e curando i lebbrosi.


Da Assisi, Alessandro De Carolis, Radio Vaticana.
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I giovani presenti all’Incontro interreligioso di Assisi sono attivamente impegnati nel campo del dialogo con giovani di altre fedi. Ecco l’esperienza di Paolo, appartenente al Movimento dei focolari di Trento, che racconta al microfono di Alessandro De Carolis in che modo si sia preparato all’appuntamento:


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R. – In spirito di speranza, speranza di poter toccare con mano quella che è la gioia di una famiglia. Alla famiglia del genere umano, appartiene chiunque, di qualunque razza o religione. In questi giorni avremo la possibilità di approfondire ciò che venti anni fa è iniziato. E’ giusto che anche noi abbiamo la possibilità di chiedere, di approfondire e di provare quello che è il vivere in famiglia rispettandosi nelle differenze, ma con la voglia di comunicare e dialogare, il dialogo credo che sia – come dice anche il Papa - la chiave per la pace.


D. – Hai qualche esperienza diretta di rapporto, di confronto con giovani della tua età di altre religioni?


R. – Sì, per motivi di studio ho avuto modo di conoscere musulmani ed ebrei. La cosa che più mi ha colpito nel mio rapporto con loro è che è proprio la nostra diversità che ci fa forti. Noi portiamo la nostra religione e siamo consapevoli della nostra religione, ma siamo aperti all’altro. La possibilità che abbiamo di trattare vari temi, anche teologici, oltre che temi di amicizia, ci rendono consapevoli di vedere in modo diverso. La cosa importante è constatare il rispetto che abbiamo fra di noi e forse la cosa di cui abbiamo più bisogno, è un rapporto di amicizia che è fondato proprio sul rispetto e sul dialogo.
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