Il problema dell'incertezza nella scienza al centro della plenaria della Pontificia
Accademia delle Scienze
(3 novembre 2006 - RV) E’ iniziata, stamane in Vaticano, la Sessione plenaria della
Pontificia Accademia delle Scienze sul tema “La prevedibilità nella scienza: accuratezza
e limiti”. Al centro dei lavori, in particolare, il problema dell’incertezza scientifica
riguardo a tematiche come la previsione dei terremoti o la caduta di corpi celesti,
l’insorgenza improvvisa di pandemie o i cambiamenti climatici. Ma quale riflessione
provoca questa dimensione dell’incertezza? Giovanni Peduto lo ha chiesto al cancelliere
della Pontificia Accademia mons. Marcelo Sanchez Sorondo:
********** R.
– Naturalmente è il grande motore della ricerca, perché come dice Shakespeare, ci
sono tante cose cui non si è pensato. La realtà è molto più grande. Quindi, l’incertezza
o l’ammirazione sono il motore della ricerca. La scienza non potrà mai determinare
tutte le cose. C’è sempre qualcosa che sfugge, non alla mente di Dio, ma alla nostra,
perché la realtà è molto più ricca della nostra mente. Qui c’è una dialettica fra
quello che possiamo sapere e quello che non possiamo sapere.
D. – Il discorso
della fede come si colloca nella tematica di questa Plenaria?
R. – Si colloca
molto bene, perchè sembra che uno dei motivi per il quale nelle città moderne è aumentato
l’ateismo o l’agnosticismo è il fatto che ci si sente più sicuri con la scienza: così
non avremmo più bisogno di Dio, perché possiamo conoscere il futuro. Non avremmo più
bisogno della Provvidenza di Dio. Noi sappiamo che questa è una riduzione scientista.
Anche i grandi scienziati non lo pensano, perchè naturalmente ci sono campi nei quali
la scienza non potrà mai darci una risposta, e sono i campi delle grandi domande:
“Da dove veniamo? Dove andiamo? Chi siamo, nel profondo di noi stessi?” La scienza
può prevedere tanto, anche grazie alla matematica. Eppure, ci sono cose che sfuggono
alla stessa matematica: il problema dell’essere in quanto essere in filosofia, il
problema della teologia, sfuggono alla matematizzazione. Quindi, la questione è dimostrare
anche che ci sono ambiti a livello della ragione che sfuggono alla determinazione
della scienza. L’importante, quindi, è dire che la nostra fede non è incompatibile
con la scienza, anzi, è stata la nostra fede che ha sviluppato la scienza moderna.
Galileo si spiega solo nell’ambito della fede cristiana. **********