Mons. Sigalini: la scuola non faccia l'occhiolino ad Halloween. Ma raccogliamo la
voglia di ritrovarsi dei giovani
(2 novembre 2006 - RV) Una festa finita in tragedia: è il drammatico epilogo della
notte di Halloween, costata la vita in Italia a due bambini. Un bimbo di 7 anni è
morto per un incendio causato da una candela nascosta in una zucca ed un altro di
10 è stato investito da un’auto mentre giocava a fare il mago. Una gigantesca rissa
si è poi verificata in un paese in provincia di Avellino, dove il parroco è sceso
in strada per fermare due bande di giovani che si stavano affrontando a colpi di bastoni
e coltelli. Nella notte di Halloween, tra il 31 ottobre ed il primo di novembre, i
bambini sono soliti vestirsi da vampiri o piccoli mostri. Bussano alle porte delle
case e chiedono dei dolci. Ma Halloween è semplicemente una moda, una festa consumistica
o, piuttosto, l’occasione per un’esaltazione del macabro? Risponde, al microfono di
Amedeo Lomonaco, il vescovo di Palestrina, mons. Domenico Sigalini, già responsabile
del Servizio nazionale di pastorale giovanile della CEI:
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R. – Io credo che sia più una moda che si sta imponendo, perchè c’è una forza
economica dietro che la spinge. I nostri ragazzi hanno voglia di far festa. Cercano
continuamente qualcosa per potersi incontrare. Il mondo nel quale si trovano è fatto
di cose programmate. Non riusciamo a reggere il confronto di fronte a questo martellamento
economico che, evidentemente, crea tutti gli spazi che vuole. E’ chiaro che, però,
i soldi da soli non fanno mai il tutto se non c’è dietro anche un indice di gradimento
antropologico. Questo indice potrebbe essere la scoperta del macabro.
D.
– La festa di Halloween cerca di esorcizzare la morte, ma non è anche il tentativo
di esaltare il mondo dell’esoterico?
R. – Secondo me, non esorcizza troppo
la morte. Cerca soltanto di mettere dentro questo discorso, che sicuramente fa arrivare
alle persone delle grosse domande, cerca di superare il problema. Superando il problema,
evidentemente crea un vuoto ancora maggiore. Dipende anche dalla nostra comunità cristiana
quanto riesce a far vivere meglio, invece, la festa dei Santi e la commemorazione
dei defunti.
D. – A questo proposito, quanto Halloween allontana, soprattutto
i giovani, dalla comprensione della solennità di Tutti i Santi e della commemorazione
dei defunti?
R. – Per me li allontana moltissimo, anche perché purtroppo
la solennità dei Santi e la commemorazione dei defunti sta uscendo dal loro giro di
sensibilizzazione, di preparazione. Rendiamoci conto: quanti sono i ragazzi in Italia
che frequentano una parrocchia? Sono il 15 per cento. Per tutti gli altri l’unica
proposta che c’è, è quella della grande distribuzione economica, dei grandi elementi
promozionali dei supermercati. Bisogna chiamare allora in causa la comunità cristiana
che fa del suo meglio; oggi e ieri siamo stati nei cimiteri e stiamo lì con fede profonda
e con la capacità di far riflettere le persone. Se mancano, però, questi elementi
nella vita di famiglia e qualche struttura di società che potrebbe spendersi di più,
noi siamo impotenti di fronte a questa esasperazione del fenomeno.
D. –
Digitando la parola Halloween in un motore di ricerca, molti siti offrono informazioni
sul mondo dell’occultismo…
R. – Questa è un’esca. A mio avviso, la scuola
deve farsi carico di questo. Invece di fare l’occhiolino ad Halloween, facesse un
po’ più di informazione, facesse vedere i limiti, senza demonizzare assolutamente
la voglia di ritrovarsi dei ragazzi. Ogni elemento, però, che viene proposto dalla
società ha bisogno di essere collocato dentro una visione della vita. Una visione
del mondo e una visione del bene, in maniera da aiutare i ragazzi a non far diventare
questo una porta per delle cose non più controllabili. La festa di Halloween è un’occasione
di incontro fra i ragazzi, con caratteristiche che io non approvo, ma che non può
essere demonizzata. **********