2006-10-31 14:17:06

Solennità di Tutti i Santi: Benedetto XVI presiede la Messa in San Pietro


(31 ottobre 2006 - RV) Domani, 1°novembre, alle 10.00 nella Basilica di San Pietro, il Papa presiederà la Messa nella Solennità di Tutti i Santi. Non ci sarà dunque la consueta udienza generale del mercoledì. La Radio Vaticana trasmetterà la cronaca dell’evento a partire dalle 9.50 in onda media, onda corta e modulazione di frequenza, con commenti in italiano, inglese, tedesco, francese, spagnolo e portoghese. Benedetto XVI, in questo anno e mezzo di pontificato, ha più volte ricordato che tutti i fedeli sono chiamati a diventare santi. La santità è dunque la misura dell’essere cristiano. Il servizio di Sergio Centofanti. RealAudioMP3

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I Santi – spiega il Papa – sono coloro che hanno il coraggio di lasciare tutto per diventare “amici di Gesù”. Sono loro che ci fanno vedere che la fede “non è un cumulo di proibizioni”, una serie di “no” o di tristi rinunce moralistiche. E’ invece, in positivo, una scelta piena di gioia: si lascia qualcosa perché si è trovato di meglio. Si vende tutto quello che si ha per comprare un tesoro d’incomparabile valore: è “l’incontro con la Persona di Gesù”, con il “suo sguardo pieno d’amore”, che “dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”:

“Il santo è colui che è talmente affascinato dalla bellezza di Dio e dalla sua perfetta verità da esserne progressivamente trasformato. Per questa bellezza e verità è pronto a rinunciare a tutto, anche a se stesso. Gli basta l’amore di Dio, che sperimenta nel servizio umile e disinteressato del prossimo, specialmente di quanti non sono in grado di ricambiare” (Omelia della Messa del 23 ottobre 2005 per la canonizzazione di cinque beati).

“Diventare santi – in realtà, sottolinea Benedetto XVI – significa realizzare pienamente quello che già siamo”, cioè “figli di Dio”: grazie alla sua morte e risurrezione infatti Gesù ha compiuto “la più grande mutazione mai accaduta” permettendoci, per grazia, di condividere la vita stessa di Dio. “Non sono più io che vivo – dice San Paolo – ma Cristo vive in me”:

“È stata cambiata così la mia identità essenziale, tramite il Battesimo, e io continuo ad esistere soltanto in questo cambiamento. Il mio proprio io mi viene tolto e viene inserito in un nuovo soggetto più grande, nel quale il mio io c'è di nuovo, ma trasformato, purificato, ‘aperto’ mediante l'inserimento nell'altro, nel quale acquista il suo nuovo spazio di esistenza. Diventiamo così ‘uno in Cristo’, un unico soggetto nuovo, e il nostro io viene liberato dal suo isolamento. ‘Io, ma non più io’: è questa la formula dell'esistenza cristiana fondata nel Battesimo, la formula della risurrezione dentro al tempo, la formula della ‘novità’ cristiana chiamata a trasformare il mondo” (Discorso al Convegno di Verona il 19 ottobre 2006).

I santi – afferma il Papa - non possono tenere per sé la grande gioia di aver incontrato Dio ma si mettono in movimento per trasmettere agli altri la bellezza della fede: e lo fanno con umiltà e pace, nella misericordia e nella verità, con “quella forza mite che viene dall’unione con Cristo”, testimoniando che “chi crede non è mai solo”.
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E proprio su queste parole del Papa ascoltiamo il commento dell’arcivescovo Angelo Comastri, al microfono di Giovanni Peduto: RealAudioMP3


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R. – La festa di Tutti i Santi unisce in un unico ricordo questa sterminata famiglia che ci riempie il cuore di consolazione. Io talvolta sento dire da alcune persone: “Mi sento solo. Mi sento sola”. Ma dico: “Pensa che tu sei circondato dalla famiglia dei Santi, dalla comunione dei Santi, dall’abbraccio dei Santi”. E questa presenza dei Santi nella nostra vita dovrebbe diventare un pensiero costante, perchè i Santi in cielo non possono stare inoperosi. Il paradiso non è un pensionato dorato. Il paradiso è il luogo in cui si vive la massima carità. E se il comandamento dell’amore vale per noi in terra, a maggior ragione vale per i Santi in cielo. Per questo Santa Teresa di Lisieux poco prima di morire disse: “Io sto per entrare nel riposo … anzi, non nel riposo – si corresse - io passerò il mio cielo a fare del bene sulla terra”. I Santi sono tanti e sono tutti protesi verso di noi, perchè chi è unito a Dio è unito all’amore e l’amore non può stare inoperoso. Questo è un pensiero che ci riempie il cuore di consolazione e ci permette di affrontare le tempeste della vita, le difficoltà della vita con un grande ottimismo, con una grande fiducia, anche partendo dalla verità della comunione dei Santi.


D. – Eccellenza, come presentare la santità ai nostri giorni, in altri termini come spiegare cos’è la santità?


R. – Noi dobbiamo anzitutto sfrondare la santità da un alone di irrealtà che talvolta la circonda. I Santi sono le persone che vivono fino in fondo l’umanità. I Santi sono le persone veramente realizzate. I Santi sono le persone veramente di successo, perchè il successo non è la fama di un campionato di calcio, la fama del successo di un film, la fama di un successo nel lavoro. Il vero successo della vita è la santità e la santità è una pienezza di umanità. Per questo Gesù chiama i Santi Beati. Le beatitudini non sono altro che una caratteristica dei Santi. I poveri in spirito, cioè i liberi dal denaro, dal potere, dal successo, i miti, i liberi dalla violenza; i misericordiosi, i liberi dall’odio; i puri di cuori, i liberi dal fango, sono delle persone felici, sono beati. Dobbiamo far capire allora quando presentiamo la santità che l’ideale della santità è un ideale della felicità, è un ideale della pienezza di umanità, è un ideale di piena realizzazione di se stessi, perché i Santi sono coloro che hanno veramente realizzato i progetto di Dio e quindi la pienezza di umanità. Io a volte mi chiedo chi è più umano di San Francesco di Assisi, chi è più uomo di lui, e chi è più donna di Madre Teresa di Calcutta. Anche se sono esempi sublimi, sono però esempi ai quali dobbiamo guardare perchè quella è la strada per realizzare pienamente se stessi. E mi ritrovo in una frase di Léon Bloy, un convertito pieno di fuoco, che un giorno disse: “Esiste una sola tristezza ed è la tristezza di non essere Santi e io vorrei che nessuno avesse questa tristezza, vorrei che tutti fossero Santi”.
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