2006-10-21 09:01:05

L'omelia del Papa a Verona: sola da Cristo può venire il cambiamento decisivo del mondo


(20 ottobre 2006 - RV) Sulle orme di Cristo siamo eredi di quei testimoni vittoriosi, martiri, Santi, Beati, che hanno lasciato tracce indelebili in duemila anni di storia cristiana. Così, in sintesi, ha parlato ieri pomeriggio il Papa, durante la Messa presieduta nello stadio veronese del Bentegodi, in occasione del 4° Convegno nazionale ecclesiale. Circa quarantamila i fedeli presenti che hanno salutato Benedetto XVI con calore ed affetto. Dal nostro inviato, Massimiliano Menichetti:
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Uno stadio vestito a festa, traboccante di gioia per la presenza di Cristo Eucaristia, per l’incontro con il Papa. Questa l’immagine dirompente che ieri lo stadio veronese di Bentegodi ha regalato agli oltre 40 mila fedeli presenti. Migliaia i fazzoletti colorati, le bandierine per il Papa, come scroscianti gli applausi che hanno salutato l’arrivo di Benedetto XVI quando con la papamobile ha percorso, tra le note del coro, la pista sotto gli spalti, prima di dirigersi verso l’altare allestito per la concelebrazione eucaristica. Sull’imponente presbiterio, posto sul lato est dello stadio, sedevano 220 vescovi e circa 30 cardinali. Il Papa, nella sua omelia, ha ripreso l’asse portante del Convegno, la prima lettera di Pietro, il tema delle giornate “Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo” e tracciando un parallelo con il discorso tenuto in mattinata ai 2700 delegati in Fiera ha sottolineato che Cristo vincendo la morte “ci ha rigenerati e, nella fede, ci ha donato una speranza invincibile nella vita eterna”:
“Forti di questa speranza non abbiamo paura delle prove, le quali, per quanto dolorose e pesanti, mai possono intaccare la gioia profonda che ci deriva dall’amore di Dio. Egli, nella sua provvidente misericordia, ha dato il suo Figlio per noi e noi, come dice San Pietro, pur senza vederlo, crediamo in Lui e Lo amiamo. Il suo amore ci basta".
Dalla forza di questo amore, dalla salda fede nella risurrezione di Gesù che fonda la speranza, nasce e costantemente si rinnova la nostra testimonianza cristiana. E’ lì che si radica il nostro ‘Credo’, il simbolo di fede a cui ha attinto la predicazione iniziale e che continua inalterato ad alimentare il Popolo di Dio”.
Quindi, volgendo lo sguardo agli Apostoli, ai tanti Santi e martiri che hanno custodito e annunciato la speranza salvifica di Cristo, ha parlato dell’ardore di fede che bruciava nel loro cuore:
“La verità di quest’affermazione è documentata anche in Italia da quasi due millenni di storia cristiana, con innumerevoli testimonianze di martiri, di Santi e Beati, che hanno lasciato tracce indelebili in ogni angolo della bella Penisola nella quale viviamo”.
Noi siamo gli eredi di quei testimoni vittoriosi, ha detto il Papa, “la certezza che Cristo è risorto ci assicura che nessuna forza avversa potrà mai distruggere la Chiesa”. E parlando della “consapevolezza che soltanto Cristo può pienamente soddisfare le attese profonde del cuore umano”, Benedetto XVI ha ribadito lo slancio missionario a cui tutti i cristiani sono chiamati:
“Solo da Dio può venire il cambiamento decisivo del mondo. Soltanto a partire dalla Risurrezione si comprende la vera natura della Chiesa e della sua testimonianza, che non è qualcosa di staccato dal mistero pasquale, bensì ne è frutto, manifestazione e attuazione da parte di quanti, ricevendo lo Spirito Santo, sono inviati da Cristo a proseguire la sua stessa missione”.
Quindi l’augurio del Papa per una rinnovata stagione di testimonianza: in “un mondo che cambia, ha detto, il Vangelo non muta”. Poi, ha concluso, “la Buona Notizia resta sempre lo stessa: Cristo è morto ed è risorto per la nostra salvezza!”
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