Il Papa all'Università Lateranense: "La verità sia diffusa e difesa in un mondo in
crisi di identità e di cultura"
(21 ottobre 2006 - RV) In un mondo in “crisi di cultura e di identità”, l’insegnamento
della verità che viene da Dio, attraverso la Parola di Cristo, è una radice di libertà
per qualsiasi essere umano. E’ l’insegnamento centrale che Benedetto XVI ha lasciato
alle autorità accademiche e agli studenti della Pontificia Università Lateranense,
visitata questa mattina dal Papa in occasione dell’inizio del nuovo anno accademico.
Il Papa, accolto con ripetute manifestazioni di affetto, ha benedetto i locali ristrutturati
dell’ateneo tra i quali la Biblioteca e la nuova Aula magna, che da oggi porta il
suo nome. La cronaca dell’avvenimento nel servizio di Alessandro De Carolis: ********** “Essere
in cammino verso la verità, cercare di conoscere meglio la verità in tutte le sue
espressioni è realmente un servizio fondamentalmente ecclesiale (...) Dio è Parola
e parla a noi tramite la Scrittura. Quindi suppone che noi cominciamo a leggere, a
studiare, ad approfondire nelle lettere, conoscendo la parola e le parole, anche la
nostra conoscenza della Parola (...) perché proprio leggendo in cammino verso la verità,
studiando le parole per trovare la Parola, siamo a servizio del Signore, a servizio
dell’agire per il mondo, poiché il mondo ha bisogno della Verità, senza verità non
c’è libertà, non siamo completamente nell’idea originale del Creatore”. (applausi)
Sono
bastati pochi secondi a Benedetto XVI, appena sceso dall’auto che lo aveva scortato
dentro il piazzale della Lateranense, per ribadire a braccio l’essenza delle proprie
convinzioni e del suo magistero. Cristo è la Parola, la Parola porta alla verità,
la verità alla libertà. In questo percorso impegnativo, l’Università Lateranense gioca
ogni giorno un ruolo centrale “per dare profonda identità alla vita personale” in
un’epoca in cui proprio l’identità e la cultura versano in uno stato di “crisi”. Un
saluto “alto”, quello del Pontefice, che ha risposto al grande entusiasmo degli studenti,
assiepati lungo all’interno e all’esterno dell’Università.
Scortato dal
cardinale Camillo Ruini, gran cancelliere dell’ateneo pontificio, e dal rettore, il
vescovo Rino Fisichella, Benedetto XVI ha iniziato l’atto accademico svelando una
lapide commemorativa della visita odierna e successivamente ha benedetto la ristrutturata
biblioteca - ricca di 600 mila volumi, con oltre 22 mila tomi datati tra il Cinquecento
e il Settecento – intitolata al Beato Pio IX, dal nome del suo fondatore. Quindi l’ingresso
nella nuova Aula magna, celebrato da un annuncio particolare del rettore, mons. Fisichella,
a Benedetto XVI:
“Il Senato accademico ha deliberato all’unanimità che
quest’Aula magna venga dedicata da oggi e per il futuro alla sua persona. Grazie per
aver accettato che questo si realizzasse”. (applausi)
Due anni fa, la vecchia
Aula magna fu chiusa per restauri subito dopo aver ospitato un dibattito diventato
celebre. Era il 13 dicembre 2004 quando il cardinale Joseph Ratzinger e l’allora presidente
del Senato italiano, Marcello Pera, animarono un confronto su Europa, relativismo
e radici cristiane. Quasi sull’eco di quelle parole, Benedetto XVI ha ripreso una
citazione pronunciata allora: veluti si Deus daretur, “vivere come se Dio esistesse”:
“Dio
è la verità ultima a cui ogni ragione naturalmente tende, sollecitata dal desiderio
di compiere fino in fondo il percorso assegnatole. Dio non è una parola vuota né un’ipotesi
astratta; al contrario, è il fondamento su cui costruire la propria vita. Vivere nel
mondo ‘veluti si Deus daretur’ comporta l’assunzione di una responsabilità che sa
farsi carico di indagare ogni percorso fattibile pur di avvicinarsi il più possibile
a Lui, che è il fine verso cui tutto tende”.
Uno degli insegnamenti fondamentali
di Benedetto XVI è risuonato dunque ancora una volta nella “sua” Università, che il
Papa ha sollecitato ad essere - attraverso i suoi 200 insegnanti e le loro competenze
teologiche, filosofiche e giuridiche - promotrice della verità, conosciuta, ha detto,
“in ogni sfaccettatura” e difesa “da interpretazioni riduttive e distorte”:
“Porre
al centro il tema della verità non è un atto meramente speculativo, ristretto a una
piccola cerchia di pensatori; al contrario, è una questione vitale per dare profonda
identità alla vita personale e suscitare la responsabilità nelle relazioni sociali.
Di fatto, se si lascia cadere la domanda sulla verità e la concreta possibilità per
ogni persona di poterla raggiungere, la vita finisce per essere ridotta ad un ventaglio
di ipotesi, prive di riferimenti certi”.
Il Papa aveva iniziato il suo
discorso mettendo a fuoco il rapporto tra la “crisi di cultura e di identità” che
caratterizza i nostri tempi e la domanda basilare che le nuove generazioni continuano
a porre “sul senso della propria esistenza”:
“Questa attesa non dev’essere
delusa. Il contesto contemporaneo sembra dare il primato a un’intelligenza artificiale
che diventa sempre più succube della tecnica sperimentale e dimentica in questo modo
che ogni scienza deve pur sempre salvaguardare l’uomo e promuovere la sua tensione
verso il bene autentico. Sopravvalutare il fare oscurando l’’essere’ non aiuta a ricomporre
l’equilibrio fondamentale di cui ognuno ha bisogno per dare alla propria esistenza
un solido fondamento e una valida finalità”.
Al termine della visita, Benedetto
XVI ha salutato a lungo i docenti e gli studenti della Lateranense, dopo l’apertura
ufficiale dell’anno accademico 2006-2007, nel 234.mo anno di fondazione dell’ateneo. **********
Moltissimi,
come detto, gli studenti dell’Università Lateranense affollatisi tra i locali dell’edificio
per salutare il Papa. Al microfono di Emanuela Campanile, alcuni giovani raccontano
motivazioni ed esperienze scaturite all'interno di uno degli atenei più internazionali:
********** R.
– La finalità del Laterano è quella di costruire la Chiesa del domani, che parte dai
rapporti con le persone. Ci sono sacerdoti, religiosi e laici che vengono da tutto
il mondo e ci si accorge davvero che dai rapporti che nascono qui, ci saranno poi
le premesse della Chiesa del domani.
R. – Ho scelto questa università
soprattutto per la qualità.
D. – Tu da dove vieni?
R. – Io vengo
dalla Repubblica Ceca.
D. – Tornerai nel tuo Paese, dopo gli studi?
R.
– Sì, sicuramente.
D. – Che tipo di eredità di aspetti da questi studi
e questo ambiente?
R. – C’è il valore della formazione universitaria. Ma
per me è più importante l’incontro con le diverse culture, con la ricchezza della
Chiesa, i suoi Ordini e le sue Congregazioni religiose. Questa è una cosa splendida
che non è facile incontrare tutti i giorni lungo la strada.
D. – Quindi,
un’esperienza molto ricca…
R. – E’ un’esperienza che ti apre al mondo, ti
apre all’universalità della Chiesa. Capisci che la tua strada non è l’unica possibile,
ma che stai camminando con altre persone. E’ molto bello! **********