L'Africa verso il Sinodo: intervista con il card. Arinze
(18 ottobre 2006 - RV) A 12 anni dal primo storico Sinodo per l’Africa, svoltosi nel
1994, è giunta l’ora di fare nuovamente il punto sul cammino ecclesiale e sociale
compiuto nel continente, definito da Benedetto XVI “la grande speranza della Chiesa”:
è quanto ha affermato ai nostri microfoni il cardinale nigeriano Francis Arinze, prefetto
della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti a proposito
del prossimo Sinodo per l’Africa. Molte le sfide che deve affrontare la Chiesa africana:
la pace, la giustizia, lo sviluppo, i diritti umani, l’evangelizzazione. Ma come procede
il cammino della Chiesa di questo continente? Luca Collodi lo ha chiesto allo stesso
cardinale Arinze:
********** R.
– Bene, grazie alla Divina Provvidenza! Dobbiamo tenere presente che spesso i mezzi
di comunicazione in Europa e in America del Nord parlano dell’Africa soltanto quando
qualcosa non va bene. Ma ci sono anche tante cose che in Africa vanno bene, ma queste
non sempre figurano sulle prime pagine dei giornali. Se lei allora mi chiede quali
sono le cose che vanno bene, io le rispondo anzitutto che i laici in Africa si sentono
di essere realmente la Chiesa. Io sono appena tornato dalla Nigeria e ho visto nei
laici una così forte coscienza di essere la Chiesa, perché la Chiesa è rappresentata
non soltanto dai religiosi, ma da tutti quanti noi. Tante sono le cose che vanno bene,
perché i laici sono presenti nella società, nella politica, nell’educazione e nell’insegnamento,
nel servizio medico. Un altro elemento certamente positivo è il numero di giovani,
provenienti da molti Paesi dell’Africa, che rispondono alla vocazione sacerdotale
e religiosa. Questo è considerevole. Molti Paesi parlano di un boom, di una fioritura
tale che non hanno mai visto precedentemente. Un’altra cosa importante è che la Chiesa
in Africa è cosciente di essere missionaria: c’è chi aiuta gli altri nel proprio Paese,
ci sono diocesi che aiutano altre diocesi, ci sono poi coloro che aiutano anche in
altri Paesi: questa è la realtà. Tutte queste situazioni ci fanno ringraziare la Divina
Provvidenza. Certo, non mancano i problemi, non mancano le sfide.
D. –
Proprio su questo, cardinale Arinze, la società africana che sfide pone direttamente
alla Chiesa?
R. – Molte: la giustizia, il rispetto dei diritti umani, il
rispetto per la donna, l’attenzione ai più poveri, ai più piccoli, a tutti coloro
che non hanno qualcuno che parlerà per loro. A convincere quelli che fanno la politica
che le considerazioni religiose devono influenzare le scelte politiche e questo non
perché la Chiesa detta legge nella politica, ma nel senso che l’insegnamento sociale
del cristianesimo riguardo al diritto, al rispetto per l’altro, alla giustizia, al
senso di servizio alla società è certamente valido, e non solo la domenica mattina!
Questa rappresenta certamente una sfida. La Chiesa deve contribuire, certamente non
con formule politiche, ma con la conversione del cuore umano. La Chiesa non può restare
nella sacrestia, perché le gioie, le sfide e le sofferenze della gente sono anche
le gioie, le sfide e le sofferenza della Chiesa. Grazie a Dio, molta gente considera
la Chiesa come la voce dei senza voce, come un’istituzione – forse fra le ultime-
nella quale poter avere fiducia. Questo è per noi una grande responsabilità e rappresenta,
quindi, una grande sfida, perché se il popolo si fida così tanto di noi e della Chiesa,
quelli che dirigono la Chiesa, che siano chierici, laici o religiose, devono essere
consci delle loro grandi responsabilità.
D. – Cardinale Arinze, quale
sarà lo scopo di questo secondo Sinodo per l’Africa?
R. – Questo Sinodo
vuole porre l’attenzione sulla giustizia, la riconciliazione e la pace.