Benedetto XVI all'udienza generale: la vicenda di Giuda, l'apostolo traditore, sollecita
a credere nella infinita misericordia di Dio. Il Papa prega per le vittime della metro
di Roma
(18 ottobre 2006 - RV) “Quando pensiamo al ruolo negativo di Giuda nella storia di
Gesù, dobbiamo pensare alla superiore conduzione degli eventi da parte di Dio”. Mistero
divino e azione storica si intrecciano nella persona di Giuda Iscariota. Benedetto
XVI ha dedicato l’udienza generale di oggi in Piazza San Pietro all’apostolo che tradì
il Cristo: una vicenda, ha detto il Papa, che esalta la grandezza della misericordia
di Dio e insieme il suo rispetto per le scelte dell’uomo. Al termine della catechesi,
Benedetto XVI ha avuto parole di conforto per le vittime dell’incidente della metropolitana
di Roma. Il servizio di Alessandro De Carolis:
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figura evangelica, un apostolo, del quale si ricorda l’atto di infamia assoluta che
l’ha reso un simbolo negativo, un epiteto proverbiale: Giuda il traditore. Eppure,
Giuda, è allo stesso tempo un uomo che, pur col suo “gesto inescusabile”, si inserisce
nel “misterioso progetto salvifico di Dio”. Benedetto XVI ha tracciato, nella sua
catechesi, svolta in un’assolata e affollata Piazza San Pietro, i due estremi di una
storia che tocca le profondità della debolezza umana e insieme i vertici della storia
della Salvezza:
(Lettura del brano evangelico): “Allora Giuda, il traditore,
vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì e riportò le trenta monete d’argento
ai sommi sacerdoti e agli anziani dicendo: ‘Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente’”.
Il Papa ha dato voce alle due domande principali che scaturiscono dalla lettura dei
brani che descrivono il tradimento dell’Iscariota, sul quale gli evangelisti sono
concordi nel definirlo “uno dei Dodici”. Perché Gesù ha dato fiducia a Giuda? E soprattutto,
perché Giuda scelse di tradirlo? Nel primo caso, ha osservato Benedetto XVI, “il mistero
della scelta rimane”:
“Ancora di più si infittisce il mistero circa la
sua sorte eterna, sapendo che Giuda si pentì e riportò le trenta monete d’argento
ai sommi sacerdoti e gli anziani, dicendo:’Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente’.
Benché egli si sia poi allontano per andare ad impiccarsi, non spetta a noi misurare
il suo gesto, sostituendoci a Dio, infinitamente misericordioso e giusto”.
Sul
perché Giuda scelse di tradire Gesù, alcuni esegeti hanno ritenuto per avidità di
denaro. Oppure, secondo altri, per una “delusione messianica”: Gesù non si rivelerà
il liberatore politico di Israele. Tuttavia i Vangeli, ha ricordato Benedetto XVI
vanno in un’altra direzione: Giuda cedette a una tentazione del Maligno. Un’evidenza,
questa, che “va oltre le motivazioni storiche” per investire la sfera della “responsabilità
personale”. Anche Pietro rinnegò Cristo, ma seppe accettarne il perdono. In Giuda,
ha osservato il Pontefice, il pentimento “degenera in disperazione” e alla fine in
un atto di “autodistruzione”:
“E’ per noi un invito a tener sempre presente
quanto dice San Benedetto: ‘Non disperare mai della misericordia divina’. (…) Gesù
rispetta la nostra libertà; Gesù aspetta la nostra disponibilità al pentimento e alla
conversione: è ricco di misericordia e di perdono”.
Se “le possibilità
di perversione del cuore umano sono davvero molte”, l’“unico modo di ovviare ad esse
- ha spiegato ancora il Papa - consiste nel non coltivare una visione delle cose soltanto
individualistica, autonoma, ma al contrario nel mettersi sempre e di nuovo dalla parte
di Gesù, assumendo il suo punto di vista”. La vicenda di Giuda, poi, ha un ulteriore
epilogo, rappresentato dall’apostolo Mattia, eletto dopo la Pasqua al posto dell’Iscariota.
Di lui, ha rammentato Benedetto XVI, si ricorda la grande fedeltà del testimone che
seguì Cristo lungo tutta la sua vita terrena. Un esempio che apre a un altro insegnamento:
“Anche
se nella Chiesa non mancano cristiani indegni e traditori, spetta a ciascuno di noi
controbilanciare il male da essi compiuto con la nostra limpida testimonianza a Gesù
Cristo, nostro Signore e Salvatore”.
Al termine dell’udienza, Benedetto
XVI ha ricordato un altro apostolo di cui oggi la Chiesa fa memoria, l’evangelista
S. Luca, ed ha salutato in particolare i religiosi di tre famiglie religiose impegnati
nei rispettivi capitoli generali: i Passionisti, i Fatebenefratelli e le Missionarie
di Tutzing. Infine, il Papa ha rivolto un pensiero di solidarietà alle vittime dell’incidente
avvenuto ieri nella metropolitana di Roma:
“Sono particolarmente vicino
a quanti sono stati colpiti dal tragico evento”; Ad essi desidero esprimere sentimenti
di conforto e di affetto, assicurando uno speciale ricordo nella preghiera”. **********