Mons. Migliore all'ONU: auspico il dialogo e il negoziato sulla questione nucleare
(6 oottobre 2006 - RV) Un forte appello al dialogo in tema di nucleare: al centro
dell’intervento di mons. Celestino Migliore, Osservatore permanente della Santa Sede
presso l’ONU, ieri, al primo comitato della 61esima sessione dell’assemblea generale
delle Nazioni Unite a New York. Il servizio di Fausta Speranza
********** Mons.
Migliore interviene in tema di nucleare sottolineando che il “dialogo deve avanzare”.
L’Osservatore permanente della Santa Sede all’ONU ricorda quanto ha detto il Segretario
generale delle Nazioni Unite e cioè che il mondo è di fronte a un bivio: o la strada
del ridimensionamento della proliferazione e dunque la via del dialogo e dei negoziati
multilaterali; o la strada che porta a una moltiplicazione del numero degli Stati
che si dotano della tecnologia nucleare e che vede crescere anche la minaccia del
terrorismo nucleare. La comunità internazionale sembra sul punto di imboccare la seconda
strada – avverte mons. Migliore – non per scelta consapevole ma piuttosto per mancanza
di calcolo, e a causa di un dibattito sterile e di una paralisi dei meccanismi multilaterali
per la risoluzione dei conflitti.
E il dialogo è parola chiave che attraversa
altri temi toccati, diversi ma anche collegati tra loro, che prendono il via con l’amara
considerazione che l’estate appena trascorsa è stata segnata da conflitti, distruzioni,
perdita di vite umane. C’è un riferimento alla recente conferenza sulle armi leggere,
perché si deve sottolineare la mancanza di risultati concreti. Mons. Migliore ricorda
cifre preoccupanti: 27.000 armi nucleari a livello mondiale, spese militari che per
il secondo anno consecutivo superano i mille miliardi di dollari. Accanto a tutto
ciò, mons. Migliore sottolinea che si sta facendo spazio una consapevolezza che la
guerra non può funzionare. Le forze militari – sottolinea – non hanno raggiunto un
miglioramento del bene comune. “Guerre recenti – aggiunge – hanno sguinzagliato forze
che tuttora corrodono civiltà e le conseguenti sofferenze umane sono senza scusanti
in un’epoca che possiede i meccanismi per negoziare, mediare, generare pace e mantenerla”.
Ma mons. Migliore sottolinea anche che, nonostante tutto ciò, ci sono
anche segnali positivi in tema di sicurezza: si registra una diminuzione dei conflitti
interstatali, e un successo di operazioni di peacekeeping in diverse parti del mondo.
Proprio la Commissione sulle armi di distruzione di massa, che offre questi dati,
secondo mons. Migliore dovrebbe aiutare la comunità internazionale a cercare i benefici
di un mondo sempre più interdipendente. E’ qui che il dialogo emerge come “sempre
più necessario” in tema di disarmo, perché i trattati sulle armi trovino applicazione.
Ci sono un insieme di leggi nazionali sull’esportazione delle armi che, ad esempio,
vengono bypassate da trafficanti senza scrupoli. 640 milioni di queste armi uccidono
o rovinano la vita a decine di migliaia di persone, producono emergenze di rifugiati,
minano il ruolo della legge, alimentano una cultura della violenza e dell’impunità,
in particolare sempre con ricadute drammatiche sul mondo dell’infanzia. Ma c’è anche
il registro delle armi convenzionali che necessita di maggiore supporto. **********