2006-10-05 14:39:34

Il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace pubblica un documento sulla lotta alla corruzione nel mondo


(5 ottobre 2006 - RV) “La lotta contro la corruzione”. E’ il titolo di una Nota del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, disponibile a partire da oggi presso la Libreria Editrice Vaticana. Il testo fa seguito alla Conferenza internazionale del dicastero vaticano, svoltosi nel giugno scorso in presenza di funzionari, studiosi e diplomatici di numerosi Paesi. Al centro dell’attenzione la natura del fenomeno “corruzione” a livello internazionale e i metodi più efficaci per contrastarlo, chiarendo il contributo che la Chiesa può offrire in merito. I dettagli nel servizio di Gabriella Ceraso:

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All’analisi del fenomeno corruzione, che nega ai popoli il bene comune della legalità, è dedicata la prima parte della Nota. In evidenza un dato: la corruzione è da sempre esistita e non conosce limiti politici e geografici né sbarramenti sociali, cioè tocca Paesi ricchi e poveri, singoli Stati come Organismi internazionali. E’ vero che da pochi anni se ne è presa coscienza, ma anche che si stanno consolidando la necessità di combatterla e i mezzi per farlo, grazie soprattutto alla fine dei blocchi ideologici dopo il 1989 e alla globalizzazione delle informazioni.

Altro dato certo, si legge nella Nota è il danno apportato dalla corruzione: materiale, in quanto sottrae risorse all’economia e alle politiche sociali, grazie principalmente alla scarsa trasparenza nella finanza internazionale e alla disuguaglianza dei sistemi giuridici. E un danno qualitativo della vita: perché alimenta sfiducia nelle istituzioni, limitandone la funzionalità. Altro danno della corruzione sancito dal Compendio della dottrina sociale della Chiesa, è la grave deformazione del sistema politico, del ruolo stesso delle Istituzioni, usate come terreno di scambio tra richieste clientelari e prestazioni dei governanti.

Cosa fare dunque? Ed ecco la seconda parte della Nota del Pontificio Consiglio. Positivo è il passaggio da società autoritarie e chiuse a società democratiche e aperte, purché non significhi minare il consenso etico dei cittadini e la solidità dei legami sociali. Per evitare questi pericoli la dottrina sociale della Chiesa punta sul concetto dell’ecologia umana, cioè il rispetto delle fondamentali strutture naturali e morali donate all’uomo dal Creatore. La loro assenza nutre la corruzione. Ma la Chiesa può prevenirla non solo diffondendo principi quali dignità umana, bene comune, solidarietà, sussidiarietà, ma anche incentivandoli.

L’ultimo riferimento è a livello internazionale: per la lotta alla corruzione è necessaria trasparenza delle transazioni ed armonizzazione della legislazione, se non un’autorità autonoma che accerti i reati. A questi livelli anche le Chiese locali sono fortemente chiamate a collaborare.
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