Profondo rispetto per l'Islam e impegno al dialogo, anche autocritico, con tutte le
religioni e culture: così il Papa all'udienza generale
(20 settembre 2006 - RV) Nell’incontro di oggi con i fedeli in occasione dell’udienza
generale del mercoledì, Benedetto XVI ha ripercorso le tappe della sua recente visita
in Baviera. In particolare, il Papa ha spiegato lo scopo del viaggio, non un semplice
“ritorno” al passato, ma un’occasione per guardare con speranza al futuro.
In
questa ottica è anche tornato sul discorso all’Università di Regensburg ed alla citazione
di un dialogo cristiano-islamico del XIV secolo sul problema del rapporto tra religione
e violenza che, ha detto Benedetto XVI, “purtroppo, ha potuto prestarsi ad essere
fraintesa.” “Per il lettore attento del mio testo, però, risulta chiaro che non volevo
in nessun modo far mie le parole negative pronunciate dall'imperatore medievale in
questo dialogo”. “Il loro contenuto polemico non esprime la mia convinzione personale”,
ha aggiunto il Papa, “la mia intenzione era ben diversa: volevo invitare al dialogo
della fede cristiana col mondo moderno ed al dialogo di tutte le culture e religioni.”
“Spero che in diverse occasioni della mia visita - per esempio, quando a Monaco ho
sottolineato quanto sia importante rispettare ciò che per gli altri è sacro - sia
apparso con chiarezza il mio rispetto profondo per le grandi religioni e, in particolare,
per i musulmani."
Pubblichiamo di seguito il discorso completo del Papa all’udienza
generale di oggi:
Cari fratelli e sorelle,
vorrei quest’oggi ritornare
con il pensiero ai vari momenti del viaggio pastorale che il Signore mi ha concesso
di compiere, la scorsa settimana, in Baviera. Nel condividere con voi le emozioni
e i sentimenti provati rivedendo i luoghi a me cari, sento innanzitutto il bisogno
di ringraziare Iddio per aver reso possibile questa seconda visita in Germania e per
la prima volta in Baviera, mia terra d’origine. Sono sinceramente grato anche a quanti
– Pastori, sacerdoti, operatori pastorali, autorità pubbliche, organizzatori, forze
dell’ordine e volontari – hanno lavorato con dedizione e pazienza perché ogni evento
si svolgesse nel migliore dei modi. Come ho detto all’arrivo all’aeroporto di Monaco,
sabato 9 settembre, lo scopo del mio viaggio era, nel ricordo di quanti hanno contribuito
a formare la mia personalità, di riaffermare e confermare, come Successore dell’apostolo
Pietro, gli stretti legami che uniscono la Sede di Roma con la Chiesa in Germania.
Il viaggio dunque non è stato un semplice “ritorno” al passato, ma anche un’occasione
provvidenziale per guardare con speranza al futuro. “Chi crede non è mai solo”: il
motto della visita voleva essere un invito a riflettere sull’appartenenza di ogni
battezzato all’unica Chiesa di Cristo, all’interno della quale non si è mai soli,
ma in costante comunione con Dio e con tutti i fratelli.
La prima tappa è
stata la città di Monaco, detta “la Metropoli con il cuore” (Weltstadt mit Herz).
Nel suo centro storico si trova la Marienplatz, la piazza di Maria, dove sorge la
“Mariensäule”, la Colonna della Madonna, con in cima una statua della Vergine Maria,
in bronzo dorato. Ho voluto iniziare il mio soggiorno bavarese con l’omaggio alla
Patrona della Baviera, che riveste per me un valore altamente significativo: là, in
quella piazza e dinanzi a quell’effigie mariana, circa trent’anni fa fui accolto come
Arcivescovo ed iniziai la mia missione episcopale con una preghiera a Maria; là tornai
al termine del mio mandato, prima di partire per Roma. Questa volta ho voluto sostare
ancora ai piedi della Mariensäule per implorare l’intercessione e la benedizione della
Madre di Dio non soltanto per la città di Monaco e la Baviera, ma per tutta Chiesa
e per il mondo intero. Il giorno appresso, domenica, ho celebrato l’Eucaristia sulla
spianata della “Neue Messe” (Nuova Fiera) di Monaco, tra i fedeli convenuti numerosi
da varie parti: sulla scorta del brano evangelico del giorno, ho ricordato a tutti
che esiste una “debolezza d’udito” nei confronti di Dio di cui si soffre specialmente
oggi. E’ compito di noi, cristiani in un mondo secolarizzato, proclamare e testimoniare
a tutti il messaggio di speranza che la fede ci offre: in Gesù crocifisso Iddio, Padre
misericordioso, ci chiama ad essere suoi figli e a superare ogni forma di odio e di
violenza per contribuire al definitivo trionfo dell’amore.
“Facci forti nella
fede”: è stato il tema dell’appuntamento del pomeriggio di domenica con i bambini
della prima comunione e con le loro giovani famiglie, con i catechisti, gli altri
operatori pastorali e quanti cooperano all’evangelizzazione nella diocesi di Monaco.
Insieme abbiamo celebrato i Vespri nella storica Cattedrale, nota come “Cattedrale
di Nostra Signora”, dove sono custodite le reliquie di san Benno, patrono della Città,
e dove nel 1977 io venni ordinato Vescovo. Ai piccoli e agli adulti ho ricordato che
Dio non è lontano da noi, in qualche luogo irraggiungibile dell’universo; al contrario,
in Gesù, Egli ci si è avvicinato per stabilire con ciascuno un rapporto d’amicizia.
Ogni comunità cristiana, ed in particolare la parrocchia, grazie all’impegno costante
di ogni suo membro, è chiamata a diventare una grande famiglia, capace di procedere
unita sul sentiero della vita vera.
La giornata di lunedì, 11 settembre, è
stata in gran parte occupata dalla sosta ad Altötting, nella diocesi di Passau. Questa
cittadina è conosciuta come “Herz Bayerns” (cuore della Baviera), e là è custodita
la “Madonna nera”, venerata nella Gnadenkapelle (Cappella delle Grazie), meta di numerosi
pellegrini provenienti dalla Germania e dalle nazioni dell’Europa centrale. Nelle
vicinanze c’è il convento cappuccino di sant’Anna, dove visse san Konrad Birndorfer,
canonizzato dal mio venerato predecessore, Papa Pio XI, nell’anno 1934. Con i numerosi
fedeli presenti alla Santa Messa, celebrata nella piazza antistante il Santuario,
abbiamo riflettuto sul ruolo di Maria nell’opera della salvezza, per imparare da lei
la bontà servizievole, l’umiltà e la generosa accettazione della volontà divina. Maria
ci conduce a Gesù: questa verità è stata resa ancor più visibile, al termine del divin
Sacrificio, dalla devota processione in cui, portando con noi la statua della Madonna,
ci siamo recati nella nuova cappella dell’Adorazione eucaristica (Anbetungskapelle),
inaugurata per l’occasione. La giornata si è chiusa con i solenni Vespri mariani nella
Basilica di Sant’Anna di Altötting, essendo presenti i religiosi e i seminaristi della
Baviera insieme ai membri dell’Opera per le Vocazioni.
Il giorno dopo, martedì,
a Regensburg, diocesi eretta da san Bonifacio nel 739 e che ha come patrono il Vescovo
san Wolfgang, si sono avuti tre importanti appuntamenti. Al mattino la Santa Messa
nell’Islinger Feld, durante la quale, riprendendo il tema della visita pastorale “Chi
crede non è mai solo”, abbiamo riflettuto sul contenuto del Simbolo della fede. Iddio,
che è Padre, vuole raccogliere, mediante Gesù Cristo, tutta l’umanità in un’unica
famiglia, la Chiesa. Per questo chi crede non è mai solo; chi crede non deve temere
di finire in un vicolo cieco. Nel pomeriggio sono poi stato nel Duomo di Regensburg,
noto anche per il suo coro di voci bianche, i “Domspatzen” (passerotti del Duomo),
che vanta mille anni di attività e che per un trentennio è stato diretto da mio fratello
Georg. Là si è tenuta la celebrazione ecumenica dei Vespri, a cui hanno preso parte
numerosi rappresentanti di varie Chiese e Comunità ecclesiali in Baviera e i membri
della Commissione ecumenica della Conferenza Episcopale Tedesca. E’ stata una provvidenziale
occasione per pregare insieme, perché si affretti la piena unità fra tutti i discepoli
di Cristo e per ribadire il dovere di proclamare la nostra fede in Gesù Cristo senza
attenuazioni, ma in modo integrale e chiaro.
Un'esperienza particolarmente
bella è stata per me in quel giorno tenere una prolusione davanti a un grande uditorio
di professori e di studenti nell'Università di Regensburg, dove per molti anni ho
insegnato come professore. Con gioia ho potuto incontrare ancora una volta il mondo
universitario che, durante un lungo periodo della mia vita, è stato la mia patria
spirituale.
Come tema avevo scelto la questione del rapporto tra fede e ragione.
Per introdurre l'uditorio nella drammaticità e nell'attualità dell'argomento, ho citato
alcune parole di un dialogo cristiano-islamico del XIV secolo, con le quali l'interlocutore
cristiano - l'imperatore bizantino Manuele II Paleologo - in modo per noi incomprensibilmente
brusco - presentò all’interlocutore islamico il problema del rapporto tra religione
e violenza.
Questa citazione, purtroppo, ha potuto prestarsi ad essere fraintesa.
Per il lettore attento del mio testo, però, risulta chiaro che non volevo in nessun
modo far mie le parole negative pronunciate dall'imperatore medievale in questo dialogo
e che il loro contenuto polemico non esprime la mia convinzione personale.
La
mia intenzione era ben diversa: partendo da ciò che Manuele II successivamente dice
in modo positivo, con una parola molto bella, circa la ragionevolezza che deve guidare
nella trasmissione della fede, volevo spiegare che non religione e violenza, ma religione
e ragione vanno insieme. Il tema della mia conferenza – rispondendo alla missione
dell’Università – fu quindi la relazione tra fede e ragione: volevo invitare al dialogo
della fede cristiana col mondo moderno ed al dialogo di tutte le culture e religioni.
Spero che in diverse occasioni della mia visita - per esempio, quando a Monaco
ho sottolineato quanto sia importante rispettare ciò che per gli altri è sacro - sia
apparso con chiarezza il mio rispetto profondo per le grandi religioni e, in particolare,
per i musulmani, che “adorano l’unico Dio” e con i quali siamo impegnati a “difendere
e promuovere insieme, per tutti gli uomini, la giustizia sociale, i valori morali,
la pace e la libertà” (Nostra Aetate, 3).
Confido quindi che, dopo le reazioni
del primo momento, le mie parole nell'Università di Regensburg possano costituire
una spinta e un incoraggiamento a un dialogo positivo, anche autocritico, sia tra
le religioni come tra la ragione moderna e la fede dei cristiani.
La mattina
seguente, mercoledì 13 settembre, nella “Alte Kapelle” (Vecchia Cappella) di Regensburg,
in cui è custodita un’immagine miracolosa di Maria, dipinta secondo la tradizione
locale dall’evangelista Luca, ho presieduto una breve liturgia per la benedizione
del nuovo organo. Prendendo spunto dalla struttura di questo strumento musicale formato
da molte canne di diversa dimensione, tutte però tra loro bene armonizzate, ho ricordato
ai presenti la necessità che i vari ministeri, doni e carismi operanti nella Comunità
ecclesiale convergano tutti, sotto la guida dello Spirito Santo, a formare l’unica
armonia della lode a Dio e dell’amore per i fratelli.
Ultima tappa, giovedì
14 settembre, è stata la città di Freising. Ad essa mi sento particolarmente legato
perché venni ordinato sacerdote proprio nella sua Cattedrale, dedicata a Maria Santissima
e a san Corbiniano, l’evangelizzatore nella Baviera. E proprio nel Duomo si è tenuto
l’ultimo incontro in programma, quello con i sacerdoti e i diaconi permanenti. Rivivendo
le emozioni della mia Ordinazione sacerdotale, ho ricordato ai presenti il dovere
di collaborare col Signore nel suscitare nuove vocazioni a servizio della “messe”
che anche oggi è “molta”, e li ho esortati a coltivare la vita interiore come priorità
pastorale, per non perdere il contatto con Cristo, fonte di gioia nella quotidiana
fatica del ministero.
Nella cerimonia di congedo, ringraziando ancora una volta
quanti avevano collaborato alla realizzazione della visita, ne ho ribadito nuovamente
la finalità principale: riproporre ai miei concittadini le eterne verità del Vangelo
e confermare i credenti nell’adesione a Cristo, Figlio di Dio incarnato, morto e risorto
per noi. Ci aiuti Maria, Madre della Chiesa, ad aprire il cuore e la mente a Colui
che è “la Via, la Verità e la Vita” (Gv 14,16). Per questo ho pregato e per questo
invito tutti voi, cari fratelli e sorelle, a continuare a pregare, ringraziandovi
per l’affetto con cui mi accompagnate nel quotidiano mio ministero pastorale.