Papst, "wahrer Fortschritt" muss dem Menschen dienen
Embryonale Stammzellforschung – nur ein ethisches Problem? Welches Interesse hat die
Industrie, wem nützt die Forschung? Diese Fragen standen im Mittelpunkt des Internationalen
Kongresses „Stammzellforschung: Welche therapeutische Zukunft?“, der heute in Rom
zu Ende gegangen ist. Vom 14. bis 16. September trafen sich mehr als 250 Wissenschaftler
aus der ganzen Welt - Thailand, Brasilien, Europa oder etwa Australien waren vertreten.
Papst Benedikt empfing die Konferenzteilnehmer zum Abschluss heute in einer Audienz
in Castel Gandolfo. In seiner Ansprache erklärte der Papst:
„Fortschritt
kann nur ein wahrer Fortschritt sein, wenn er dem Menschen dient. Wenn der Fortschritt
nicht nur die technische Macht wachsen lässt, sondern auch die Moralität. In diesem
Licht muss auch die Körperstammzellforschung betrachtet werden. Auch sie ist lobenswert,
wenn sie in glücklicher Weise, wissenschaftliches Können und Technologie miteinander
verbindet und niemals den Respekt vor dem menschlichen Leben, egal in welchem Stadium
seiner Existenz, verliert.“
Auch beim Thema Embryonale Stammzellforschung
spricht Papst Benedikt klare Worte:
„Gegenüber der Beseitigung menschlichen
Lebens dürfen keine Kompromisse und keine Ausflüchte gemacht werden. Man kann es kaum
fassen, dass eine Gesellschaft, die Kriminalität effizient bekämpfen möchte, andererseits
bereit ist, Straftaten am ungeborenen Leben zu legalisieren.“
Die Päpstliche
Akademie für das Leben, sowie der Verband katholischer Mediziner (FIAMC) hatten zu
diesem Kongress eingeladen. (16.09.06 sis)
Hier der Wortlaut der Ansprache
auf Italienisch:
Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio, Illustri
Signori, gentili Signore! A tutti rivolgo il mio saluto cordiale. L'incontro con
scienziati e studiosi come Voi, dediti alla ricerca finalizzata alla terapia di malattie
che affliggono pesantemente l'umanità, è per me motivo di particolare conforto. Sono
grato agli organizzatori che hanno promosso questo Congresso su di un argomento che
ha acquistato in questi anni crescente rilevanza. Lo specifico tema del Simposio è
opportunamente formulato con un interrogativo aperto alla speranza: "Le cellule staminali:
quale futuro per la terapia?". Ringrazio il Presidente della Pontificia Accademia
per la Vita, Mons. Elio Sgreccia, per le parole gentili che mi ha rivolto anche a
nome della Federazione Internazionale delle Associazioni dei Medici Cattolici (FIAMC),
associazione che ha cooperato alla organizzazione del Congresso ed è qui rappresentata
dal Presidente uscente, Prof. Gianluigi Gigli e dal Presidente eletto Prof. Simon
de Castellvi.
Quando la scienza si applica al sollievo della sofferenza e quando,
su questo cammino, scopre nuove risorse, essa si dimostra due volte ricca di umanità:
per lo sforzo dell'ingegno investito nella ricerca e per il beneficio annunciato a
quanti sono afflitti dalla malattia. Anche coloro che forniscono i mezzi finanziari
e incoraggiano le strutture di studio necessarie partecipano al merito di questo progresso
sulla strada della civiltà. Vorrei ripetere in questa circostanza quanto ho avuto
modo di affermare in una recente Udienza: "II progresso può essere progresso vero
solo se serve alla persona umana e se la persona umana stessa cresce; se non cresce
solo il suo potere tecnico, ma cresce anche la sua capacità morale" (Udienza Generale
del 16 agosto). In questa luce, anche la ricerca sulle cellule staminali somatiche
merita approvazione ed incoraggiamento quando coniuga felicemente insieme il sapere
scientifico, la tecnologia più avanzata in ambito biologico e l'etica che postula
il rispetto dell'essere umano in ogni stadio della sua esistenza. Le prospettive aperte
da questo nuovo capitolo della ricerca sono in se stesse affascinanti, perché lasciano
intravedere la possibilità di curare malattie che comportano la degenerazione dei
tessuti, con i conseguenti rischi di invalidità e di morte per chi ne è affetto.
Come
non sentire il dovere di lodare quanti si applicano a questa ricerca e quanti ne sostengono
l'organizzazione e i costi? Vorrei in particolare esortare le strutture scientifiche
che si rifanno per ispirazione e per organizzazione alla Chiesa Cattolica a incrementare
questo tipo di ricerca e a stabilire i più stretti contatti fra loro e con quanti
perseguono nei debiti modi il sollievo della sofferenza umana. Mi sia lecito anche
rivendicare, di fronte a frequenti e ingiuste accuse di insensibilità rivolte alla
Chiesa, il costante sostegno da essa dato nel corso della sua bimillenaria storia
alla ricerca rivolta alla cura delle malattie e al bene dell'umanità. Se resistenza
c'è stata - e c'è tuttora - essa era ed è nei confronti di quelle forme di ricerca
che prevedono la programmata soppressione di esseri umani già esistenti, anche se
non ancora nati. In tali casi la ricerca, a prescindere dai risultati di utilità terapeutica,
non si pone veramente a servizio dell'umanità. Passa infatti attraverso la soppressione
di vite umane che hanno uguale dignità rispetto agli altri individui umani e agli
stessi ricercatori. La storia stessa ha condannato nel passato e condannerà in futuro
una tale scienza, non solo perché priva della luce di Dio, ma anche perché priva di
umanità. Vorrei ripetere qui quanto già scrivevo qualche tempo fa: "Qui c'è un nodo
che non possiamo aggirare: nessuno può disporre della vita umana. Deve essere stabilito
un confine invalicabile alle nostre possibilità di fare e sperimentare. L'uomo non
è un oggetto di cui possiamo disporre, ma ogni singolo individuo rappresenta la presenza
di Dio nel mondo" (J. Ratzinger, Dio e il mondo, pag. 119).
Di fronte alla
diretta soppressione dell'essere umano non ci possono essere né compromessi né tergiversazioni;
non si può pensare che una società possa combattere efficacemente il crimine, quando
essa stessa legalizza il delitto nell'ambito della vita nascente. In occasione di
recenti Congressi della Pontificia Accademia per la Vita ho avuto modo di ribadire
l'insegnamento della Chiesa, rivolto a tutti gli uomini di buona volontà, circa il
valore umano del neo concepito, anche quando viene considerato prima del suo impianto
in utero. Il fatto che voi, in questo Congresso, abbiate espresso l'impegno e la speranza
di conseguire nuovi risultati terapeutici utilizzando cellule del corpo adulto senza
ricorrere alla soppressione di esseri umani neo concepiti, e il fatto che i risultati
stiano premiando il vostro lavoro, costituiscono una conferma della validità del costante
invito della Chiesa al pieno rispetto dell'essere umano fin dal concepimento. Il bene
dell'uomo va ricercato non soltanto nelle finalità universalmente valide, ma anche
nei metodi utilizzati per raggiungerle: il fine buono non può mai giustificare mezzi
intrinsecamente illeciti. Non è soltanto questione di sano criterio per l'impiego
delle limitate risorse economiche, ma anche, e soprattutto, di rispetto dei fondamentali
diritti dell'uomo nell'ambito stesso della ricerca scientifica.
Al vostro sforzo,
certamente sostenuto da Dio che agisce in ogni uomo di buona volontà e agisce per
il bene di tutti, auguro che Egli conceda la gioia della scoperta della verità, la
sapienza nella considerazione e nel rispetto di ogni essere umano, e il successo nella
ricerca di efficaci rimedi alla sofferenza umana. A suggello di questo auspicio imparto
di cuore a tutti voi, ai vostri collaboratori e familiari, come pure ai pazienti cui
andranno le vostre risorse di ingegno e il frutto del vostro lavoro, un'affettuosa
benedizione, con l'assicurazione di uno speciale ricordo nella preghiera.