Frainteso il discorso del Papa sull'Islam a Ratisbona. La precisazione di padre Lombardi
in seguito alle proteste di alcuni esponenti musulmani
(15 settembre 2006 - RV) Il Papa non ha mai avuto alcuna intenzione di offendere
la sensibilità dei musulmani ma al contrario nutre verso la loro religione, come verso
le altre religioni e culture, un atteggiamento di rispetto e di dialogo. E’ quanto,
in sintesi, ha detto ieri padre Federico Lombardi, in qualità di direttore della Sala
Stampa della Santa Sede, a proposito della interpretazione di alcuni passi del discorso
di Benedetto XVI alla Università di Ratisbona il 12 settembre scorso durante il suo
viaggio in Baviera, terminato ieri. Nel mondo musulmano continuano a levarsi ancora
oggi proteste in seguito al fraintendimento del discorso del Papa. Ma ascoltiamo
la chiarificazione di padre Lombardi:
********** A
proposito delle reazioni di esponenti musulmani circa alcuni passi del discorso del
Santo Padre all’Università di Regensburg, è opportuno rilevare che – come risulta
da una attenta lettura del testo – ciò che sta a cuore al Santo Padre è un chiaro
e radicale rifiuto della motivazione religiosa della violenza. Non era certo nelle
intenzioni del Santo Padre svolgere uno studio approfondito sulla jihad e sul pensiero
musulmano in merito, e tanto meno offendere la sensibilità dei credenti musulmani.
Anzi, nei discorsi del Santo Padre appare chiaramente il monito, rivolto alla cultura
occidentale, perché si eviti ‘il disprezzo di Dio e il cinismo che considera il dileggio
del sacro un diritto della libertà’ (discorso del 10 settembre), la giusta considerazione
della dimensione religiosa è infatti premessa essenziale per un fruttuoso dialogo
con le grandi culture e religioni del mondo. Proprio nelle conclusioni del discorso
all’Università di Regensburg, Benedetto XVI ha affermato: ‘Le culture profondamente
religiose del mondo vedono proprio nella esclusione del divino dall’universalità della
ragione un attacco alle loro convinzioni più intime. Una ragione che di fronte al
divino è sorda e respinge la religione nell’ambito delle sottoculture, è incapace
di inserirsi nel dialogo delle culture’. E’ chiara quindi la volontà del Santo Padre
di coltivare un atteggiamento di rispetto e di dialogo verso le altre religioni e
culture, evidentemente anche verso l’islam. *********
Sulla vicenda
Roberto Piermarini ha intervistato padre Justo Lacunza, già rettore del Pontificio
Istituto di Studi Arabi ed Islamistica:
********** R.
– Il Pontefice ha semplicemente sottolineato che non può esserci un fondamento religioso
alla violenza o alla guerra. In questo il Papa ha semplicemente ripreso il sentimento
e il desiderio di milioni di musulmani che in una maniera o in un’altra dicono: ‘la
violenza e l’Islam non possono essere collegati. Noi siamo musulmani e vogliamo
essere credenti musulmani nel mondo di oggi e contro coloro che utilizzano la religione
per colpire gli altri con la violenza’. Il Papa, infatti, a mio avviso, si è fatto
portavoce di milioni e milioni di persone nel mondo, anche musulmane, che sostengono
che non bisogna assolutamente legare la violenza con la religione. La religione non
può essere fondamento di un conflitto, di una guerra, di una qualsiasi forma di violenza,
di un attacco o di un voler eliminare gli altri.
D. – Padre Lacunza, perché
questa reazione da parte di alcuni esponenti del mondo islamico?
R. – Per
due motivi. Il primo è che il mondo islamico ed i musulmani sono molto, molto sensibili
verso tutti quelli che parlano dell’Islam, particolarmente quando non appartengono
alla fede musulmana. Il secondo motivo è che il Pontefice ha toccato un tasto molto,
molto delicato, che è quello della violenza e della guerra. Possiamo dire che per
queste due ragioni il mondo islamico - dall’Egitto alla Turchia, dall’Europa ad altri
Paesi appartenenti al mondo musulmano - ha avuto questa reazione. **********