A conclusione del viaggio in Baviera il Papa invita i tedeschi a testimoniare la gioia
della fede in Cristo nella società secolarizzata
(14 settembre 2006 - RV) “Chi crede non è mai solo”: rendete testimonianza della vostra
fede nell’amore di Dio “nell’attuale mondo secolarizzato”. Con queste parole Benedetto
XVI ha salutato la Baviera al termine del quarto viaggio apostolico del suo pontificato.
L’aereo papale è decollato dall’aeroporto di Monaco poco dopo le 13.00: l’arrivo all’Aeroporto
di Roma-Ciampino è previsto poco dopo le 14.30. Benedetto XVI si trasferirà poi in
automobile nella residenza di Castel Gandolfo. Ma veniamo all’ultima giornata del
Papa in Baviera: in mattinata si è svolto l’incontro con i sacerdoti e i diaconi permanenti
nel Duomo di Frisinga e subito dopo la cerimonia di congedo all’aeroporto di Monaco.
Linea al nostro inviato Paolo Ondarza:
Per un
bilancio del viaggio del Papa in Baviera ascoltiamo il nostro direttore padre Federico
Lombardi, al microfono di Sergio Centofanti:
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R.
– Direi che questo viaggio è riuscito nel modo migliore possibile ed ha risposto perfettamente
alle attese sia per quanto riguarda il Papa, sia per quanto riguarda la Chiesa locale
e la gente della Baviera. Il clima dell’accoglienza è stato meraviglioso e, naturalmente
è andato crescendo di calore con i giorni, come avviene in tutti i viaggi del Papa.
Benedetto XVI era evidentemente molto soddisfatto, in certi momenti anche intensamente
commosso. Il fatto che abbia fatto, del tutto spontaneamente, a braccio, l’omelia
in questo ultimo incontro nella Cattedrale di Frisinga dimostra che anche per lui
c’è stato un crescendo di gioia.
D. – Anche in questo viaggio Benedetto XVI
non ha mai fatto elenchi di “no”. “La fede – dice – non è un cumulo di proibizioni,
è un’opzione posivita”…
R. – Sì, certamente. E’ stato un messaggio estremamente
incoraggiante e incoraggiante soprattutto per la Chiesa locale, che certamente vive
in un tempo in cui la società è in via di secolarizzazione e quindi l’annuncio della
fede non è semplice. Incoraggiamento, questo, che il Papa ha dato ai sacerdoti, ai
diaconi, a tutti gli operatori pastorali, ai credenti, facendo vedere la loro presenza
– diciamo – attiva e viva nella società di oggi ed incoraggiandola. E’ stato veramente
un punto molto, molto importante. Diverse persone della Chiesa locale mi hanno detto,
in questi giorni, che avrà una efficacia molto grande anche in seguito. Del resto
il tema stesso del viaggio - “Chi crede non è mai solo” - voleva andare proprio in
questa direzione; voleva far vedere la bellezza e la ricchezza della comunione nel
credere, comunione con Dio anzitutto, ma anche poi con tutta la comunità dei credenti,
e le possibilità di dialogo, di servizio, di arricchimento per la comunità umana intera,
che vengono dalla fede viva.
D. – Il Papa è tornato a parlare di ragione e
di ragionevolezza della fede contro tutti gli integralisti e gli irrazionalismi sia
religiosi che culturali. La fede invece - ha detto – propone un autentico illuminismo
...
R. – Sì, sembra che questo si stia manifestando, con il tempo, anche uno
dei temi guida di questo pontificato, del magistero di Benedetto XVI. Il rapporto
armonico tra fede e ragione è come qualcosa che fonda il grande servizio che anche
la fede può svolgere per la civiltà umana nel momento in cui attraversa, ma anche
in generale. La fede e la ragione si arricchiscono a vicenda. Abbiamo notato come
anche in certi passaggi dei suoi discorsi, il Papa ha fatto presente come anche la
fede, la retta idea di Dio, vada custodita dalle sue corruzioni. E in questo certamente
anche la ragione diventa attiva all’interno del mondo della fede, aiuta moltissimo.
Allo stesso tempo la fede impedisce che la ragione si autolimiti nei sui interessi,
nei suoi obiettivi ed anche nel suo campo di azione e quindi diventi povera e incapace
di guidare l’umanità di fronte ai grandi interrogativi di sempre e di fronte ai grandi
problemi anche etici di oggi.
D. – Che dire dal punto di vista del significato
ecumenico del viaggio?
R. – Il viaggio ha avuto un suo momento ecumenico particolarmente
importante: i Vespri nella Cattedrale di Regensburg. Diciamo, però, che tutto il viaggio
ha avuto un significato ecumenico, in quanto ha avuto un importante concentrazione
sulla fede in Dio: in quale Dio? Il Dio di Gesù Cristo, il Dio che si è rivelato in
Gesù Cristo, il Dio che è amore. Questi sono fondamenti assolutamente comuni della
fede cristiana. L’annuncio, quindi, di Benedetto XVI è stato in larghissima parte
un annuncio assolutamente condivisibile da tutte le Chiese e le confessioni cristiane.
D. – Infine, cosa resta nel cuore di questo viaggio del Papa in Baviera?
R.
– Io credo che rimanga, per il Papa, una grande gioia di aver riattinto forza, slancio
alle sue radici di fede; per la Chiesa locale un grande incoraggiamento e per la Chiesa
tedesca e la cultura tedesca un grande contributo di riflessione. Una riflessione
che si può poi allargare a tutta la cultura europea, sull’importanza del retto dialogo
tra fede e ragione per il bene della società moderna e, guardando poi a tutto il mondo,
per la possibilità di dialogo con le altre culture, come ha messo bene in rilievo
il Papa, che sentono il religioso come profondamente importante e che quindi possono
entrare in dialogo con noi molto più fruttuosamente, se pure noi viviamo una cultura
rispettosa della dimensione religiosa nell’integralità della persona e della cultura
umana.