2006-09-11 14:45:29

Il dramma dell'immigrazione nelle Canarie. Mons. Marchetto: rispettate i diritti umani di queste persone disperate!


(11 settembre 2006 - RV) Almeno 800 immigrati irregolari sono giunti nel fine settimana sulle coste delle Canarie. In questo ultimo anno, sono ventimila i migranti approdati sulle coste dell’arcipelago spagnolo, mentre almeno 100 mila sarebbero pronti ad imbarcarsi per raggiungere le isole. Per far fronte all’emergenza, il governo di Madrid ha discusso nei giorni scorsi con il Commissario europeo allo sviluppo e aiuti umanitari, Louis Michel, un piano di reinserimento dei rimpatriati nei loro Paesi di origine. Il drammatico scenario delle Canarie ricorda da vicino la situazione italiana dell’isola di Lampedusa, che da venerdì sera ha visto, in successivi sbarchi, l’approdo di circa 500 immigrati. Proprio stamani, peraltro, le forze dell’ordine hanno 39 immigrati clandestini sbarcati sull’isola. La nostra collega della redazione inglese, Catherine Smibert, ha sentito su questo fenomeno il parere dell’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli itineranti:

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R. – Gli inarrestabili flussi di immigrati che giungono all’Arcipelago delle Canarie, soprattutto provenienti dalle coste africane, sono sempre più al centro – dunque – dell’attenzione internazionale e preoccupano le istituzioni locali e nazionali ed interpellano la sollecitudini pastorale della Chiesa. Nella settimana in corso, sono arrivatI più o meno in 2.500, e questo solo per dare dei numeri che fanno comprendere la forza della crisi. Le persone senza documenti, insieme a quelle già sbarcate nei giorni scorsi, diventano così più di 5.000. Si tratta, naturalmente dal nostro punto di vista, non tanto di una questione socio-politica, che pure esiste, quanto piuttosto di un dramma umano che interroga la comunità internazionale, affinché venga globalizzata la solidarietà. Questo è proprio uno dei temi trattati nei giorni scorsi al Meeting di Assisi “uomini e religioni”, dove sono intervenuto proprio sul tema “Globalizzare la solidarietà”.


D. – Come si sta muovendo il governo Zapatero per fronteggiare l’allarme-profughi?


R. – Il governo spagnolo sta prendendo naturalmente delle posizioni per contrastare, anche con l’aiuto – se possibile – dell’Unione Europea, l’arrivo di immigrati senza documenti. Resta vero che l’immigrazione è un dato di fatto e che più opportuno sarebbe impegnarsi invece nell’orientarla che non limitarsi a disporre misure di restrizione e di contrasto, che hanno poi l’effetto che hanno. Quando c’è di mezzo l’esasperazione e la disperazione, le persone fanno di tutto per andarsene, anche a rischio di morire. Qualcuno recentemente diceva: “Ammazzatemi, ma io indietro non torno”: questo dice qualcosa. In questa ottica, dunque, condizione e premessa per un approccio adeguato è l’aiuto, sempre rinnovato, alla persona umana, ogni persona umana, anche in situazione irregolare. Dunque, pur in situazioni irregolari, queste persone hanno sempre dei diritti umani che devono essere rispettati.


D. – Tra le istituzioni in prima linea per promuovere l’accoglienza degli sfollati c’è da sempre la Chiesa cattolica con il suo magistero…


R. – L’istruzione Erga migrantes caritas Christi, come del resto la Dottrina sociale della Chiesa, intende essere uno stimolo per tutti, affinché si lavori per un futuro che rispetti la dignità di ogni persona. Pertanto, è indispensabile che essa sia considerata tra i valori essenziali e costitutivi dell’umanità, senza cedere a leggi che a lungo andare impoveriscono la vera risorsa per eccellenza che è l’uomo, che è la donna. In questo senso, si può ricordare Giovanni Paolo II che, nella Centesimus Annus, affermava che la principale risorsa dell’uomo è l’uomo stesso. La Chiesa, dunque, lotta contro le nuove schiavitù con il pensiero, con l’azione e con i mezzi a sua disposizione, in conformità con la sua natura e la sua missione. Mi permetto di citare il documento Erga migrantes caritas Christi, secondo il quale non si deve dimenticare che il fenomeno migratorio solleva una vera e propria questione etica, quella cioè della ricerca di un ordine economico internazionale per una più equa distribuzione dei beni della terra, che contribuirebbe – non poco, del resto – a ridurre e moderare i flussi di una numerosa parte delle popolazioni in difficoltà. Mi sembra che ciò stia entrando nella mentalità della politica degli Stati. C’è poi l’aspetto ecclesiale, per noi primario, dell’accoglienza nell’emergenza e nella continuità e dell’integrazione, e non dell’assimilazione, di queste persone che, io penso, busseranno sempre più numerose alle porte delle società del cosiddetto benessere.
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