Giornata dell'alfabetizzazione: sono 800 milioni gli analfabeti nel mondo
(08 settembre 2006 - RV) “L’alfabetizzazione costituisce la base per lo sviluppo
delle risorse umane della società”: è quanto afferma il segretario generale dell’ONU,
Kofi Annan, nel messaggio per l’odierna Giornata internazionale dell’alfabetizzazione,
quest’anno sul tema “L’istruzione chiave per ridurre la povertà”. L’analfabetismo,
sottolinea Annan, è ancora una piaga da estirpare in molti Paesi. Appello, questo,
fatto proprio anche dal direttore dell’UNESCO, Koichiro Matsuura. Ancora oggi, sono
più di 770 milioni gli adulti analfabeti - due terzi dei quali sono donne - mentre
oltre 100 milioni di bambini non hanno accesso alla scuola primaria. Per fare il punto
della situazione sull’analfabetismo, Alessandro Gisotti ha intervistato mons. Aldo
Martini, presidente dell’OPAM, l’Opera di promozione dell’alfabetizzazione nel mondo,
fondata 32 anni fa da don Carlo Muratore:
********** R.
- Quando è stata lanciata la Giornata dell’alfabetizzazione, cioè l’8 settembre del
1966 nell’assemblea dell’UNESCO, a quell’epoca si parlava di quasi 950 milioni di
analfabeti. Adesso le statistiche ci dicono che sono circa 800 milioni. Vuol dire
che in tutti questi anni, grandi progressi non ce ne sono stati. Ci sono grandi nazioni
che hanno fatto un passo in avanti, come l’India e la Cina dove però assieme ad un
grande sviluppo tecnologico, anche sociale, permangono sacche enormi di analfabetismo.
L’India ha il 34 per cento della popolazione mondiale degli analfabeti. Un’altra statistica
ci dice che tutto il mondo musulmano è una sacca di analfabetismo. L’analfabetismo
rimane e permane, dunque, una delle piaghe dell’umanità, come diceva anche Giovanni
Paolo II sulla quale, al di là di proclamazioni di intenti, spesso si fa poco o niente.
Pensiamo a quanto si investe negli armamenti, e a quanto invece si investe in istruzione.
D.
– Nel messaggio per la Giornata dell’alfabetizzazione, Kofi Annan sottolinea che l’istruzione
è una chiave per lo sviluppo. Può offrirci qualche esempio anche sulla base dell’esperienza
sul terreno da parte dell’OPAM?
R. – Noi vediamo come l’analfabetismo
vada di pari passo con la povertà. Quando invece si investe nella scuola, non soltanto
per i bambini ma anche per gli adulti, cambia anche la realtà sociale. Posso dire,
ad esempio, di aver incontrato un missionario, padre Caso, un cappuccino che lavora
in Congo, che dall’87 ad oggi, organizza ininterrottamente corsi di alfabetizzazione
per adulti. Sono passati circa 30 mila adulti in questi anni e realmente le condizioni,
anche economiche della gente con la quale lui opera è cambiata perché attraverso l’alfabetizzazione
non si insegna soltanto a leggere e a scrivere ma si insegna a non essere sfruttati,
ad organizzare meglio la vita, ad esempio familiare, la vita del villaggio. Una popolazione
analfabeta è una popolazione condannata ad essere vittima dei “profittatori”. Un papà
analfabeta, difficilmente capisce l’importanza di mandare a scuola i figli, di privarsi
magari di quel provento immediato che i bambini, i ragazzi possono procurare alla
famiglia e così rimangono condannati ad essere sempre gli ultimi, gli esclusi.
D.
– L’OPAM ha investito molto, negli ultimi anni, sull’adozione a distanza degli insegnanti.
Di che cosa si tratta?
R. – Una scuola se non ha insegnanti non può esistere.
Ora in molti Paesi, grazie anche agli aiuti internazionali, si sono aperte le scuole
ma mancava il quadro insegnanti, come è successo ad esempio in Uganda che è un caso
tipico. Qui la gente ha reclamato il diritto all’istruzione e il governo ha risposto:
“Benissimo, scuola per tutti!”. Mancando gli insegnati hanno preso ragazzi che hanno
fatto la terza media e automaticamente sono diventati in molti casi, insegnanti, specialmente
nelle zone rurali. La conseguenza è che una classe di 50, 60 bambini quasi coetanei
dei loro insegnanti non è gestibile. Il risultato finale è stato un grande fallimento
della scuola perché i genitori non hanno più mandato i figli a scuola vedendo che
i progressi erano pochissimi o nulli. Allora, abbiamo bisogno di insegnanti e di insegnanti
qualificati. Se si istruisce un bambino è una grande opera ma se in un villaggio si
fa una scuola e si garantisce la presenza dell’insegnante, allora tutto il villaggio
- e per generazioni – sarà sulla via del progresso. **********