Nella Locride la denuncia del cardinal Martino contro la criminalità organizzata
(2 settembre 2006 - RV) “Lo scenario quotidiano delle nostre relazioni sociali e civili,
in questa splendida terra aspromontana, sembra talvolta senza speranza, soprattutto
quando scopriamo un mondo che ha perso i valori dell’amore e della solidarietà, un
mondo che si presenta con le mani chiuse, con le mani insanguinate”.
Sono
le forti parole di denuncia del presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia
e della Pace, cardinale Renato Martino, pronunciate oggi nel Santuario della Madonna
della Montagna, a Polsi, che domina dall’alto la Locride, terra dell’Aspromonte calabrese,
spesso teatro di violenze e atrocità ad opera delle organizzazioni criminali.
Su
invito del vescovo di Locri-Gerace, mons. Giancarlo Maria Bregantini, il porporato
ha presieduto stamani una liturgia eucaristica per l’incoronazione della venerata
immagine mariana nel Santuario che, lungo l’arco secolare del tempo, ha alimentato
l’identità religiosa delle popolazioni dell’Aspromonte ed è diventato un patrimonio
straordinario di fede e di memorie da custodire – ha detto il cardinale – con gelosa
attenzione.
Parlando della crisi spirituale culturale del nostro tempo
e riconducendola all’abbandono di Dio, il cardinale Martino ha sottolineato la necessità
della conversione e del ritorno fiducioso a Colui che dà senso e valore alla nostra
vita. Egli è sempre presente nella storia degli uomini e dei popoli, pronto a suscitare,
in maniera meravigliosa, speranze e appelli alla santità. “E’ presente – sono le parole
del porporato – nella storia degli umili e degli oppressi, che si sanno amati da Lui
e ritrovano con Lui coraggio, dignità, speranza. E’ presente anche nella storia degli
oppressori, degli uomini senza cuore e senza scrupoli, che non sfuggono al giudizio
di Dio e sono invitati anch’essi alla conversione per una vita nel segno della giustizia
e della condivisione”.
Il cardinale Martino ha quindi esortato i fedeli,
accorsi numerosi al venerato Santuario, perché si rivolgano fiduciosi alla Madonna
di Polsi, “affinché educhi i nostri cuori alla speranza e le nostre mani ai gesti
della carità e ci aiuti a tessere la tela di quella solidarietà forte, che dà senso
e valore alle nostre relazioni interpersonali e a quelle sociali e politiche”. Dal
Santuario di Polsi deve partire un programma di vita, sostanziato di speranza e di
amore, verso tanti fratelli bisognosi che attendono aiuto, tanti oppressi che attendono
giustizia, tanti disoccupati che attendono lavoro, tanti popoli che attendono rispetto
e pace, perché – ha concluso il porporato – la speranza cristiana non è soltanto nostalgia
del cielo, ma vivo e operoso desiderio di Dio che alimenta in noi il coraggio e la
forza dell’amore”.